Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
C’è una polemica in corso tra Youtube e Wikipedia
Tutti usano Wikipedia per cercare informazioni. E Youtube non fa eccezione, come ha annunciato il Ceo della società, Susan Wojcicki. Durante la SXSW Interactive Conference, Youtube si è impegnata a verificare i video caricati dagli utenti. Quello della veridicità dei video, e più precisamente delle idee complottiste e della disinformazione che diffondono, è un problema serio: Facebook e Twitter lo stanno già affrontando da qualche anno. Il piano, ha detto Wojcicki, è quello di individuare i video complottisti che potrebbero generare disinformazione, mostrando in un riquadro sottostante il riferimento all’informazione corretta di Wikipedia. A quanto pare, però, Wikipedia non ne sapeva nulla. Infatti, in un tweet della Fondazione a cui appartiene, Wikipedia ha reso noto che non sussiste alcuna partnership con Youtube: insomma, non erano stati avvertiti.
The @Wikimedia Foundation statement about the recent @YouTube announcement pic.twitter.com/PFDDNtNNjn
— Wikimedia (@Wikimedia) 14 marzo 2018
Nel tweet, Wikimedia non obietta esplicitamente l’uso dei propri contenuti – che per licenza sono liberamente accessibili – da parte di Youtube. Il messaggio si concentra principalmente sulla natura non-profit della Fondazione, che si appoggia interamente a donatori e collaboratori non pagati. Slate fa notare che gli articoli di Wikipedia non sono oggetto di decisioni editoriali, e potrebbero quindi essere vulnerabili ad attacchi di troll e propagandisti (come ogni altra piattaforma opensource).
In altre parole, Youtube vuole combattere il complottismo esternalizzando il lavoro di ricerca e verifica delle informazioni. A Wikipedia sta bene, dal momento che la sua missione è proprio quella della libera condivisione. Tra le righe, però, si intravede una richiesta implicita di un qualche ritorno. La comunità che costruisce il sito è composta da più di un milione e mezzo di utenti in Italia, dei quali circa 9 mila contribuiscono con modifiche periodiche ai contenuti online.
Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.