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Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms, la prima serie tv di Wong Kar-Wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.
L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.

Il New Yorker ha appena recensito Lessico famigliare di Natalia Ginzburg

22 Giugno 2017

Il New Yorker ha pubblicato una recensione entusiasta di Lessico famigliare. Il celebre romanzo di Natalia Ginzburg, che è uscito in Italia nel 1963 e ha vinto il premio Strega, è stato tradotto per la prima volta in inglese nel 1967. Però in America è uscita di recente una nuova traduzione, di Jenny McPhee, pubblicata dalla New York Review of Books nella sua collana “Classics”.

Family_Lexicon_1024x1024È a questa nuova traduzione che la recensione di Cynthia Zarin si riferisce. Il titolo dell’articolo “Hiding in Plain Sight: Natalia Ginzburg’s Masterpiece” allude sia alla vicenda della scrittrice torinese, che si è nascosta “in piena vista” andando a vivere in campagna coi figli e assumendo il cognome materno (che era cattolico), sia al fatto che, per il pubblico americano, il suo capolavoro è sempre stato lì, ma in un certo senso è rimasto nascosto.

«La scrittrice americana Grace Paley diceva spesso ai suoi studenti che ogni storia è in realtà due storie: quella in superficie e quella che scorre sotto. Il climax è quando le due storie s’incontrano. Per Ginzburg, la seconda storia che sottolinea la prima è il lato oscuro della storia: il ruolo che la sua famiglia ha svolto nel movimento anti-fascista in Italia e il fato delle persone a loro care durante l’occupazione tedesca», scrive Zarin, notando che l’uccisione del marito della scrittrice, Leone Ginzburg, è appena accennata.

«La cosa migliore che si può dire di questo libro è che è un capolavoro», prosegue l’autrice della recensione. «C’è qualcosa di Beckett nella prosa di Ginzburg; e qualcosa di Chekhov, che ammirava molto; e qualcosa delle ultime opere di Shakespeare, dove la tragedia spesso avviene fuori dal palcoscenico. È uno dei misteri della vita che quello che rende le tragedie sia sopportabili, sia insopportabili è la stessa cosa: che la vita va avanti».

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