Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome
Si chiama Atlas, usa l'AI per fare tutto e aspira a strappare a Chrome il titolo di browser più usato del mondo.

Si chiama Atlas ed è il guanto di sfida (non il primo, vista l’ormai nota rivalità tra ChatGPT e Gemini) lanciato da OpenAI a Google. Dopo aver eroso il volume delle ricerche su Google abituando gli utenti a chiedere informazioni e consigli direttamente all’intelligenza artificiale, OpenAI vuole strappare a Chrome il titolo di web browser più utilizzato al mondo.
Per farlo ChatGPT ha lanciato Atlas (nome completo ChatGPT Atlas), il suo browser che, a differenza di quanto annunciato negli scorsi mesi, non è così differente da quelli della concorrenza. Sam Altman, il Ceo di OpenAI, aveva detto che il suo browser sarebbe stato l’inizio di un radicale cambiamento della navigazione su Internet. Per il momento, però a giudicare dalle prime recensioni di chi Atlas lo ha provato, Altman sembra aver deciso di andare per gradi, concentrandosi prima sulla creazione di una user base, obiettivo molto più facile da raggiungere offrendo una user experience familiare. Come tutti i browser, infatti, Atlas ha una barra di ricerca e funzioni simili a quelle dei più importanti concorrenti Chrome, Firefox e Safari. La sostanziale differenza è che la pietra portante della sua architettura è l’AI, che personalizzerà i risultati di ricerca e le funzioni di navigazione in base alle esigenze del singolo utente, come si legge su Bbc.
L’obiettivo di OpenAI è convincere gli utenti che già usano ChatGPT come fosse un motore di ricerca – difficile quanti degli ottocento milioni di utenti attivi ogni mese lo usino in questa maniera, però – a passare ad Atlas e contribuire così alla costruzione di un ecosistema tecnologico in cui per ogni necessità esiste un prodotto OpenAI. Magari anche sottoscrivendo un abbonamento, che permette di ottenere l’accesso ai cosiddetti agent, una feature che prevede che sia il browser, in autonomia, a eseguire le ricerche traendo tutte le informazioni necessarie da ChatGPT, e dalle ricerche che gli utenti hanno svolto attraverso il chatbot. Dovrebbe essere, questa, solo una delle iniziative che l’azienda prenderà nei prossimi anni per iniziare a monetizzare maggiormente i servizi offerti agli utenti. In questo senso sono da interpretare anche le collaborazioni annunciate con Booking, Expedia, Etsy e Spotify, siti e piattaforme con le quali Atlas collaborerà al fine di «personalizzare al meglio» i risultati di ricerca.

L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.

Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.