Cultura | Estate

Le discese ardite di Andrea G. Pinketts in Liguria

Luoghi e aneddoti vacanzieri dello scrittore milanese che, come tanti milanesi, d'estate aveva l'abitudine di "scendere" in Liguria.

di Enrico Ratto

Si potevano ancora fumare scatole di sigari toscani sui treni che Andrea G. Pinketts prendeva per venire – da Milano si dice “scendere” – in Liguria, altro che lanzichenecchi. E i numeri del cellulare iniziavano con lo zero – 0335… – è un dettaglio che ci è saltato all’occhio quando, per ricostruire quel periodo dei primi anni 2000, siamo andati a riaprire i romanzi di Pinketts e abbiamo trovato il suo numero di telefono stampato tra le prime pagine, motivo per cui il suo Nokia squillava senza sosta, finché la sua voce consumata dal sigaro esclamava un lunghissimo “Prooonto!” che riecheggiava lungo tutta la passeggiata tra Laigueglia e Alassio.

Era uno dei suoi modi per tenere i fili con il mondo quando, lasciata Milano a bordo di un qualsiasi Intercity, andava in trasferta per collezionare una lunga serie di aneddoti e di imprese (o gesta) che oggi riemergono nelle occasioni più inaspettate (a dirla tutta, succede anche con Cattolica, riviera adriatica, altro luogo ricco di souvenir pinkettsiani). Così ogni estate, senza preavviso, Andrea G. Pinketts – mocassini invecchiati, gilet multitasca, camicia hawaiana al posto delle cravatte fosforescenti indossate a Milano – compariva a Rapallo, a Celle Ligure, ad Alassio, a Laigueglia, e da quel momento tutta una serie di persone, che spesso finivano in uno dei suoi romanzi sotto forma di personaggio, di dedica, a volte perfino di titolo, iniziava a gravitare intorno ai bar e ai locali da lui frequentati, occupandoli.

Il quartier generale nel ponente ligure era La Suerte, a Laigueglia, “disco-hotel-ristorante”, un luogo in grado di mutare più volte pubblico, umori e tono di voce nel corso della giornata, un po’ come le rumorose basi invernali milanesi: Le Trottoir (soprattutto quando ancora era in Corso Garibaldi), il Boulevard Café, lo Smooth, i bar di via Roncaglia e via Foppa (zona Washington, dove Pinketts si spostava tra il bunker e la casa materna). In quelle settimane estive, di fronte al cancello della Suerte di Laigueglia poteva comparire chiunque, annunciandosi con una telefonata quando ormai era troppo tardi per non farsi trovare.

Poteva essere l’investigatore privato a bordo della sua Hyundai coupé di colore giallo fosforescente, ma per i pedinamenti sceglieva l’Harley Davidson, che raggiungeva Pinketts ovunque e più volte al giorno, d’altra parte in quel periodo aveva firmato un paio di romanzi e aveva a sua volta ricevuto – un po’ per merito, un po’ per stanchezza – una G puntata tra il nome e il cognome. C’era il gestore di un noto locale milanese, in fuga da qualche fastidio fiscale e rifugiato a Nizza, questa volta era Pinketts raggiungere lui, visto che per l’altro era impossibile varcare il confine. C’era tutta la popolazione estiva di Alassio, tappa fissa per Pinketts anche grazie alla presenza del “Muretto” dove ogni estate si eleggevano Miss e dove compare la firma di Ernest Hemingway (ma anche quella di Maria Teresa Ruta, specificava Pinketts). C’erano le ragazze sui roller lungo la passeggiata tra Alassio e Laigueglia, pronte per essere intercettate dallo scrittore milanese – e quindi dal Lazzaro Santandrea di Fuggevole Turchese, “sesto romanzo di una trilogia”, ma siamo noi a vederci doppio, troppe birre – e diventare così protagoniste di una truce storia (in)verosimile tra la Liguria e Milano.

Per ricostruire la Liguria di Pinketts contattiamo Andrea Carlo Cappi, scrittore, traduttore, editor, amico e oggi impegnato nella tutela della memoria di Andrea G. Pinketts (di recente la signora Mirella, madre dello scrittore scomparso nel 2018, lo ha nominato “fratello di Andrea”). In questi mesi, insieme a a Elisabetta Friggi, all’Associazione Andrea G. Pinketts e all’editore HarperCollins sta lavorando alla ripubblicazione dei libri con protagonista Lazzaro Santandrea. «A fine agosto usciranno Il Senso della Frase e L’assenza dell’assenzio, il terzo e quinto libro di Andrea», ci dice Cappi, «Queste nuove edizioni sono molto più vicine alla vita vissuta da Pinketts, sono accompagnate da una serie di testi di non-fiction, a volte autobiografici, a volte storie e storiacce di cronaca nera a cui Pinketts fa riferimento nel libro. È stato fatto un enorme lavoro di recupero dei testi, soprattutto quei testi scritti a mano sui residui di fogli recuperati nei bar, dove a volte ci sono state modifiche e incomprensioni tra ciò che lui ha scritto e quello che è stato pubblicato. Stiamo cercando di ricostituire esattamente quello che Pinketts aveva scritto».

Con Andrea Carlo Cappi ci spostiamo a Rapallo, levante ligure, circa 1998. «In quel periodo avevo pubblicato un romanzo ambientato a Rapallo e incentrato sul mistero di Marilyn Monroe. Proprio quell’estate, per pura coincidenza, a Rapallo c’è un evento dedicato a Marilyn Monroe, dove tra l’altro veniva esposto un quadro di Carlo Jacono, indimenticato illustratore del Giallo Mondadori. La settimana prima dell’evento vado in Liguria per organizzare la presentazione del libro e incontro una ragazza, era figlia di una delle organizzatrici e una delle voci scelte per le letture pubbliche. Si chiamava Clizia, la vedo e penso: questa piacerà enormemente a Pinketts. Così, la settimana dopo scendo di nuovo a Rapallo con Pinketts, anche lui partecipa alle presentazioni, fa le foto, firma i libri e, come previsto, perde la testa per Clizia. Da questa storia nascerà il suo romanzo Nonostante Clizia». A distanza di vent’anni, e quindi protetti da una qualche forma di prescrizione, ricordiamo che quando uscì Nonostante Clizia (Mondadori 2003), Pinketts frequentava un’altra Clizia, questa volta basata a Genova, di conseguenza molti pensavano che fosse questa seconda Clizia ad aver dato il titolo al libro, non era così. «Già, è l’unico uomo che sia riuscito a conoscere e frequentare più donne di nome Clizia», osserva Cappi, «e tutti noi passavamo molto tempo a specificare questo genere di cose, era un’attività che avrebbe impegnato un ufficio stampa».

Oltre che di vacanza, per Pinketts la Liguria è sempre stato un luogo di richieste, soprattutto di prefazioni e romanzi a quattro mani. «Una cosa incredibile, oltre che inspiegabile vista la frequenza», ricorda Cappi, «c’era sempre qualcuno che lo raggiungeva in uno dei suoi bar in Liguria, ordinava una birra e gli chiedeva di scrivere un libro a quattro mani. Pinketts odiava l’idea di scrivere un libro a quattro mani con chiunque. Non voleva trattare male la gente, ma non ne poteva più di questi che gli chiedevano un libro a quattro mani. Già doveva scrivere i suoi libri, due mani gli bastavano e avanzavano. Se Andrea Pinketts non fosse stato così generoso, e se non fosse stato circondato da tutto questo gruppo di questuanti, a Milano o in trasferta, probabilmente avrebbe trovato il tempo per scrivere il doppio dei libri».