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Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025 con L’anniversario

Feltrinelli torna alla vittoria 20 anni dopo l'ultima volta.

04 Luglio 2025

Era stata una cinquina senza grandi sorprese, e il più atteso tra i partecipanti, alla fine, è quello che ha stappato il liquore del primo posto: Andrea Bajani, con L’anniversario (Feltrinelli), è il vincitore del Premio Strega 2025. Ha battuto, nella notte del 3 luglio al Ninfeo, Nadia Terranova, in gara con Quello che so di te (Guanda), Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), Paolo Nori con Chiudo la porta e urlo (Mondadori) e Michele Ruol con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa).

Feltrinelli torna quindi alla vittoria dopo 20 anni: era il 2005 quando Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani si piazzò davanti a L’età dell’oro di Edoardo Nesi (il terzultimo Strega feltrinelliano era stato molto vicino al penultimo, cioè nel 2001, con il capolavoro di Domenico Starnone, Via Gemito). Andrea Bajani ha 49 anni e ha scritto molti romanzi, tra cui ricordiamo Cordiali saluti (Einaudi), Se consideri le colpe (Einaudi, poi Feltrinelli UE, ), e Il libro delle case (Feltrinelli, con cui arrivò finalista sia allo Strega che al Campiello).

De L’anniversario ha scritto, sulle pagine di Rivista Studio, Francesco Longo, mettendolo in un genere di “indagine letteraria sui propri genitori” che comprende anche Il fuoco che ti porti dentro di Antonio Franchini, La casa del mago di Emanuele Trevi, La vita dopo di Donald Antrim, ma facendolo anche risaltare, perché, scrive longo, di solito «gli sforzi di memoria, gli scatti all’indietro per recuperare il passato tendono al ripristino, a tardive riconciliazioni, addirittura a perdoni fuori tempo massimo – e i testi sono attivati da un lutto, da occasioni per rileggere un tempo andato sotto la luce dolce del rimpianto. In questo caso invece il materiale sembra ancora tutto incandescente (o troppo gelido), le ferite sono a malapena rimarginate, l’ombra del tabù dell’abbandono dei genitori impedisce di far emergere molto altro, tutto ciò che avviene dopo lo strappo».

Dice ancora, Longo: «La trasformazione in poesia della sofferenza è l’unica forma in cui oggi è possibile districarsi in una tendenza trasversale a narrare i traumi che coinvolge tutte le arti, dal rap all’arte contemporanea, dalla letteratura ai documentari, dai podcast ai film, dalle serie tv alle interviste giornalistiche».

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