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Il V&A ha organizzato una mostra dedicata agli oggetti della pandemia
Ancora non sappiamo quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno riesca a scrivere il grande romanzo sulla pandemia (sappiamo solo che non saremo noi). E nemmeno chi sarà il regista che racconterà per immagini la storia della nostra quarantena (anche se Netflix ci sta già facendo una serie da remoto). Nel frattempo, una grande mostra digitale sulla pandemia – e più specificatamente sugli oggetti che l’hanno e la stanno caratterizzando – è stata organizzata dal Victoria & Albert Museum di Londra: si chiama Pandemic Objects, ed esaminerà come una serie di oggetti considerati insignificanti abbia assunto un nuovo valore durante il lockdown.
Perché non c’è nulla come due mesi di reclusione per farci apprezzare cose che un tempo davamo per scontate. Ed è proprio a queste “cose” che ha pensato Brendan Cormier, curatore per la sezione design del museo inglese. «La pandemia ha avuto questo strano effetto di portare alla ribalta oggetti nuovi e vecchi che non avremmo mai pensato sarebbero diventati importanti», ha spiegato al Guardian, «ma ci vorrà del tempo per farne un’accurata selezione». Nella raccolta per ora, figurerebbero le visiere stampate in 3D, molti di quei cartelli fatti in casa, tra arcobaleni e scritte “andrà tutto bene”, “state a casa”, e i cartelli affissi sulle porte dei negozi aperti, che invitano al distanziamento sociale e all’obbligo di mascherine. «E la cosa sorprendente, è il fatto che la maggior parte sia scritta a mano. Come se nel momento di maggior bisogno avessimo sentito la necessità di tornare a carta e penna», ha spiegato Cormier, riflettendo sul senso che ognuno di questi oggetti sta assumendo.
Tra gli oggetti che durante la pandemia hanno assunto nuovo significato, quelli relativi alla cucina. Per questo Catherine Flood, co-curatrice della mostra “Food & Food” di V&A dell’anno scorso, esaminerà come la pandemia ha cambiato le percezioni su alcuni elementi delle nostre dispense: come la farina, le uova e il lievito, che soprattutto nelle prime settimane sono diventati quasi beni di lusso. La curatrice Natalie Kane, poi, ha messo in luce la particolarità della maniglia della porta, «una cosa totalmente innocua che con il Coronavirus è diventato oggetto da guardare con sospetto». E poi alcuni screen da Google Street View, che in molti stanno usando per “viaggiare a distanza”, la carta igienica, i servizi di streaming, le foto dei balconi e persino le macchine da cucire, le cui vendite sono aumentate vertiginosamente durante la pandemia.

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