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03:47 venerdì 24 ottobre 2025
Nelle recensioni di Pitchfork verranno aggiunti il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".
A Los Angeles hanno organizzato una proiezione di Bugonia solo per persone pelate o disposte a farsi rasare a zero prima di entrare È anche una maniera per sentirsi vicini a Emma Stone, che per la sua interpretazione nel film ha deciso anche lei di rasarsi a zero.
ATM ha messo online l’archivio delle sue vecchie campagne e sono bellissime I manifesti, i depliant e le locandine di Azienda Trasporti Milanesi riflettono l’evoluzione del costume e della società milanese.
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.

Cosa sta succedendo nella redazione del New Yorker

26 Luglio 2022

Martedì 19 luglio Erin Overbey, ormai ex archive editor e ex responsabile della newsletter Classics del New Yorker, ha pubblicato su Twitter un lunghissimo thread – quaranta tweet – in cui accusava David Remnick, Editor-in-chief e redattore di lunghissimo corso (è dal 1998 che fa parte della redazione) della rivista, di averla “sabotata”. Secondo Overbey, Remnick avrebbe deliberatamente inserito degli errori nei suoi lavori mentre lei era sottoposta a performance review da parte dei suoi superiori. Ieri la stessa Overbey ha annunciato, sempre su Twitter, di aver ricevuto la cosiddetta pink slip, la lettera di licenziamento. Il New Yorker ha definito «assurde» le accuse che Overbey ha rivolto a Remnick, malignità che costituirebbero una «diffamazione ai danni di un collega e che mettono in dubbio l’etica e l’integrità del New Yorker, una rivista che fa dell’accuratezza un motivo di orgoglio. Questo episodio è solo l’ultimo di una serie in cui Lei ha rivolto accuse infondate contro i suoi colleghi, accuse a causa delle quali aveva già ricevuto dei richiami formali». Stando a quanto riporta The Daily Beast, la decisione di licenziare Overbey sarebbe stata presa dai massimi dirigenti di Condé Nast. Della decisione sarebbero stati informati anche Stan Duncan, Chief people officer di Condé Nast, e il Ceo Roger Lynch.

Nella versione dei fatti raccontata da Overbey, i suoi capi avrebbero deciso di sottoporla alla performance review di cui sopra per punirla. Un anno fa, infatti, Overbey si era lamentata con un manager della testata della disparità di genere nella redazione del New Yorker e in seguito a questa “insubordinazione”, secondo lei, il suo lavoro è stato messo sotto scrutinio. E mentre il suo lavoro veniva scrutinato, la direzione della rivista l’ha accusata di aver commesso diversi errori. Errori che Overbey, però, nega di aver commesso. Due di questi, in particolare, hanno fatto nascere nella giornalista il sospetto che qualcuno stesse lavorando al suo licenziamento. Il primo: in un caso, la direzione del New Yorker la accusava di essersi riferita al “Fiction Issue” della rivista definendolo “Summer Issue”. Il secondo: in un pezzo Overbey avrebbe scritto che Janet Malcom, per moltissimo tempo autrice del New Yorker, era morta nel 2022 invece che nel giugno del 2021.

Sarebbe stato Remnick, per motivi che la stessa Overbey ha ammesso di non conoscere, a inserire quei due errori nei suoi pezzi. «Io non farei mai errori del genere», ha detto la giornalista. Il “colpevole” sarebbe, appunto, Remnick, «un collega maschio che sapeva che il mio lavoro in quel periodo era sottoposto a performance review e che per errori come quelli io avrei rischiato di essere pesantemente redarguita». Overbey ha detto anche di essere in possesso di diverse mail che dimostrerebbero la colpevolezza di Remnick. Quest’ultimo ha detto a tutti i giornalisti che lo hanno contattato che lui non avrebbe commentato la questione e di fare riferimento alle dichiarazioni ufficiali dell’ufficio stampa del New Yorker. Ufficio stampa che ha ribadito che la storia raccontata da Overbey è «assurda» e «completamente falsa».

Secondo il New Yorker la giornalista avrebbe fatto la sua prima denuncia a mezzo Twitter sulle discriminazioni nella redazione soltanto dopo essere stata sottoposta a performance review a causa di «errori, […] comportamento non professionale e inappropriato nei confronti dei colleghi, […] violazione delle Company’s Global Business Communications Policy dell’azienda e un richiamo a causa di self-plagiarism notificato il 10 settembre 2021». Secondo attuali ed ex dipendenti del New Yorker, Overbey aveva l’abitudine di causare shitstorm sui social media ogni volta che i suoi capi avevano da ridire sulla quantità e qualità del suo lavoro. Tutto sarebbe cominciato anni fa a causa di alcuni cambiamenti nella redazione in seguito ai quali Overbey avrebbe cominciato a temere di perdere potere sul suo «feudo». «Io credo si tratti di uno sforzo coordinato per mettere a tacere una persona che denuncia cose di cui la rivista non vuole si parli», ha detto la giornalista, aggiungendo anche di essere «sorpresa» dalla decisione del New Yorker di licenziarla.

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