Una grande commozione e una standing ovation di 23 minuti per il film di Kaouther Ben Hania, che mescola documentario e finzione per raccontare la storia vera di una bambina uccisa a Gaza dopo una lunghissima agonia.
Venezia – Set politico
Difficilmente si ricorda un’edizione più politica di questa 82esima Mostra del cinema di Venezia, che ha sicuramente, come si era detto, presentato autori di altissimo spessore (Sorrentino, Guadagnino, Lanthimos, Del Toro, Assayas, Park Chan-wook, Bigelow), ma nei giorni è diventata palcoscenico dell’ineludibile tragedia di Gaza con appelli (quello di Venice4Palestine) che hanno creato qualche polemica e qualche presa di posizione che non è piaciuta, ma soprattutto con un film che ha scosso e fatto parlare di sé, The Voice of Hind Rajab, incentrato sulla vera telefonata di una bambina di Gaza alla Mezzaluna Rossa mentre si trovava in un’automobile attaccata dall’esercito israeliano, film che alcuni danno come probabile Leone d’oro. Risultato che conosceremo oggi.
Gaza – Riusciranno i nostri eroi
In un mondo giusto, la Global Sumud Flotilla non esisterebbe. In un mondo giusto, non ci sarebbe bisogno di rischiare vita e libertà personale per portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e salvare una popolazione dalla carestia (come dice l’Onu) e dal genocidio (come dice l’Associazione internazionale studiosi del genocidio). In un mondo giusto, non servirebbero 70 barche, 800 persone a bordo, 6 mila attivisti a sostegno, qualche “famoso” ad amplificare il messaggio, per fare quello che i governi del mondo dovrebbero fare. Il mondo giusto però non è questo, e quindi da Barcellona, da Genova, da Catania, da Tunisi, la Flotilla è partita in direzione di Gaza. La speranza è arrivare prima che sia troppo tardi.
Esteri – Storture cinesi
Ci sono molte cose serie, importanti, interessanti da dire su quanto successo in Cina questa settimana, sulle vecchie e nuove potenze che si sono incontrate, conosciute, alleate a Pechino durante le celebrazioni per la vittoria della Cina sul Giappone nella Seconda guerra mondiale. Poi ci sono le cose di cui internet ha parlato, cioè Xi vestito come Mao e i soldati-lupi-robot che hanno partecipato alla parata militare e il treno-fortezza di Kim Jong-un. E infine c’è quello di cui pare abbiano parlato Putin e Xi: la ricetta dell’immortalità. In questa rubrica ci piace commentare le stranezze del mondo, ma chi legge si metta per un secondo nei nostri panni: come si commenta un fatto del genere?
Ancora esteri – Fine pena mai
Ci sono Paesi che sembrano oggetto di una specie di maledizione. Come l’Afghanistan, non solo martoriato da decenni di caos politico, e operazioni militari arbitrarie, Talebani e Isis-K assortiti, ma anche terra di eventi naturali catastrofici, come il fortissimo terremoto che ha colpito nei giorni passati la provincia di Kunar, nel nord-est del Paese, che ha provocato più di 2 mila morti e un numero di feriti ancora difficile da ricostruire, tra cui molte donne, che vengono curate in ritardo o non curate affatto, per il divieto religioso di toccarle imposto ai soccorritori uomini.
Cronaca – Lisbon Story
Quello avvenuto il 3 settembre sulla Elevador da Glória, la più famosa e turistica delle funicolari di Lisbona, è uno dei più gravi incidenti della storia recente del Portogallo: 15 persone sono morte, quelle ferite sono 23, di cui 5 in modo grave. Nel Paese ovviamente si cerca di capire cosa è successo, come è stato possibile, se ci sono colpe di qualcuno e, se sì, di chi. Come spesso capita in questi fatti di cronaca, si riscoprono in questi giorni le parole pronunciate nel 2018, in un’intervista al quotidiano Público, da António Carloto, membro di APAC (Associação Portuguesa dos Amigos dos Caminhos de Ferro), dopo un altro incidente in cui per fortuna non c’erano state vittime: «Questa volta non ci sono state conseguenze. Dalla prossima potrebbe non è essere così. È chiaro che c’è stata incuria».
Moda – Encomia Armani
Muore a 91 anni Giorgio Armani, altrimenti detto Re Giorgio, centro di gravità permanente della moda italiana. Tante le parole chiave che si legano a lui: gli anni ’80, Milano, American Gigolò, Pantelleria. Ma soprattutto si ricorda la capacità di tenere insieme creatività e business, capacità di rompere gli schemi in campo estetico, ma anche di costruire un impero economico, che adesso andrà capito come proseguirà senza di lui.
Personaggi – Senza Fede
È morto martedì, a 94 anni, Emilio Fede, volto storico del TG4 e del berlusconismo. Fede ha avuto due vite, la prima da giornalista Rai, come inviato, anche apprezzato, poi come conduttore. La seconda, che parte all’inizio degli anni ’90 con l’ingresso in Finivest, lo vede iniziare come direttore di Studio Aperto, celebre la sua copertura dell’Operazione Desert Storm nel ’91 per cui si parlò di “guerra in diretta”, e dal 1992 passare alla direzione del TG4, ruolo grazie al quale si fece conoscere per la sua ostinata e paradossale parzialità, motivata secondo alcuni da un vero e proprio “amore” per la figura del Cavaliere.
Nella foto di copertina: la regista e il cast di The Voice of Hind Rajab alla Mostra del Cinema di Venezia (Foto di Tiziana Fabi/AFP via Getty Images)

Praticamente e psicologicamente è un’esperienza rischiosa e incerta. Ce l’ha spiegato José Nivoi, portuale e sindacalista, attivista del Calp e membro dell’equipaggio salpato da Genova e diretto in Palestina.

L'appassionata conversazione è stata registrata dai microfoni della televisione di stato cinese durante la parata militare a Pechino.

Troppo spesso nel discorso sulla violenza di genere si finisce a parlare di mostri o di pervertiti, di devianze e di eccezioni. I tanti fatti di cronaca, invece, ci dicono tutt'altro, ormai da anni.