Cosa abbiamo letto ad aprile in redazione.
Di cosa parla il libro che ha vinto il National Book Award 2022
Mercoledì 16 novembre si è svolta la cerimonia di assegnazione dei National Book Awards, per la prima volta dall’inizio della pandemia in presenza al Cipriani Wall Street di Manhattan. A vincere il premio per la narrativa è stato il romanzo The Rabbit Hutch, libro d’esordio della scrittrice Tess Gunty. The Rabbit Hutch – non si sa ancora quando arriverà in Italia – è ambientato nel complesso residenziale Rabbit Hutch, fatiscente edificio che dà il titolo al romanzo, in una città immaginaria chiamata Vacca Vale. La protagonista del romanzo è Blandine, una giovane e bellissima ragazza, che ha alle spalle un difficile rapporto con i genitori (sua mamma soffre di dipendenza dall’ossicodone e suo padre è in carcere) e ama moltissimo leggere, in particolare Dante. La sua vita, in una settimana d’estate, si intreccerà con quella degli altri residenti di Hutch.
Il New York Times, nella sua recensione del libro, definisce The Rabbit Hutch «una storia vecchia come il tempo, o almeno quanto Lolita» che Gunty, con la sua scrittura, riesce a «riformulare in modo acuto e intelligente i deprimenti cliché di un’adolescente vulnerabile». Tayari Jones, nel suo pezzo sul New York Times Book Review, racconta il libro come un’opera capace di «attraversare i generi, abbattere la quarta parete, danzare con la poesia, sfidare la critica letteraria e guizzare dalla scrittura giornalistica al memoir alla prosa accademica». Secondo Jones, qualsiasi tentativo di inserire The Rabbit Hutch in una classificazione «non fa che sminuire questo intelligente, ambizioso e commovente progetto». Come racconta sempre il Nyt, dopo aver ricevuto il premio, Tess Gunty si è mostrata estremamente sorpresa per la vittoria e ha confessato che era così convinta di non vincere da non aver preparato neppure un discorso di ringraziamento. Però dice di aver letto tutti i libri degli altri finalisti: «Tutti loro si sono occupati nei loro libri degli emarginati e hanno raccontato esperienze che normalmente non sono raccontate. Per questo, quindi, voglio ringraziarli».
Per quanto riguarda tutti gli altri premi: quello per la nonfiction è andato a South to America (ancora inedito in Italia) di Imani Perry mentre All My Rage di Sabaa Tahir (della quale Editrice Nord ha pubblicato Il dominio del fuoco, Il cielo oltre la tempesta, Un assassino alle porte e Una fiamma nella notte) ha vinto il premio per la letteratura per ragazzi. Quello per la poesia è stato assegnato a John Keene per Punks: New and Selected Poems (anche questo inedito in Italia), mentre la scrittrice argentina Samanta Schweblin ha vinto il premio per la letteratura tradotta con Seven Empty Houses (pubblicato anche in Italia con il titolo Sette case vuote da Edizioni Sur).

La band hip hop irlandese viene da anni di provocazioni ed esagerazioni alle quali nessuno aveva fatto troppo caso, fin qui. Ma è bastata una frase su Gaza, Israele e Stati Uniti al Coachella per farli diventare nemici pubblici numero 1.

Ancora più dei suoi romanzi precedenti, Vanishing World , appena uscito per Edizioni E/O, sembra scritto da una macchina senza sentimenti che ci mostra tutte le variabili possibili e immaginabili della stupidità umana.