Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Le famiglie delle vittime dell’Isis fanno causa a Twitter
Le famiglia di tre vittime degli attentati dell’Isis in Europa hanno fatto causa a Twitter: gli rimproverano di avere permesso al gruppo terrorista di avere proliferato all’interno del social network, avendo indirettamente contribuito all’uccisione dei loro cari e violato la legge antiterrorismo statunitense. La causa è stata iniziata dai famigliari di Alexander e Sascha Pinczowski, due giovani newyorchesi, fratello e sorella, uccisi nell’attentato all’aeroporto di Bruxelles lo scorso marzo, e da quella di Nohemi Gonzalez, una studentessa californiana morta a Parigi nel 2015 durante l’attacco del Bataclan.

Il testo completo della citazione in giudizio è stato pubblicato da Fast Company. I legali delle famiglie Pinczowski e Gonzalez accusano Twitter di avere ricoperto, seppure involontariamente, «un ruolo essenziale nello sviluppo dell’immagine dell’Isis, nel successo nel reclutare membri da tutto il mondo, e nella sua capacità di effettuare attacchi e intimidire i propri nemici». Il rapporto dello Stato islamico con i social media, utilizzati non soltanto come strumento di propaganda ma anche come piattaforma di reclutamento e di radicalizzazione, è un tema che da tempo affascina gli esperti di terrorismo. In questo caso specifico gli avvocati sostengono che la società stia violando l’Anti-Terrorism Act, che sanziona il sostegno anche indiretto ai gruppi terroristi. Twitter era già stata citata in giudizio lo scorso anno su basi analoghe, insomma con l’accusa di essere stata strumentale ai piano dell’Isis, ma un giudice californiano aveva dato ragione alla compagnia.
Nell’immagine: il logo di Twitter a Wall Street nel 2013 (Andrew Burton/Getty Images)
Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.