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Non ci resta che recensire

Il governo vuole provare a porre un freno alle recensioni selvagge con un'apposita legge, ma ormai è troppo tardi, la situazione è irrecuperabile: l'uomo moderno o recensisce o non è.

di Arnaldo Greco

Recensisco dunque sono. Siamo nati per recensire. Se non ti uccide puoi recensirlo. Vivi come se dovessi morire domani, recensisci come se dovessi vivere per sempre. Sii la recensione che vuoi vedere nel mondo. E potrei andare avanti a travisare ancora un po’ tutti gli aforismi più abusati, giusto per ribadire che “recensire” è ormai una delle attività, oserei degli attributi, che definisce meglio gli esseri umani del nostro tempo. Improvvisamente, vale la pena di aggiungere, visto che per millenni “recensire” è stata un’attività riservata a pochissimi e, molto probabilmente, considerata noiosa e, di sicuro, sterile, mentre oggi ci pare di fare gran dono al mondo ogni volta che recensiamo qualcosa, che sia un ristorante, una friggitrice ad aria, un libro, un corriere espresso, persino una persona.

La stessa idea di dare un voto a una persona avrebbe in sé qualcosa di spaventoso eppure, con incredibile rapidità, abbiamo imparato a sorvolare. E così eccoci coi nostri “ottimo venditore, rapido e preciso” oppure “meraviglioso host: mi ha consigliato il miglior caffé della zona” e ancora “consegna precisa. rispettoso della proprietà”. Tanto che spesso elargiamo stelline con la convinzione di fare un piacere a qualcuno, “il corriere Amazon sarà contento di questo complimento che gli ho mandato attraverso la piattaforma”, invece di ragionare su quanto stiamo contribuendo ad affinare il controllo altrui.

Ovviamente, come accade con tutte le trasformazioni inarrestabili, incontrollabili e non regolabili a tavolino, il governo ha deciso di normare le recensioni online. (Nulla sembra allettare il potere quanto il dimostrare a tutti di non avere davvero potere, facendo leggi già sapendo di non avere gli strumenti per farle rispettare). E così l’ambizione del momento è quella di colpire gli esercenti che, acquisendo recensioni false, fanno concorrenza sleale. Come da (ulteriore) tradizione italiana, la proposta di legge prevede di sommergere il mondo con la burocrazia, perché una più severa verifica delle identità dei recensori dovrebbe scoraggiare la creazione di identità e recensioni false. Senza considerare la difficoltà nel tenere traccia dei tempi delle recensioni, sia vere che false: quindici giorni al massimo per pensare, scrivere e pubblicare, se si va oltre che succede?

Nessuno osa dire che l’attuale sistema sia sano, ma non serve essere dei campioni dello scetticismo per comprendere che, in pratica, non cambierà molto. Non è il solito “fatta la legge, trovato l’inganno” che, comunque, già dovrebbe frenare gli impulsi di ogni legislatore, né immaginare l’assurdità di un sistema in cui dei controllori umani spulciano Tripadvisor alla ricerca dei commenti falsi (gira online una battuta che mi pare significativa sull’argomento e che recita: «Cos’è che ci rende umani? Saper distinguere le foto dei semafori»), ma semplicemente che già da un pezzo la mole delle recensioni ha raggiunto una dimensione tale da essere inemendabile. Al punto che le tante pagine social che raccolgono commenti o recensioni memorabili fanno già adesso una parte del lavoro oscuro dello spulcio. Fanno, cioè, il vecchio lavoro del critico e segnalano, nella Biblioteca di Alessandria delle recensioni online, quelle che davvero meritano di essere lette. (Peraltro qualificando gli italiani come i recensori più rompicoglioni d’Occidente, tutti convinti di essere arbiter elegantiarum o di avere i titoli per sovvertire le classifiche come Alessandro Borghese).

Ma già da un pezzo c’è stata una mutazione antropologica per cui le persone si percepiscono innanzitutto come consumatori e, di conseguenza, pensano che il ruolo di recensore sia parte della loro essenza. Guardano la tv pensando a chi poter consigliare quella nuova serie e, se non la consigliano a nessuno, gli sembra di rinunciare a una parte del piacere. Dettagliano recensioni di piastre per capelli con una cura che non mettono in nessun altro scritto. Mettono un voto a un libro su Amazon che fa confluire nello stesso punteggio a stelline sia la qualità del libro che la qualità della consegna. Insomma, quando consumare – e, quindi, recensire – diventa una cifra della propria umanità è difficile immaginare che una recensione falsa sia poi così diversa da una vera.