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È morto il fotografo brasiliano Sebastião Salgado
Con le sue grandi fotografie in bianco e nero ha sempre sollevato importanti questioni etiche, politiche e ambientali.
È morto a 81 anni Sebastião Salgado, uno dei fotografi più conosciuti e amati al mondo, famoso per le sue foto di paesaggio rigorosamente in bianco e nero. La notizia è stata comunicata dall’Instituto Terra (progetto di riforestazione che ha trasformato migliaia di ettari aridi in foresta rigogliosa fondato insieme alla moglie nel 1998), che però non ha dato dettagli sulle circostanze della morte né sul luogo in cui è avvenuta. Salgado, nato in Brasile nel 1944, non aveva previsto di diventare fotografo: studiò economia a San Paolo , poi economia agraria a Parigi, e poi iniziò a lavorare come economista a Londra. Iniziò a interessarsi alla fotografia durante una missione in Africa per conto della Banca Mondiale. Nel 1972 decise di abbandonare la carriera economica e tornò a Parigi con la moglie per dedicarsi completamente alle sue foto. La sua prima macchina fotografica fu quella della moglie, Lélia Wanick Salgado, architetta, curatrice, ambientalista e produttrice cinematografica. Dopo alcuni anni da freelance, nel 1979 entrò a far parte della Magnum Photos. Nei quindici anni successivi realizzò numerosi reportage internazionali, tra cui Migrations, un progetto dedicato ai movimenti migratori con immagini scattate in 43 Paesi. Nel 1994 Salgado lasciò la Magnum e fondò insieme a sua moglie Lélia Wanick Salgado la Amazonas Images, un’agenzia fotografica che rappresentava solo lui. Dopo aver documentato guerre e carestie, soprattutto in Africa, Salgado fu profondamente segnato psicologicamente e si prese una lunga pausa dalla fotografia. Fu proprio il contatto con la natura e il progetto dell’Instituto Terra a permettergli di riprendersi.
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Nata a Mestia, al confine con la Russia, trasferitasi a Palermo, Jorjoliani scrive in italiano per raccontare il suo Paese, la Georgia. L'abbiamo incontrata e con lei abbiamo parlato di radici, folklore, traduzioni, Stalin e turistificazione.