Un volto appare nel cielo. Nessuno se lo sa spiegare, se non nuovi profeti di speranza o distruzione. Un libro che mostra il caos che, da un momento all'altro, potrebbe spalancarsi.
Il nuovo album di Kamasi Washington è la colonna sonora di un anime
Non di uno qualsiasi, però: parliamo di "Lazarus", la nuova serie di Shinichiro Watanabe, l'autore di "Cowboy Bebop".
Gli appassionati di anime sanno che quando Shinichiro Watanabe fa un film o una serie tv, si può stare certi di due cose: l’animazione sarà strepitosa e la colonna sonora sarà migliore dell’animazione. È stato così per Cowboy Bebop, è stato così per Samurai Champloo (è stato così per tutto quello che Watanabe ha fatto nella sua carriera, da Macross a Carol & Tuesday passando per Kids on the Slope, Space Dany e Terror in Resonance), è così anche per Lazarus, la nuova serie di Watanabe il cui primo episodio è stato trasmesso il 5 aprile in Giappone, mentre in Italia la serie ancora non ha un distributore.
Ma persino gli appassionati di anime sono rimasti sorpresi da quello che Watanabe è riuscito a fare con la colonna sonora di Lazarus: 11 nuove canzoni di Kamasi Washington, uno dei jazzisti più famosi e apprezzati del mondo, un nuovo album composto appositamente per fare da colonna sonora all’anime. Washington che, in una lunga e bella intervista concessa a Hypebeast, ha rivelato di essere un fan di Watanabe dai tempi di Macross Plus.
A Watanabe però non è bastato questo. Di colonne sonore ne ha fatte realizzare altre due ad altrettanti artisti: una a Floating Points e una a Bonobo, tre soundtrack originali, 32 nuovi pezzi (11 quelli di Washington, 6 quelli di Floating Points, 15 quelli di Bonobo) per un solo anime. Tutte e tre le colonne sonore sono disponibili sulle principali piattaforme, come fossero degli album. Sono tutte e tre bellissime ma quella di Washington è ovviamente speciale, per ammissione di Watanabe stesso che ha scelto la sua “Vortex” come sigla di Lazarus.
Il giornalista ci parla del suo nuovo libro, Bestiario artico, in cui usa gli animali del Polo Nord per collegare i diari di esplorazione del XVI secolo con le trasformazioni ambientali, geopolitiche e culturali del presente.
La miniserie in quattro parti, presentata a Venezia e appena arrivata su Netflix, non dà la caccia a un colpevole né prova a risolvere il mistero. Si concentra sulla confusione, l'angoscia, la violenza e sulle vittime, soprattutto le donne.