Fata Morgana è l’enorme mostra corale di Fondazione Trussardi a Palazzo Morando che indaga l’ultraterreno nelle pratiche artistiche. Ce l’ha raccontata uno dei suoi curatori.
Com’è il primo romanzo di Louise Glück
Louise Glück, vincitrice nel 2020 del premio Nobel per la letteratura, è conosciuta soprattutto per la sua poesia. Glück è stata definita una “poetessa dell’essenziale” che, come vi avevamo raccontato qui, nei suoi versi racconta l’individuo e la natura con un tono severo e teso, con dei versi precisi che non concedono nulla al superfluo. Per la prima volta, la poetessa si è cimentata con la narrativa pubblicando, l’11 ottobre, il suo primo romanzo (ancora inedito in Italia) dal titolo Marigold and Rose. Il romanzo è un libro brevissimo – 55 pagine – diviso in dieci capitoli che raccontano, anche se non in ordine strettamente cronologico, il primo anno di vita di due gemelle, le Marigold e Rose che danno il titolo al romanzo. Le due sorelle vengono descritte come molto diverse tra loro ed è evidente sin dall’infanzia: Marigold con il suo sguardo cupo, Rose con il suo carattere socievole e i suoi modi chiassosi.
Come scrive Dwight Garner nella sua recensione sul New York Times, uno dei temi fondamentali del romanzo è la perdita: Marigold e Rose, nel breve arco di tempo della storia, perdono la loro nonna e sono costrette ad accettare l’assenza della madre, che torna a lavoro al termine del periodo di maternità. Nel romanzo si trovano spesso rimandi allo stile che l’autrice utilizza nelle sue poesie: la storia è divisa in blocchi di testo, separati da spazi bianchi e interruzioni, che fanno sì che la lettura ricordi quella delle strofe di una poesia. Come scrive Fiona Sampson sul Guardian, Marigold and Rose è un’altra prova della capacità di Louise Glück di raccontare, da una parte, «l’età adulta come una prigione nel tempo e nel linguaggio» e allo stesso tempo «l’eternità della prima infanzia e dell’infanzia stessa».
Il lancio di stracci tra attiviste e Lucarelli ci ricorda l’importanza, anche nel 2025, di avere strutture che possano filtrare, modificare, ponderare le opinioni prima di immetterle nel discorso pubblico.