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L’Egitto sta espellendo tutti gli attivisti arrivati al Cairo per unirsi alla Marcia mondiale per Gaza I fermati e gli espulsi sono già più di un centinaio e tra loro ci sono anche diversi italiani.
Per ricordare Brian Wilson, Vulture ha pubblicato un estratto del suo bellissimo memoir Si intitola I Am Brian Wilson ed è uscito nel 2016. In Italia, purtroppo, è ancora inedito.
La copertina del nuovo album di Sabrina Carpenter sta facendo litigare i suoi fan A infiammare il dibattito è la combinazione tra il titolo e la foto in cui la popstar è a gattoni davanti a un uomo.
Un Labubu alto poco più di un metro è stato venduto per centosettantamila dollari È l’offerta più alta arrivata alla prima asta al mondo dedicata alle figures Pop Mart: tutti i 48 Labubu sono stati battuti a prezzi altissimi.
Ci sono voluti 20 anni ma a Firenze sono finalmente riusciti a rimuovere la gru degli Uffizi Ci sono voluti un account parodico su Instagram, una cordata d’imprenditori e due decenni per vincere contro il mostro di metallo.
Anche Glastonbury ha un problema di overtourism  Per evitare di chiudere alcuni palchi per sovraffollamento, quest’anno gli organizzatori venderanno meno biglietti. 
Kanye West ha cambiato nome un’altra volta, adesso non si chiama più Ye ma Ye Ye Come in tutte le cose che lo riguardano, nessuno ha la più pallida idea del perché lo abbia fatto.
I BTS hanno finito la leva militare e stanno preparando il ritorno sulle scene Dopo due anni di assenza, la band è pronta a tornare insieme: ci sarebbe un evento già in preparazione nel 2025.

È uscita una miniserie ispirata allo stesso fatto di cronaca su cui si basava L’odio di Kassovitz

11 Maggio 2022

Nella storia recente di Francia, c’è un evento che più di ogni altro ha influenzato il dibattito pubblico e le decisioni politiche: la morte del ventiduenne franco-algerino Malik Oussekine, avvenuta il 6 dicembre del 1986 e diventato un fatto noto anche oltre i confini nazionali grazie al film del 1995 L’odio. Matthieu Kassovitz inserì nel film immagini delle proteste che scoppiarono a Parigi dopo che si diffuse la notizia della morte di Oussekine, e l’evento che dà inizio alla storia de L’odio è chiaramente ispirato a quanto successo a lui: Abdel, l’amico dei tre protagonisti, pestato a sangue e ridotto in fin di vita da un poliziotto, proprio come Oussekine era stato ucciso da poliziotti durante la repressione della protesta degli studenti contro la riforma universitaria (la cosiddetta legge Devaquet). Nonostante siano passati quasi quarant’anni dalla sua morte, la storia di Oussekine resta ancora oggi rilevantissima per l’opinione pubblica francese, tanto che due registi hanno deciso di tornare a raccontarla: Rachid Bouchareb in un film intitolato Nos Frangins, che sarà presentato a Cannes, e Antoine Chevrollier, autore della  miniserie Oussekine, da oggi disponibile su Disney+.

Chevrollier aveva dieci anni quando venne a conoscenza della storia e della morte di Oussekine. Era troppo giovane per guardare L’odio, ma in un’intervista alla Bbc a detto di aver sentito il nome per la prima volta ascoltando un disco hip-hop ispirato al film di Kassovitz. «Era una canzone degli Assassin intitolata “L’état Assassin” e un verso faceva proprio “L’état Assassin, une example Malik Oussekine”». Non ha più dimenticato quel nome e negli anni ha trasformato l’ossessione in missione. A marzo, il primo episodio della serie è stato presentato in anteprima a Series Mania, festival francese dedicato alla tv. Stando a quanto hanno riportato i giornali, il pubblico è rimasto «esterrefatto». Oussekine è un racconto di fatti già conosciuti attraverso punti di vista fin qui trascurati: quattro episodi, divisi per tema, in modo da restituire un racconto nuovo e completo di quanto successo. Il primo ha come protagonista Sarah, la sorella di Malik, costretta a trovare il momento e la maniera per dire a sua madre che il figlio è morto. Il secondo racconta il tentativo di insabbiamento delle indagini da parte della polizia: le menzogne sul luogo e sulle cause della morte di Oussekine, i tentativi di “aggiustare” le dichiarazioni dei testimoni, le scorrettezze provate nella speranza di smentire ogni sospetto sulla correttezza del loro operato. Il terzo episodio è una specie di lungo flashback che comincia nel 1977, anno in cui la famiglia Oussekine decide di lasciare l’Algeria e trasferirsi in Francia. L’ultimo episodio si concentra sul processo, strumento attraverso il quale Chevrollier ribadisce che la morte di Oussekine è stato l’episodio che ha costretto la Francia a chiedersi cosa significhi essere una società multiculturale e ad ammettere l’esclusione sistematica di cui erano state vittime le minoranze etniche, spesso ridotte in povertà e abbandonate nelle banlieue.

«La morte di Oussekine fu l’inizio di una realtà molto meno rosea», ha detto Chevrollier. Secondo il regista, quell’episodio segnò la fine di un certo ottimismo che gli stessi immigrati avevano dimostrato negli anni del governo socialista di Mitterand. «Il fatto è che Malik e tutta la famiglia Oussekine erano molto “francesi”. Abbiamo una parola in Francia, molto popolare negli anni Ottanta: assimilazione. […] La famiglia Oussekine era molto assimilata. Significa che avevano messo da parte le loro origini arabe ed erano francesi, in un certo senso più francesi dei bianchi. È per questo che la sua storia è così simbolica, perché è stata la sua famiglia, che si era impegnata tanto nell’assimilazione, a soffrire a causa della violenza della polizia».

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