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Si è scoperto che Pablo Neruda morì avvelenato

Anche se il suo amico Gabriel García Márquez lo descriveva come «il più grande poeta del Ventesimo secolo in qualsiasi lingua», nel corso degli anni Pablo Neruda è stato “cancellato” a causa della sua vita privata. Non solo, come raccontò lui stesso nel suo famoso memoir, Confesso che ho vissuto, da giovane aveva stuprato una donna, ma abbandonò anche la sua unica figlia, malata di idrocefalia, che morì a nove anni lontana dal padre e dalla madre. Un grande poeta, forse, ma di certo non un grande uomo. Oggi si è tornato a parlare di lui, ma ancora una volta le sue poesie non c’entrano niente. Si tratta di un’altra vicenda che riguarda la sua vita personale: in questo caso, però, la vittima è proprio lui, Pablo Neruda.

Cinquant’anni dopo la sua morte, un gruppo di esperti ha stabilito che il poeta è morto dopo essere stato avvelenato con una potente tossina, confermando decenni di sospetti. Secondo la versione ufficiale riportata dal Guardian, Neruda morì di cancro alla prostata e denutrizione il 23 settembre 1973, appena 12 giorni dopo il colpo di stato militare che rovesciò il governo socialista democraticamente eletto del suo amico, il presidente Salvador Allende. Ma alcuni, compreso il nipote di Neruda, Rodolfo Reyes, hanno sempre pensato che fosse stato assassinato a causa della sua opposizione all’allora neonata dittatura di Pinochet.

Dieci anni fa un giudice cileno aveva ordinato la riesumazione dei resti del poeta dopo che il suo ex autista, Manuel Araya, aveva finalmente rivelato che Neruda lo aveva chiamato dall’ospedale di Santiago dove era ricoverato per dirgli che gli era stato iniettato qualcosa nello stomaco mentre dormiva. Al telefono era agitatissimo e aveva chiesto all’autista e alla moglie di raggiungerlo il prima possibile. Morì poche ore dopo. Parte dei resti del poeta sono stati inviati in quattro diversi Paesi per un’analisi approfondita e nel 2015 il governo cileno ha affermato che era «altamente probabile» che la sua morte non fosse naturale ma provocata da qualcuno. Nel 2017 un team di scienziati internazionali si è detto «convinto al 100 per cento» che il poeta non fosse morto di cancro alla prostata. E lunedì 13 febbraio 2023, la conferma definitiva: Reyes ha affermato che ulteriori test scientifici hanno dimostrato che la tossina clostridium botulinum era presente nel corpo di suo zio quando è morto, suggerendo l’avvelenamento all’indomani del colpo di Stato. I risultati dell’analisi degli esperti dovrebbero essere resi pubblici domani.

Una domanda sorge spontanea: perché ci è voluto così tanto? L’indagine ha incontrato tantissimi ostacoli, dalla mancata collaborazione da parte della clinica in cui è stata somministrata la presunta tossina alla difficoltà nel finanziare test di laboratorio eseguiti all’estero. Negli anni successivi alla morte di Neruda, gran parte dell’attenzione si è concentrata sulla ricerca del misterioso “dottor Price”, il medico che apparentemente era in servizio presso la clinica quella notte. Non c’era, però, alcuna menzione del medico nei registri dell’unione medica cilena: evidentemente, il dottor Price era stato inventato da qualcuno per complicare e bloccare le indagini.