La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division
Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che la T-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un riferimento ai campi di concentramento.
Popolarissima anche per la sua grafica, la maglietta con la copertina dell’album Unknown Pleasures dei Joy Division (1979) ha oltrepassato negli anni il bacino degli ascoltatori della band, generando innumerevoli parodie e variazioni sul tema. Una maglietta famosissima e diffusissima che anche il primo ministro australiano Anthony Albanese ha dimostrato di avere, come si vede nelle foto scattate lo scorso 23 ottobre mentre scendeva dalla scaletta di un aereo indossandola sopra a un paio di pantaloni neri. Un look che però non è piaciuto all’esponente del partito liberale Sussan Ley, che pare non essere consapevole dell’estrema popolarità dei Joy Division e delle t-shirt a loro dedicate, indossate da milioni di persone in tutto il mondo. Nme ha pubblicato il video dell’interrogazione parlamentare con cui Ley attacca Albanese per il suo «madornale errore di giudizio», sostenendo che indossare quella maglietta equivalga a sostenere posizioni antisemite.
Secondo Ley la band post-punk sarebbe antisemita come il nome che porta: Joy Division, sempre secondo lei, sarebbe stata la denominazione scelta dai nazisti per l’ala del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove le donne venivano costrette a prostituirsi. Peccato che, come ricordato al Guardian dal responsabile del museo statale di Auschwitz-Birkenau, non esistano prove certe riguardanti la presenza di deportate ebree in questi spazi, in quanto solitamente erano le prigioniere condannate per prostituzione a venire costrette a rapporti sessuali. Non solo: le principali associazioni ebraiche australiane non hanno avuto nulla da dire in merito alla maglietta, ricordando anzi come Anthony Albanese sia un noto musicofilo e quindi la sua scelta di vestiario non sia poi così sorprendente. La risposta migliore alla bizzarra critica della rivale politica però l’ha data lo stesso primo ministro. Poche ore dopo l’attacco di Ley, ha postato su Twitter una sua foto del meeting con il presidente thailandese con il commento «ho sbrigato i miei compiti»: una frecciata alle critiche ricevute dal Parlamento mentre era impegnato in un appuntamento internazionale.
Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.