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Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.
Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.
La turistificazione in Albania è stata così veloce che farci le vacanze è diventato già troppo costoso I turisti aumentano sempre di più, spendono sempre di più, e questo sta causando gli ormai soliti problemi ai residenti.
Nell’assurdo piano di Trump per costruire la cosiddetta Riviera di Gaza ci sono anche delle città “governate” dall’AI Lo ha rivelato il Washington Post, che ha pubblicato parti di questo piano di ricostruzione di Gaza che sembra un (brutto) racconto sci-fi.
Stasera La chimera di Alice Rohrwacher arriva per la prima volta in tv, su Rai 3 Un film d'autore per festeggiare l'apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2025.
Emma Stone, che in Bugonia interpreta una donna accusata di essere un alieno, crede nell’esistenza degli alieni E ha spiegato anche perché: lo ha capito guardando la serie Cosmos di Carl Sagan.

La salute della fantascienza

Da quando è stata accettata tra la letteratura "alta", la fantascienza sembra aver esaurito il suo serbatoio di idee.

04 Settembre 2012

Primo fatto: agli inizi del giugno scorso, il New Yorker ha dedicato per la prima volta nella sua storia un intero numero alla fantascienza, con racconti di Junot Dìaz, Jennifer Egan, Sam Lipsyte, Jonathan Lethem (ovvero tutti scrittori non dichiaratamente di fantascienza). Secondo fatto: è appena uscito in Italia Le quattro dita della morte, l’ultimo lunghissimo romanzo di Rick Moody pubblicato nel 2010 negli Stati Uniti e ambientato nel 2025. Terzo fatto: Jennifer Egan nel 2011 ha vinto il Pulitzer con un romanzo, Il tempo è un bastardo, in cui alcuni capitoli, e in particolare quello di apertura e di chiusura, si svolgono nel futuro. Quarto fatto: un altro Pulitzer, quello del 2007, La Strada di Cormac McCarthy, è ambientato in un futuro post-apocalittico e, pur essendo un modello esemplare e citatissimo di letteratura alta, è allo stesso tempo riconducibile a uno sfruttatissimo archetipo della fantascienza, l’ultimo uomo sulla terra.

Sono solo alcuni tra gli indizi più recenti che dimostrano quanto negli ultimi anni la fantascienza, un genere che per tutto il Novecento è stato considerato popolare e di serie b, sia stata usata dalla letteratura vera e in qualche modo da essa inglobata. Allo stesso tempo, infatti, la fantascienza come genere, con le sue riviste, le sue collane e i suoi scrittori-inventori, che non hanno quasi mai prestato particolare attenzione allo stile o alla profondità dei personaggi – alla qualità della scrittura, direbbe qualcuno – e neanche hanno mai immaginato di vincere un Pulitzer, ha vissuto, sta vivendo, una fase di declino, per non dire di fine. Basta dare un’occhiata alle uscite recenti di Urania, lo storico marchio mondadoriano dedicato: sembra di dare un’occhiata alle uscite degli anni Sessanta. Nessuna idea nuova, nessuna possibilità di esercitare un fascino sul lettore non appassionato, la fantascienza contemporanea sembra avere imboccato una strada riservata a uno sparuto gruppo di fan. Proprio ora che persino il fantasy è uscito dal ghetto; per non dire dei due generi di maggior successo commerciale delle ultime decadi editoriali, il giallo e il noir, che pur non avendo prodotto un’influenza sulla letteratura vera paragonabile alla fantascienza – non per lo meno sui libri che contano o che si propongono di contare –  continuano a sfornare romanzi che entrano in classifica e riscuotono l’interesse generale. Da un lato dunque c’è stata una forma di assunzione della fantascienza, o di alcuni suoi elementi caratteristici, da parte di modelli cosiddetti alti, dall’altro la fantascienza pura respira con molto affanno al punto da risultare moribonda. Un fenomeno che tra l’altro sembra vivere qualche riflesso anche nei copioni cinematografici che sempre più raramente in questi anni hanno scelto di raccontare storie ambientate nel futuro. Certo, abbiamo tutti visto Matrix, ma provate a confrontare la quantità di film di fantascienza usciti negli anni Ottanta – moltissimi – con quelli usciti negli anni Novanta – ancora parecchi – per arrivare ai pochi, pochissimi di oggi.

Un punto di non ritorno potrebbe forse essere rintracciato alla fine degli anni Ottanta con il successo critico del cyberpunk. È stato quello il momento in cui la fantascienza si è liberata della sua reputazione. Il cyberpunk è stato un movimento che ha interessato potenzialmente tutti, una corrente letteraria di moda con la stessa dignità di altre correnti letterarie di moda precedenti o successive (l’avant-pop, il postmodernismo). Soprattutto, i libri di Gibson e Sterling, per fare i nomi dei due più conosciuti e bravi scrittori del movimento, pur conservando alcune caratteristiche tipiche del genere – la visione profetica, il sottofondo politico, l’invenzione tecnologica – sono romanzi stilisticamente non banali e anche belli da leggere.  Non che siano stati i primi scrittori di fantascienza a scrivere bene, per carità. Pensare, per esempio, al recentemente scomparso Bradbury, che ha partorito romanzi in grado di passare dallo status di classici della fantascienza allo stato di classici tout court. Bradbury scriveva benissimo, ma di viaggi su Marte o di lontani mondi distopici, mentre Gibson, Sterling, o anche Neal Stephenson, hanno lavorato su qualcosa di cui mai nessun autore di fantascienza – a parte Dick e Ballard, loro padri ispiratori – si era fino a quel momento preoccupato: il realismo.

I computer, i pirati informatici, le megalopoli orientali… Erano tutte cose che stavano per esistere. II viaggi nello spazio sono diventati sempre più improbabili e sempre meno interessanti. Questo, mentre la storia finiva, appiattendo qualunque prospettiva a lungo termine. E, mentre il progresso tecnico-scientifico faceva di colpo passi da gigante. In altre parole, il futuro si è avvicinato.

È molto interessante osservare nel corso della storia del genere la relazione tra fantascienza e realismo, ed è curioso notare il rapporto inversamente proporzionale che sussiste tra tempo reale e tempo romanzesco. Se negli anni Cinquanta potevano sembrare plausibili per un lettore colonizzazioni intergalattiche lontanissime da un punto di vista tecnologico, negli anni Ottanta il lettore ha avuto evidentemente bisogno di ambientazioni molto meno fantastiche e ipotetiche. Gli scrittori si sono regolati di conseguenza. E l’immaginazione sembra essersi assottigliata fino a far coincidere presente e futuro.

In apertura: Illustrazione di Antonio Sant’Elia

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