Hype ↓
01:49 giovedì 18 settembre 2025
Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.
Per Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, verrà chiesta la pena di morte  La procura lo ha accusato di omicidio aggravato, reato per il quale il codice penale dello Utah prevede la pena capitale. 
Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

L’uomo che risolse l’Enigma

Alan Turing, che decifrò i messaggi in codice nazisti e inventò il computer moderno (senza costruirlo)

19 Aprile 2012

Si chiamava Enigma. Era un macchinario in grado di criptare messaggi, passato alla storia per essere stato utilizzato dai nazisti. In realtà, questo strana macchina da scrivere munita di rotelle, nastri e cavi, fu inventata dopo la Prima guerra mondiale ed ebbe successo in molti Paesi al di fuori del Terzo Reich, anche dopo la sua caduta. Si trattava d’altronde di un prodotto rivoluzionario e relativamente semplice, che permetteva di battere a macchina comunicazioni riservate e ritrovarsi in mano un messaggio in codice, da trasmettere poi via telegrafo. Gli Usa e la Gran Bretagna ne erano interessanti per un motivo preciso: le mosse di Adolf Hitler, i suoi piani e spostamenti viaggiavano erano tutti lì, sottoforma di sequenze di parole facilmente “intercettabili” ma incomprensibili. Trovarne la chiave, decrittare quel ghirigoro di segni e lettere, avrebbe potuto stravolgere l’andamento della guerra e cambiare la Storia..

Nel 1939 ci riuscì Alan Turing, matematico inglese con la passione della crittoanalisi (lo studio dei metodi per comprendere messaggi cifrati) che lavorava per il GCCS (Governement Code and Cypher School), braccio dei servizi segreti britannici impegnato a trovare il bandolo della matassa dell’Enigma nazista. Quando gli chiesero perché aveva deciso di occuparsi della questione, rispose serafico di averlo fatto «perché nessuno stava facendo niente al riguardo», e pensò fosse il caso di provarci.

Nei giorni in cui la comunità scientifica festeggia il centenario della sua nascita – come ricorda il sito di news tecnologiche The Verge – può essere utile ricordare ai non addetti ai lavori il valore della sua figura, che non si limita al solo affare Enigma. Anzi. Turing è alla base del funzionamento del computer su cui state leggendo queste parole e  di qualsiasi altro oggetto tecnologico che vi circonda. È stato il primo a immaginare oggetti pensanti e “parlanti”, in grado di ottenere informazioni e processarle sulla base di un qualcosa che all’epoca non aveva nemmeno un nome.

L’algoritmo prima dell’algoritmo

Oggi siamo abituati a usare macchine in grado di riprodurre musica e filmati, comunicarci in tempo reale le condizioni meteo in qualsiasi parte del mondo e segnalarci il ristorante macrobiotico più vicino a casa, dopo averglielo domandato a voce. È tutto dato per scontato, fin troppo, e spesso ci dimentichiamo della straordinarietà degli aggeggi che teniamo in tasca. «Tutto è fantastico, e nessuno felice», dice Louis C.K. (di cui trovate un profilo sul numero di Studio in edicola) a proposito degli smartphone. Una cosa che dovremmo ricordare, però, è che se le nostre macchine sono in grado di lavorare in modo sempre più straordinario, è grazie a delle cosine invisibili che si trovano al suo interno, dette algoritmi. Definire l’algoritmo è piuttosto complicato – basti pensare che luminari come Charles Babbage utilizzarono strumenti simili senza nominarli – ma seguendo la definizione enciclopedica possiamo comunque considerarlo un procedimento che permette di risolvere un determinato problema con un numero finito di passi.

Dopo aver decriptato Enigma, nel 1942 Alan Turing fu chiamato negli Usa ai laboratori della Bell a lavorare ad alcuni progetti segreti. Come racconta James Gleick nel libro The Information, era arrivato nel New Jersey a bordo della nave Queen Elizabeth, che attraversò l’oceano Atlantico zigzagando per evitare gli U-boot tedeschi. Qui conobbe Claude Shannon (fondatore dell’information theory e dei principi alla base dei moderni computer, nonché co-ideatore del modello comunicativo di Shannon e Weaver) e altri matematici con cui fondò e rivoluzionò le idee stesse di macchina e informazione. Era già da molti anni che il giovane matematico discuteva dalla possibilità di costruire macchine in grado di pensare, un argomento caro anche al collega Shannon. A soli 22 anni si era posto una domanda: “I numeri sono tutti calcolabili?” e aveva definito per la prima volta il “calcolo” una procedura meccanica, un qualcosa che si sarebbe potuto “insegnare” anche a un oggetto inanimato. Un algoritmo, insomma. Per andare a fondo della questione, capì di dover andare oltre l’uomo: gli esseri umani, infatti, ragionano ad intuito, hanno ispirazioni, lampi di genio e momenti di maggiore o minore concentrazione: per capire la vera natura del calcolo bisognava eliminare l’aspetto umano. Così nacque la macchina di Turing.

Dopo la guerra

È importante specificare che per macchina di Turing non si intende un oggetto fisico: è un progetto, un esercizio mentale utile a una dimostrazione. Ciò nonostante viene considerata l’antenata dei moderni computer, per un motivo piuttosto semplice: è programmabile. Essa prevedeva un rotolo di nastro, dei simboli e dei movimenti possibili (states), che cambiano a seconda delle linee-guida del programmatore. In pratica, un ipotetico nastro verrebbe riempito di simboli a seconda delle istruzioni del programmatore. Tutto qui. Talmente semplice che non c’era nemmeno il bisogno di costruirla (qui trovate comunque un simulatore).

Alla fine della Seconda guerra mondiale, lo scienziato tornò in madre patria dove nel 1952 ebbe enormi problemi perché omosessuale, cosa che all’epoca era un reato nel Regno Unito: per evitare la galera, fu costretto a sottoporsi alla castrazione chimica attraverso un trattamento a base di ormoni femminili. Due anni dopo, a pochi giorni dal suo 42esimo compleanno, morì in circostanze sospette per avvelenamento di cianuro. Un trattamento disumano di cui il governo inglese di Gordon Brown ha chiesto scusa ufficialmente solo nel 2009, e che ha spento una mente fertile, che non fece in tempo a vedere le sue idee concretizzarsi. Un genio dimenticato e scomparso troppo presto.

Ricapitolando: Alan Turing ha contribuito a fermare Hitler. Vi ha regalato la tecnologia informatica. È morto dopo un trattamento disumano (e c’è chi pensa non si sia trattato di suicidio). Oggi avrebbe 100 anni. Almeno ringraziatelo, perdio.

Leggi anche ↓

L’attivista palestinese che ha lavorato a No Other Land è stato ucciso da un colono israeliano

Maestro e attivista, Odeh Muhammad Hadalin aveva aiutato i registi del documentario premio Oscar a girare il loro film a Masafer Yatta.

Sam Altman ha detto che a differenza dell’avvocato e del terapeuta, Chat GPT non ha l’obbligo del segreto professionale

Quello che le diciamo non si può cancellare e potrebbe essere usato in tribunale.

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero