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Peaky Blinders, quanto ci mancherai

Il creatore Steven Knight ha annunciato che la sesta sarà l’ultima stagione della serie con Cillian Murphy, che dal 2013 occupa uno spazio tutto suo nel panorama televisivo.

di Silvia Schirinzi

Cillian Murphy nei panni di Tommy Shelby, il protagonista di Peaky Blinders

Nella prima scena di Peaky Blinders, la serie Bbc creata da Steven Knight e con protagonista Cillian Murphy che ha debuttato nel 2013, un uomo a cavallo percorre con lentezza un vicolo di Birmingham: il cavallo è nero e lucido, quasi fuori luogo, per via della sua bellezza, rispetto all’angustia che lo circonda, lo cavalca un uomo in abito elegante e coppola che la gente rifugge, l’atmosfera è plumbea come le cose che stanno per succedere. È il 1919 e sul cavallo c’è Tommy Shelby, capofamiglia della gang di Gipsy che domina la cittadina inglese. Ha fatto la guerra in trincea in Francia e ne è tornato traumatizzato, ma la sua è una generazione che non ha a cuore la salute mentale, solo la sopravvivenza. Così, lasciato il fronte agli incubi notturni e ai primi esperimenti con gli oppiacei, Tommy Shelby si dedica anima e corpo a costruire l’impero criminale della sua famiglia, impegnata da sempre in piccoli giri di scommesse illegali sulle corse dei cavalli, un’impresa che lo porterà, nel corso delle cinque stagioni successive, a confrontarsi con la mafia italiana, i servizi segreti e i politici britannici, Churchill compreso, i russi, gli ebrei di Londra, le spie irlandesi e gli italoamericani, giusto per citarne alcuni.

Ora Knight ha annunciato, come riporta Variety, che la sesta stagione sarà l’ultima, ma che la storia della famiglia Shelby tornerà in un’altra forma, senza fornire ulteriori dettagli. La nuova stagione, si presume, andrà in onda alla fine del 2021 o nei primi mesi del 2022, a seconda di come andrà la produzione in questi mesi. È legittimo supporre si tratti di un film originale, ma prima la serie dovrà concludere il suo regolare corso, che l’ha portata a essere il più grande successo internazionale di Bbc degli ultimi anni. Distribuita nel mondo tramite Netflix, Peaky Blinders è infatti una specie di culto televisivo d’altri tempi, seguita con devozione da milioni di appassionati nel mondo, ossessionati dal taglio dei capelli dei protagonisti, quell’undercut che Murphy detesta perché sa a che tipo di persone piace, dai loro completi formali e dai cappelli con le lamette nascoste all’interno, non ultimo dalle frasi di rito che gli Shelby e i loro affiliati pronunciano prima di ammazzare qualcuno o provocare una rissa, perché di gangster così non ce ne sono più, prendi l’iconica “By order of the Peaky Blinders”, la stessa che si ritrova nella bio Tinder di ogni maschio che voglia sembrare maschio ma anche un po’ intenditore. La serie di Knight è estremamente violenta, quasi pulp, si svolge in un mondo dalle atmosfere cupe, metalliche, che non prevede l’esistenza di buoni ma di soli codici d’onore, e ha al centro della sua narrazione un uomo che ricorda Don Draper, Omar Little, Tony Soprano. Tommy Shelby è infatti il più classico degli archetipi televisivi, lo stesso che la serialità degli ultimi anni si è impegnata a riscrivere, spesso malissimo, o a sostituire senza troppe cerimonie, perché il pubblico è affamato di altre storie, vicende, rappresentazioni.

Eppure, Peaky Blinders è riuscita a ritagliarsi negli anni la sua fetta di mercato, diventando lo show Bbc più esportato all’estero, grazie alla regia accorta, alla colonna sonora impeccabile (come non citare Nick Cave come brano di apertura e David Bowie che mette a disposizione volontariamente la sua musica per lo show) e soprattutto a un cast stellare, con Murphy al centro, e intorno personaggi “secondari” che hanno il volto di Tom Hardy, l’antagonista migliore di tutti, o di Adrien Brody. Una serie vecchio stile, sicuramente, una storia di mafia e intrighi politici con sullo sfondo i grandi eventi del Novecento che, stagione dopo stagione, si apprestano a rendere nuovamente insonni le notti dei protagonisti. Abbiamo conosciuto Tommy Shelby come il ragazzo tornato frastornato dal fronte, pronto a lanciarsi nei ruggenti anni Venti per affermare sé stesso e la sua famiglia, lo ritroviamo ora alle soglie della seconda guerra mondiale, sempre più solo, arrabbiato, vuoto. Sempre più cattivo. Sarà difficile dirgli addio.