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Il costosissimo karaoke di Kanye West a Milano
Siamo stati alla "Listening Experience" al Forum di Assago, tra ospiti difficili da riconoscere, una manciata di personaggi del nostro star system musicale tra il pubblico e un unico, piccolo colpo di scena.
L’imprevedibile Kanye West ha di nuovo spiazzato tutti quando, una settimana fa, ha annunciato due eventi in Italia per celebrare l’uscita del suo nuovo disco Vultures Vol.1, a Milano ieri sera e a Bologna domani. Si sa, il legame di Kanye con l’Italia è saldissimo: dalle origini abruzzesi della moglie Bianca Censori alla sinergia professionale con i fratelli D’Innocenzo, registi del suo ultimo videoclip, fino alla nuova amicizia con gli ultras della Curva Nord dell’Inter, con i quali condivide molte idee politiche, arruolati per cantare i cori in due canzoni di Vultures Vol. 1. Kanye è andato anche a vedere Inter-Atletico Madrid allo stadio martedì scorso, e prima della partita è passato a salutare i suoi coristi per un Caffè Borghetti al baretto della Nord, subito fuori da San Siro. Come si poteva intuire dalle foto uscite qualche mese fa che lo ritraggono con le braghe abbassate su un taxi a Venezia, qua da noi Ye si trova a suo agio.
Nonostante le recenti intemerate di Kanye, le simpatie per il movimento White Lives Matter, la fascinazione per il nazismo, l’odio contro gli ebrei (tutto superato, nel nuovo disco rappa “keep a few jews on the staff right now” e “how can I be antisemitic?” prima di descrivere un rapporto sessuale con una donna ebrea) e le strane voci che girano sulla relazione con la moglie, che non avrebbe nessun potere decisionale su quisquilie tipo che cosa mangiare e come vestirsi, Vultures Vol. 1 ha debuttato al primo posto nelle classifiche di vendita statunitensi, pur con numeri inferiori agli ultimi album. In Italia le polemiche sulla sua salute mentale arrivano un po’ attutite, e non intaccano il suo status di leggenda del rap. Talmente leggendario da oscurare chi gli sta vicino: Vultures Vol. 1, si tende a dimenticarlo, non è un album solista ma una collaborazione con Ty Dolla Sign. Quest’ultimo ha appena festeggiato la sua prima volta in cima alle classifiche quindi, probabilmente, è ben contento di stare all’ombra del suo socio.
Con queste premesse, non si poteva mancare ieri al Forum di Assago. Gli organizzatori erano stati espliciti: non un vero concerto, d’altronde Kanye non si esibisce più da anni, piuttosto una Vultures Listening Experience, così è stata definita. A Milano c’è la settimana della moda, piove, prendere la macchina è fuori discussione. La metro che porta a Assago a un’ora dall’inizio della listening experience è mezza vuota, fra chi la sa lunga girano voci di flop, di un palazzetto mezzo vuoto. I biglietti non costano poco, minimo centoquaranta euro. C’è anche chi teme che alla fine Kanye non si presenterà, sarebbe coerente con il personaggio, l’anno scorso ha annullato un concerto a Reggio Emilia pochi giorni prima senza spiegazioni. Fuori dalla metro, appare il popolo di Kanye. Gruppi di ragazzotti inglesi bevono birra in maglietta sotto la pioggia, americani eccentrici scacciano i bagarini, moltissimi passamontagna, felpe con il cappuccio, giubbotti e stivali neri, lunghe code per comprare una maglietta celebrativa in vendita a quaranta euro. Gli adolescenti, pubblico abituale del rap italiano, sono in netta minoranza.
L’atmosfera, dentro al palazzetto, è da serata di gala. Dando un’occhiatina in giro, ci si accorge che fra il pubblico siede il gotha del nostro star system musicale. Tananai, con la barba di qualche giorno, beve birra e mangia patatine confezionate. Emma Marrone si lamenta mentre fuma una sigaretta elettronica di nascosto, si è svegliata all’alba per andare da Fiorello, ormai non dorme da due settimane. Fabio Rovazzi e Don Joe parlano fitto alla cassa del bar. Max Pezzali si guarda intorno con gli occhioni sgranati, sembra genuinamente entusiasta. Davanti a me c’è Ghali, non proprio la persona più indicata in queste circostanze considerato che è alto due metri, come sfondo del telefono ha Goku di Dragon Ball, gli scrocco una cartina (ha solo quelle corte), si guarda in giro commentando le luci, a ottobre suonerà qui anche lui. È con quattro amici, probabilmente uno di loro è Rich Ciolino, chiedo se è proprio così ma Ghali non concede lo scoop.
È stato utile dilungarsi sulla presenza vip in sala perché poi, alla fine, questo listening party si dimostra un tantino deludente. Non c’è un palco, l’unico elemento della scenografia è una specie di paralume bianco gigantesco sospeso a diversi metri da terra, in mezzo alla platea. Le macchine del fumo si attivano ogni cinque minuti, sputacchiando piccole nubi. Alle nove e mezza Bianca Censori attraversa il palazzetto per andare a sedersi in prima fila, tra le ovazioni della folla: è il segnale che l’esperienza di ascolto può cominciare, alla fine gli spalti si sono riempiti, si abbassano le luci, parte il coro “Kanye, Kanye”, le macchine del fumo vengono tarate alla massima potenza, Kanye West e Ty Dolla Sign escono e vanno a posizionarsi al centro della scena, proprio sotto al paralume gigante.
Inizia la listening experience, cioè qualcuno fa play, e le casse del Forum iniziano a sparare le note di Stars, primo pezzo di Vultures Vol.1. Kanye e Ty ballucchiano, si scambiano cenni di intesa, fanno mossettine da gang. A volte si avvicinano agli spalti, circospetti, senza troppa partecipazione. Non è nemmeno un playback, sembrano due amici al parco che ascoltano musica. Look total black, Kanye indossa il suo ormai classico passamontagna sopra a un giubbottone da zarro, Ty un cappotto lungo fino alle caviglie. Finito il primo pezzo parte il secondo, poi il terzo, e così via. Non appaiono microfoni, d’altronde non si era parlato di una singing experience, nessuno dei due canta o fa le doppie, non azzardano nemmeno un ciao Milano. Considerato che metà della scena rap americana è in città per le sfilate, non è stato difficile organizzare qualche ospitata di lusso: Playboi Carti passeggia fumando qualcosa di enorme e scattando selfie con le prime file, Quavo muove i fianchi, Rich the Kid si agita a tempo. Dato che nessuno canta, non è facilissimo riconoscerli. Sugli spalti ci si interroga, «e quello chi è?». Continua a pesare l’assenza di un microfono.
Kanye West, anfitrione della serata, si muove come un orso, allarga le braccia, tira pugni all’aria, viene abbracciato dai suoi colleghi. A un certo punto si alza il passamontagna e, finalmente, lo vediamo in faccia. Almeno non ha mandato un sosia a prendersi l’affetto dei suoi devoti. Il disco va avanti, seguendo lo stesso ordine della scaletta originale con l’aggiunta di Everybody (il pubblico risponde al campionamento dei Backstreet Boys con un ruggito di approvazione) e senza Good (Don’t Die), pubblicata in Vultures Vol. 1 nonostante l’utilizzo di un sample di Donna Summer mai autorizzato dagli eredi, e perciò tolta da Spotify. Chi sperava in qualche inedito, magari tratto dai prossimi episodi di Vultures, annunciati da Kanye e che chissà quando potremo ascoltare, è rimasto deluso. L’unico colpo di teatro è la missione suicida di un tizio che scavalca la balaustra e corre fino a Kanye, riesce anche a toccarlo prima di essere steso da una mandria di bodyguard e rapper. Non deve aver passato un bel quarto d’ora.
Finisce il disco e parte un bis di Carnival, il pubblico estasiato lo accompagna con le torce dei telefonini accese, ultimo sforzo per le macchine del fumo. Mentre suonano le note conclusive del pezzo Kanye West e Ty Dolla Sign se ne vanno senza guardarsi indietro, nemmeno un ciao. Fine dell’esibizione, il dj mette un medley di vecchie hit di Kanye West (il povero Ty Dolla Sign è sempre più sullo sfondo, magari a lui sarebbe piaciuto esibirsi in due canzoni dal vivo) e quasi tutti rimangono sulle tribune, alla pioggia e al traffico ci penseremo poi, i fan in visibilio ballano e cantano felici mentre il dj rimette Carnival, e poi di nuovo per la quarta volta. Si sono visti karaoke più economici.