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01:37 sabato 13 settembre 2025
Per la prima volta nella storia, nel mondo ci sono più bambini obesi che sottopeso Stando a un report dell'Unicef, oggi un bambini su 10 soffre di obesità, addirittura uno su 5 è in sovrappeso.
Su internet la T-shirt dell’assassino di Charlie Kirk sta andando a ruba, anche a prezzi altissimi Su eBay sono spuntati decine di annunci in cui la maglietta viene venduta a prezzi che arrivano anche a 500 dollari.
In Corea del Nord sono aumentate le condanne a morte per chi guarda film e serie TV straniere Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il regime di Kim Jong-un ora usa anche l'AI per perseguire questo grave crimine.
L’episodio di South Park che prendeva in giro Charlie Kirk è stato “cancellato” La decisione è arrivata dopo le proteste dei conservatori statunitensi, che accusano lo show di aver contribuito al clima d’odio contro Kirk.
La bandiera di One Piece è diventata un simbolo di protesta in tutto il mondo Prima in Nepal e adesso anche in Francia: la bandiera del manga di Eichiiro Oda è diventato il vessillo di tutti coloro che si ribellano ai governi.
Il video dell’omicidio di una ragazza ucraina a Charlotte, North Carolina, è diventato un’arma di propaganda di tutta la destra mondiale A partire, ovviamente, dal movimento Maga nel Stati Uniti, da Donald Trump in persona, fino all'Italia, a Matteo Salvini.
Le proteste di Bloquons tout in Francia sarebbero partite tutte da un post in un gruppo Telegram Un post neanche tanto recente: è apparso su Telegram a maggio ma è diventato virale negli ultimi giorni, subito prima e subito dopo le dimissioni di Bayrou.
C’è un nuovo uomo più ricco del mondo che ha superato Elon Musk grazie all’AI Si chiama Larry Ellison e ha scavalcato l'allievo-rivale grazie alla crescita record della sua Oracle, dovuta agli investimenti nell'intelligenza artificiale.

Occupy California

Oakland e San Francisco. Le due anime (molto diverse) della protesta nella West Coast

09 Novembre 2011

Occupy Wall Street. Per rendermi la vita più facile, sono andato a visitare l’accampamento di Occupy San Francisco, che è un po’ più vicino. Sta proprio di fronte all’Embarcadero, in una delle zone centrali della città. Il parco che ospita le tende è prossimo al mare, mentre il Bay Bridge si staglia sulla destra, come ad indicare un inevitabile collegamento con il resto del paese. Quasi sei mila miglia più ad est, i colleghi di Occupy Wall Street stanno davanti alla Mecca della finanza mondiale, e protestano.

Anche le centinaia di persone che affollano le tende di Occupy San Francisco protestano. Ma lo fanno con quella cortesia e gentilezza che sarebbero più consoni in una serata di musica e cultura, o ad un incontro sullo sviluppo sostenibile. Neppure i tifosi dei Giants (la squadra di baseball di San Francisco, campione americana in carica) sono così prudenti nell’avvicinarsi, ossequiosi nell’importunarti, e facili a mollare la presa al primo segno di disagio. Se questa è una protesta, bisognerà che qualche sociologo riveda la definizione. Protesta è canti e slogan, marce e social network, violenza fisica o anche semplicemente esorcizzata. Un po’ di polizia, magari pure qualche lacrimogeno. Niente di tutto questo qui a San Francisco.

Diversa la storia a Oakland, un paio di settimane fa. Causalmente ero là proprio mentre la polizia si schierava, quattro elicotteri a bassa quota a pattugliare e fornire informazioni al centro di comando, e un po’ di gente a protestare. Non moltissima, almeno secondo gli standard europei. Non moltissimi neppure per Oakland, che ha una certa reputazione, una tradizione di marce, proteste e rivolte che risale ai lontani anni Quaranta. Alle nove del mattino del 25 ottobre la polizia fronteggiava i contestatori, alle 10 e trenta la marcia si era trasformata in una conversazione animata tra le diverse anime del movimento, mentre la polizia stava a pochi metri, a proteggere l’ingresso alla metro. Niente polizia a cavallo, come annunciato. Gli elicotteri volteggiavano ancora, ma i cerchi erano diventati meno concentrici; sembrava di essere a Las Vegas, con gli elicotteri che ti portano un po’ in giro per la città, da palazzo a palazzo, come in pellegrinaggio.

Quello che mi ero perso, però, era che qualche ora prima la polizia aveva sgomberato l’accampamento di Occupy Oakland che stava proprio di fronte al municipio. Un centinaio di persone erano state arrestate, alcune per resistenza a pubblico ufficiale, altre per occupazione abusiva di suolo pubblico. Erano stati lanciati lacrimogeni e la polizia era stata munita di maschere. Quello che mi sarei perso, invece, era la marcia di protesta nel pomeriggio di migliaia di persone in direzione della stazione di polizia. Lungo il percorso, tafferugli, lanci di oggetti contro gli agenti, ancora qualche lancio di lacrimogeni.

Oakland e San Francisco non sono proprio adiacenti come Milano e Sesto San Giovanni, ma comunque prossimi, come Milano e Monza. Dal punto sociale e culturale, però, sono veramente due universi distinti, distanti anni luce. Anche i contestatori che protestano davanti all’Embarcadero sono fronteggiati dai poliziotti; per la precisione, da tre poliziotti: due in auto e uno in motocicletta. La rivoluzione gentile, a quanto pare, non impensierisce l’ordine costituito. I contestatori sono oggetto di culto, come si addice a degli eroi che lottano per la giustizia sociale. I turisti si avvicinano e scattano foto. L’agente di polizia in motocicletta, un giovanotto aitante e biondo come quello di CHIPs, gentilmente declina, ma sembra apprezzare l’invito. Gli slogan sono scritti su primitivi pezzi di cartone, un po’ come facevano noi al liceo, tanti anni fa. C’è un corso di chitarra, e qualcuno suona. Altri stanno semplicemente lì, a parlare. In cerchio, seduti su tappetini, le gambe incrociate. Il clima è rilassato, senz’altro più rilassato di quello offerto dalla gente che va al lavoro nel vicinissimo distretto finanziario. Non ci sono canti, però, e neppure scene di sesso, come ai tempi degli hippie. È una protesta pacifica, misurata, dignitosa.

Come Giano, la protesta presenta due volti, quello accigliato, un po’ arrabbiato di Oakland; e quello rilassato e riflessivo di San Francisco. Le ragazze sorridenti che mi avvicinano, all’inizio di Mission, l’arteria che taglia la città in due, mi porgono un volantino e un fiore. Mi chiedo se – giovani come sono – si ricordano che, quarantacinque anni fa, altre ragazze faceva esattamente lo stesso con i soldati in tuta mimetica e baionetta in canna.

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