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Novant’anni di Monica Vitti

Per celebrare il compleanno dell'attrice, una "cronologia" che ripercorre la sua vita, una selezione di piccoli aneddoti e dichiarazioni originali, dal libro E siccome lei.

di Eleonora Marangoni

Roma, 28 marzo 1965, foto di Larry Ellis/Express/Hulton Archive/Getty Images

Oggi, 3 novembre 2021, Monica Vitti compie 90 anni. L’anno scorso, a ottobre, Feltrinelli pubblicava il libro E siccome lei di Eleononora Marangoni (ne avevamo scritto qui), una raccolta di racconti liberamente ispirati alle indimenticabili donne interpretate dall’attrice: Claudia di L’avventura, Teresa la ladra, Assunta Patanè e altre ancora. Insieme alla scrittrice, abbiamo pensato di celebrare il compleanno della sua musa pubblicando la “Cronologia non essenziale” dal titolo Vietato sporgersi dentro che conclude la raccolta e ripercorre la vita di Monica Vitti.

21 marzo 1965, foto di Larry Ellis/Express/Getty Images

1931 – Nasce a Roma il 3 novembre in piazza Cavour, da madre bolognese e padre romano. È l’ultima di tre figli, e l’unica femmina.

1932 – Si trasferisce con la famiglia a Messina, dove resta otto anni per il lavoro di suo padre, ispettore del commercio estero. La chiamano “smemoratella”, perché dimentica sempre tutto, “bruttisogni”, perché spesso fa incubi, “settesottane”, perché nella casa in cui abitano non ci sono i termosifoni e lei, per coprirsi, si veste a strati.

1940 – Va ad abitare a Napoli, in una casa al Vomero affacciata sul mare. Mentre è a Roma con i suoi per qualche giorno, il palazzo viene distrutto da un bombardamento. Lascia Napoli e si trasferisce a Roma, e da allora non cambierà più città. Spesso nelle interviste ricorderà l’infanzia come “il periodo più difficile della mia vita”.

1945 – I suoi fratelli si stabiliscono all’estero; uno in Brasile, l’altro in Messico. Lei resta a Roma e, per la prima volta in via sua, ha una stanza tutta per sé. Davanti al letto, appende la riproduzione de La camera di Vincent ad Arles di Van Gogh.

Debutta a teatro: lo spettacolo è La nemica di Dario Niccodemi, il palco quello di un teatrino di via Piacenza che oggi non esiste più. A “quattordici anni e mezzo”, interpreta una madre di quarantacinque anni: “Il primo momento felice della mia vita”, racconta ricordando la sua esibizione. “Di recitare me l’aveva proposto un’amica mentre stavo lavando i pavimenti di casa, e questo lo ricordo romanticamente, un po’ come una Cenerentola scoperta dal principe.” Dopo l’esibizione, in un pezzo su “Fiera letteraria”, un giornalista scrive: “Se questa ragazza non diventerà una grande attrice, sarà per disgrazia o per troppa grazia”.

1947 – Un giorno, mentre aspetta l’autobus per andare a lezione d’inglese, osserva dei ragazzi nel cortile di una villa in piazza della Croce Rossa: sono gli studenti dell’Accademia Silvio D’Amico. Si ferma incantanta a guardarli: “Sembravano dei matti, ma dei matti felici”.

1949 – Fa domanda per essere ammessa in Accademia. Sostiene l’esame con lo stesso D’Amico, che trova la sua interpretazione un po’ acerba e le consiglia di ripresentarsi l’anno successivo.

1950 – Prova nuovamente a entrare alla D’Amico. Stavolta passa l’esame, ma il medico dell’accademia ritiene che le sue corde vocali siano “inadatte a sostenere una carriera teatrale”, e non vuole concederle il nulla osta. Lei insiste, minaccia di buttarsi sotto una macchina e alla fine viene ammessa.

1952 – Si presenta al provino per Le ragazze di piazza di Spagna di Luciano Emmer, ma viene scartata per via del suo naso, giudicato “non regolare”: “Avevo avuto un incidente di macchina e il naso era rimasto un po’ grande […] Le produzioni si offrivano di pagare la plastica, ma il mio naso […] era diventato il mio bagaglio: mi dovevano prendere con lui, o niente.”

Agli Italian Golden Globe Awards, Bergamo, 1973, foto di Keystone/Hulton Archive/Getty Images

1953 – Seduta al tavolino di un bar in viale di Villa Massimo, cambia il suo nome da Maria Luisa Ceciarelli in Monica Vitti: “Monica perché era la protagonista del romanzo che stavo leggendo, […] Vitti perché è la metà del cognome di mia madre, Vittiglia.”

Insieme a Italo Calvino e a una piccola compagnia di attori, legge Bertolt Brecht in giro per l’Italia nelle associazioni culturali. Interpreta il ruolo della prostituta Yvette in Madre coraggio e i suoi figli: “Calvino doveva avermi visto ai corsi dell’Accademia, dove io facevo di tutto per risultare drammatica, ma il risultato vero era che tutti si spanciavano dalle risate, forse perché erano abituati alla recitazione di Gassman, che ci tenne alcune lezioni, e io mi ero messa in testa che mai e poi mai avrei voluto recitare come Gassman. Non volevo essere un’altra, volevo essere me stessa, pur se non ero molto sicura di chi fossi.”

1954 – Recita in Senza rete di Alberto Bonucci, al teatro Manzoni di Milano. È la sua prima interpretazione comica: “Scoprire di far ridere è stato come scoprire di essere la figlia del re.” Esordisce al cinema con una piccola apparizione in Ridere! Ridere! Ridere! di Edoardo Anton, nel ruolo di una signorina snob.

1955 – Inizia a fare televisione; trova la telecamera “fredda, inespressiva, ha tutti gli svantaggi del cinema e risente degli influssi convenzionali del teatro.”

Si mantiene facendo doppiaggio: “Monicelli mi faceva doppiare donne alcolizzate, Pasolini le voci delle accattone, Fellini quelle delle vecchie prostitute.”

1957 – Per il film Il grido, Michelangelo Antonioni sta cercando qualcuno che doppi una benzinaia che passa molto tempo all’aperto. La sua voce roca è perfetta. Durante il provino, lui le dice: “Ha una bella nuca, può fare del cinema”.

1958 – Durante una vacanza in barca a Ventotene con alcuni amici Antonioni, che nel frattempo è diventato il suo compagno, nuota fino a terra da sola, esplora l’isola, poi fatica a trovare la via del ritorno. L’episodio ispira al regista il soggetto de L’avventura.

1959 – Dopo molti mesi di attese e incertezze, la produzione conferma ad Antonioni che L’avventura si farà. Lui, entusiasta, le corre incontro per dirglielo, ma inciampa e si rompe un piede. Poco dopo partono per le Eolie; Antonioni ha il gesso.

Monica Vitti e Michelangelo Antonioni al Festival Internazionale del Cinema di Venezia, settembre 1962, foto di Keystone/Hulton Archive/Getty Images

1960 – In un’intervista al “Corriere”, dice che il suo scrittore preferito è Thomas Mann, e che due dei libri della sua vita sono Morte a Venezia e La montagna incantata. Il giornalista scrive: “In qualche modo potrebbe essere lei stessa un personaggio di Mann, una di quelle creature che non si sentono diverse dalla folla ma hanno abbastanza solitudine in cuore per accorgersi del fiume che corre – e il mondo e la vita – e averne compassione, rabbrividirne”.

A Cannes, la sera della proiezione de L’avventura, il pubblico in sala fischia. Lei e Antonioni escono prima della fine del film. Il mattino dopo in albergo viene recapitata una lettera firmata da oltre trenta registi, critici intellettuali, in cui c’è scritto che il film è “il più bello che sia mai stato presentato a un festival”.

1961 – Esce La notte. In un’intervista, molti anni dopo, racconterà che il gioco che fa Valentina sul pavimento a scacchi bianchi e neri era un passatempo nato in casa durante la preparazione del film, quando lei, Michelangelo Antonioni e Tonino Guerra facevano scivolare a turno un sasso su delle mattonelle bicolori all’ingresso. Nel 2014, nei suoi Ritratti italiani, Alberto Arbasino si chiederà: “Come definire una ragazza che fa tutti quei giochi irritanti sul pavimento?”.

1962 – Su “Gente”, rivela che secondo Michelangelo Antonioni l’amore dura al massimo cinque anni. Loro stanno insieme da sette.

In un pomeriggio di settembre, sta attraversando viale delle Belle Arti a bordo di una Fiat 1400 in compagnia di un’amica. Alla guida c’è un autista. La macchina all’improvviso va a fuoco, e dal cofano spuntano “alte lingue di fuoco”. I tre ne escono illesi.

1963 – Alla radio, in un programma chiamato A spasso con Monica Vitti, si presenta: “Peso sessanta chili, sono alta uno e settanta e ho trentadue anni. […] Sono stata tra le prime persone a portare un cappotto di pelle nera. Era almeno dodici anni fa. I camionisti mi dicevano: “Oh, ma ’ndo vai co quella giacca!”. Oriana Fallaci la intervista, e le chiede cosa significhi la parola “alienazione”: “A me lo chiede […] Io che ne so,” risponde lei. “Siete voi giornalisti che l’avete inventata.”

Esce il suo primo film a colori, Castello in Svezia di Roger Vadim. In un’intervista televisiva filmata durante una pausa dalle riprese di Deserto rosso, vestita da Giuliana, dice che le piacerebbe fare, senza Antonioni, delle cose “diversissime, delle cose brillanti, comiche”.

Insieme ad Antonioni e Camilleri scrive un soggetto per una commedia dal titolo: A donna che t’ama proibisci il pigiama. Ma il comico che ha in mente Antonioni è molto diverso da quello che immaginano lei e Camilleri, e quando lui dice che non pensa di essere la persona adatta a occuparsi della regia, il produttore si tira indietro, e non se ne fa niente. Camilleri ricorda: “La sceneggiatura di A donna che t’ama proibisci il pigiama la conservai gelosamente, la misi in un posto sicuro, così sicuro che quando qualche anno dopo mi venne voglia di rileggerla, per quante ricerche facessi non la ritrovai più”.

1965 – “Non mi prendono mica sul serio, sa,” dice interpretando Marilyn Monroe in Dopo la caduta di Arthur Miller, regia di Franco Zeffirelli, con Giorgio Albertazzi.

In un pezzo pubblicato su “Le Ore”, scrive: “Nessuno mi riconosce negli articoli su di me. E a questo punto diventa sempre più complicato spiegarvi chi sono”.

Monica Vitti in una scena del film Modesty Blaise, 1966, foto di Stephan C. Archetti/Keystone/Getty Images

1966 – Gira con Citto Maselli il suo primo film da protagonista comica, Fai in fretta a uccidermi… ho freddo!

1968 – È giurata al Festival di Cannes, ma si dimette insieme a Roman Polanski e Louis Malle per solidarietà con i contestatari. Nessun palmarès viene assegnato quell’anno.

Esce La ragazza con la pistola, il suo primo grande successo commerciale. Le riprese del film erano state ritardate di un anno perché il produttore la considerava un personaggio tragico, e non credeva che potesse essere adatta al ruolo.

1969 – Gira Amore mio aiutami, in coppia con Alberto Sordi. È il primo di una lunga serie di film in cui viene picchiata: “Io ho paura che resterò famosa per le botte,” dirà in un’intervista per la televisione. “Le botte come le prendo io non le prende nessuno. E ne ho prese tante.”

Chiede di essere affiancata da una controfigura: è Fiorella Mannoia, che all’epoca ha appena quindici anni e fa la stunt girl per pagarsi gli studi. Le due lavoreranno insieme sul set di diversi altri film.

1970 – Esce La pacifista di Miklós Jancsó. Lei interpreta Barbara, una giornalista televisiva. La sua voce viene doppiata e, in più di un’occasione, lo definirà il peggiore dei suoi film.

1972 – Canta a Canzonissima: “Io non capisco la gente / che non ci piaccioni i crauti”.

1973 – Esce Teresa la ladra, esordio alla regia del suo compagno Carlo Di Palma, noto direttore della fotografia. Tratto da un romanzo di Dacia Maraini, è uno dei film che lei considera tra i più importanti.

1974 – Parte per Parigi per recitare ne Il fantasma della libertà di Buñel. Ha esitato a lungo prima di accettare, ma il regista ha insistito molto per averla, e in una lettera le ha scritto: “Ho bisogno di lei, mi serve il suo modo curioso ed erotico di guardare le cose, di toccarle”. Quando si incontrano, lui le regala il titolo per un film: Vietato sporgersi dentro. È un titolo che lei ama molto, ma di cui non riuscirà a servirsi.

1975 – Esce L’Anatra all’arancia di Luciano Salce. In un’intervista sul “Messaggero”, dice di aver voluto riscattare la protagonista femminile, inserendo una battuta non prevista dal copione: “Quando alla fine mio marito mi chiede: sei tornata da me? Io gli rispondo: no, ho lasciato l’altro”.

1977 – Nel suo libro Il lato debole, che raccoglie gli interventi della rubrica che scriveva sull’“Espresso”, Camilla Cederna ricorda un happening a casa di Arnaldo Pomodoro a Milano. Centocinquanta invitati, tra cui Monica, “in una bellissima camicia verde”. Mentre suonano i Rockets, i palloncini che coprivano i soffitti prendono fuoco, e l’happening finisce in  fiamme.

1978 – Interrogata sui suoi hobby da “Paese Sera”, confida di aver provato a collezionare chiavi e orologi antichi ma di aver fallito su entrambi i fronti, “soprattutto quello degli orologi. I pochi che aveva raccolto li aveva messi su un vassoio, ma un giorno la signora delle pulizie l’ha rovesciato”. Qualche anno dopo, in Sette sottane, scriverà: “Mi innamoro pazzamente di certe cose. Loro lo capiscono, non vogliono essere prigioniere e se ne vanno. (…) Preferisco che gli oggetti mi scelgano, più che sceglierli io. Prima di comprare una cosa, la tengo in mano per un po’ per capire se preferisce me o il negozio.”

In un’intervista a “L’Unità” dice: “Antonioni mi ha permesso di essere. Mi ha ascoltato vivere. Mi fatto capire chi ero e perché dovevo restare com’ero. […] Non mi sono mai sentita un recipiente vuoto da riempire. Sono sempre stata colma […] di tante cose, paure e angosce, di gioia di vivere e di contraddizioni”.

1974, Festival di Cannes, foto di Keystone/Getty Images

1979 – In televisione, lei e una suora parlano del giorno in cui hanno capito che non sarebbero mai state delle donne con una vita normale. Suor Annamaria avrebbe seguito la vocazione religiosa, lei quella per il palcoscenico. “Buffo, in fondo tutte e due eravamo occupate nelle faccende di casa”, nota. La suora le chiede quale sia il rapporto col pubblico, e lei risponde: “Gli altri mi servono per poi restituirglieli a loro. È tutto un giro”.

1980 – Con Lucio Dalla, su Radio 1, parla della passione per i fumetti. Scopre che il personaggio preferito di entrambi è Braccio di Ferro. “Come si fa ad avere una scatoletta magica che risolve tutto pure a noi?”

1983 – Recita in Flirt, diretta dal compagno Roberto Russo. Francesco de Gregori scrive La donna cannone come colonna sonora del film.

1986 – Torna a teatro dopo vent’anni di assenza, diretta da Franca Valeri ne La strana coppia.

Sul set di Francesca è mia porta con sé gli oggetti di casa: delle lampade a farfalla, una coperta a uncinetto e dei paesaggi dipinti da un’amica. Un’accortezza che le ha suggerito Antonioni per entrare nel personaggio.

1988 – Mentre è a Torino, un incendio distrugge la sua casa di Roma.

Il quotidiano “Le Monde” diffonde per errore la notizia della sua morte: “Un giornale francese ha pubblicato con un anticipo esagerato la notizia del mio suicidio”.

In un incontro al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, raccomanda agli aspiranti attori di proteggersi dagli “inquinamenti dell’anima”.

1989 – Debutta alla regia con Scandalo segreto. È il suo primo film da regista, e l’ultimo della sua carriera cinematografica. Nella sequenza finale, la protagonista Margherita getta la telecamera dal balcone.

1990 – Gira un film tv diretto da Marcello Fondato, dedicato all’adozione e ispirato al romanzo di Natalia Ginzburg Serena Cruz o la vera giustizia. In un’intervista a “La Stampa” racconta che, ai tempi degli studi in Accademia, aveva provato ad adottare una bambina orfana che conosceva da tempo e a cui era molto affezionata: “Andai dal giudice a chiedere cosa dovessi fare per tenerla con me. Ricordo ancora la sua risposta. ‘Pensa che potrei affidare una bambina a una donna come lei, una che non ha un marito, fa l’attrice ed è così bionda?’. Da allora, visto il persistere in me di questi tre elementi negativi, ho rinunciato perfino all’ipotesi”.

1993 – Gigi Marzullo la ospita nel suo programma notturno Sottovoce. Le dice che secondo un sondaggio condotto dalla Abacus è la donna più amata dagli italiani dopo Rita Levi Montalcini.

1995 – Vince il Leone d’oro alla carriera. Nel suo discorso, dice: “Questo mi darà la possibilità di continuare, state tranquilli,  no a novanta, novantacinque anni, vi toccherà vedere  lm da ridere e da piangere.”

Nel libro Il letto è una rosa, scrive: “La memoria è una truffa”, e in un’intervista dice che non si toglie mai un anellino d’oro con un piccolo rubino che ha comprato da un antiquario di Panarea, sul set di L’avventura.

2000 – Sposa in Campidoglio Roberto Russo.

2002 – Fa la sua ultima apparizione pubblica, alla prima teatrale romana del musical Notre-Dame de Paris.