Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Mimmo Jodice ha un po’ ribaltato il mio modo di vedere le cose. Non solo le foto, ma proprio il modo di guardare in generale. A me Mimmo Jodice, lo dico subito, non era mai piaciuto. Cioè per quello che lo conoscevo mi sembrava che tutti quei bianchi e neri sparati fossero lì per portarti a pensare una e una cosa soltanto e cioè “ah Napoli, città di contrasti”. Mi sembrava che le sue foto fossero banali e pacchiane e retoriche. Poi un giorno, un paio di anni fa, ero a Torino a avevo una mattinata libera, ed ero forse anzi probabilmente anche in hangover e per curare il senso di colpa ho detto faccio un giro vado a vedere una mostra, perché si sa del potere salvifico dell’arte quando la sera prima hai fatto un po’ schifo. E allora vado alle Gallerie d’Italia e c’è una mostra di Mimmo Jodice e dico vabbè tanto se è per smazzare un paio d’ore e farsi passare il senso di colpa va bene tutto, anche Banksy (è un modo di dire, in realtà Banksy no). Entro e vedo le foto ed erano esattamente come me le ricordavo, in bianco e nero, liriche, cariche di un certo ostentato silenzio che non mi portava da nessuna parte. Poi però alla fine del giro c’era un video. Era una specie di intervista o di racconto, girato da Mario Martone. A me piace vedere i video a corollario che ci sono nelle mostre perché ci si può sedere e stare un po’ lì così a rilassarsi, senza fare niente. Senza dover interpretare perché i video ti raccontano le cose invece di evocarle che è invece quello che di solito fa l’arte o almeno ci prova.
E lì succede la cosa. Perché prima di tutto Jodice aveva una bella faccia, dei bei capelli, occhi brillanti pieni di uno stupor mundi magnetico che non aveva niente di pacchiano o di banale o di retorico. E poi una vocina sottile, un po’ affaticata dall’età ma con una necessità cortese di dire le cose, di concretizzare il pensiero o meglio, e a volte davvero è meglio, di concretizzare un sentimento. E raccontava di come aveva cominciato e di cosa fosse per lui la fotografia e di quanto amasse quello che faceva e aveva una specie di magia nelle parole, una fanciullezza bellissima che strabordava dalle parole scelte con garbo, una timidezza come di uno che non si spiegava ancora come il suo amore per le immagini potesse averlo portato a una vita così inaspettata e stupenda e incredibile che faceva davvero venire da piangere. Sembrava uno consapevole di essere verso la fine della propria vita, ma non c’era in questa consapevolezza né tristezza né l’insopportabile profondità del saggio. No, sembrava piuttosto un signore dispiaciuto, dispiaciuto che non ci fosse quasi più tempo per fare altre foto, e ancora, e ancora, per giocare con la macchina, con la camera oscura, per provare a fare questo o quello ancora e ancora come se volesse ricominciare da capo come se quella cosa delle immagini fosse un divertimento suo e solo e suo e così totalizzante che semplicemente avrebbe solo voluto avere la possibilità di farlo per sempre.
Allora sono tornato indietro e quelle foto sembravano nuove e un po’ magiche e stupende e io a quelle foto ho come voluto bene e mi sono sentito stupido per come mi ero sempre atteggiato. E cioè come uno stronzo. Mimmo Jodice faceva foto che, viste così su internet, possono sembrare le solite robe in bianco e nero, un po’ malinconiche e piene di silenzio. Ma dopo averlo sentito parlare, diventavano qualcos’altro. E ho voluto un bene immediato e sempiterno a Mimmo Jodice, come anche a mo’ di scuse. Ma soprattutto per rispetto. E ho pensato che andare alle mostre, se sono fatte bene, serve proprio a questa cosa qua. A cambiare il nostro sentirci stocazzo. Che è poi un po’ la solita cosa che si dice che l’arte serve a mettere in dubbio quello che pensi e che senti e bla bla, che ok è vero ma è difficile che questa cosa succeda davvero. È bello da dire ma quante volte capita?
E mi dispiace tanto che sia morto. Mi è dispiaciuto come quando se ne va qualcuno che ti aveva insegnato una cosa che non ti aspettavi di imparare. Uno che, anche se non ti conosce, ti ha fatto un po’ meno stronzo. Poi non è che le foto di Mimmo Jodice ti devono piacere per forza. Io una foto di Mimmo Jodice in casa non so se la vorrei appendere. Però quella sensazione lì di farmi sentire un cretino è stata fondamentale e impagabile e io davvero gli sarò grato per sempre. E magari anche questa è una cosa che ha a che fare con l’arte, cioè che ti parla per vie insondabili tipo un’intervista a un fotografo. E poi non è che valga sempre, certi artisti sono banali e pacchiani e retorici e fanno cose banali e pacchiane e retoriche. Però a volte no e sono quelle volte lì che rendono l’avere a che fare con queste robe qua una delle esperienze più belle in cui possa capitare di imbattersi. Dovreste proprio cercarlo quel video, trovare il modo di vederlo, perché dopo averlo visto proprio non si può non volere bene a Mimmo Jodice nel modo in cui adesso gli voglio bene io.
