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Storia surreale di un sudcoreano conteso tra Napoli e Milano

Racconto dell'amicizia appena nata e già finita tra Mario Mario di Casoria e Jun di Seul, che si sono incontrati, conosciuti e separati su TikTok.

di Gianluca Nativo

Forse è dai tempi di Marco Polo che non si assiste a un clash antropologico tra Oriente e Occidente come quello avvenuto su Tiktok nelle ultime settimane. Se nei suoi resoconti al Kublai Khan l’autore del Milione non disdegnava l’invenzione pur di rappresentare una cultura così lontana – cinocefali, monopodi, ciclopi – chissà a quale bestiario dovrà ricorrere il nostro Jun per raccontare il suo viaggio in Italia. Partiamo dall’inizio. Jun è un ragazzo sudcoreano che si è intrufolato nell’algoritmo delle dirette italiane di TikTok. Si fa amare per i suoi modi gentili, i lineamenti accentuati dall’uso massiccio di filtri, e soprattutto perché si piega, con pazienza e grande lavoro di mediazione culturale, al trend di intonare, su richiesta, canzoni italiane. Dalle hit del momento – Tango di Tananai – a classici della canzone italiana. Fino a quando nella roulette delle dirette non incontra un simpatico omaccione di Casoria, periferia nord di Napoli, Mario Mario su TikTok, per il quale interpreta Trapanarella, canzone popolare su una ragazza che lavora all’arcolaio. Bellissima l’interpretazione di Peppe Barra per la Compagnia di canto popolare, peccato che Mario Mario e Jun abbiano optato per la rivisitazione anni Novanta, molto più scollacciata, da sagra di paese, cantata da Gigione. Da lì scatta la scintilla.

Mario Mario è così felice dell’esibizione di Jun che sente il bisogno di disobbligarsi. Perché non invitarlo a Napoli? L’organizzazione del viaggio, il volo Seul–Monaco, Monaco–Napoli viene finanziato dai follower con una raccolta fondi e documentato in diretta. Per ricostruire la storia bisogna ringraziare i nascosti filologi di TikTok (qui un thread di riassunto in continuo aggiornamento), spettatori sonnambuli che registrano, editano, fanno ordine, commentano su altri social, stemma codicum alla mano, le dirette di Mario Mario seguite da oltre duecentomila spettatori. All’aeroporto di Capodichino l’accoglienza è quella che di solito si dedica a un nuovo acquisto della squadra del Napoli. Tutti vogliono un selfie con Jun. Oramai diventato Juàn, Giovanni. Mario Mario lo porta in giro nella sua bellissima città, in qualità di dignitario, tra giri in barca e sfilate tra la folla in Lamborghini, e un paio di, forse più di un paio, sponsorizzazioni. Chi scrive, a vederli insieme in macchina che intonano Tango di Tananai, tra abbracci, baci, mani intrecciate a formare cuori, aveva sperato fino alla fine nella love story. Mario Mario si definisce carnale, sanguigno, affettuoso. Si ripetono in continuazione i love you. L’unica interazione in lingua inglese, per il resto si comunica a gesti o con la voce metallica di google traduttore.

L’incidente diplomatico scatta alla partenza di Jun per Milano – c’è chi dice per incontrare Tananai, chi per incontrare tale Elisa, prima contribuente della raccolta fondi (pare abbia donato 500 euro) per far venire il 31enne in Italia e sua “amica” digitale e moderatrice delle sue dirette già da tempo. Ovviamente l’accoglienza al nord non può essere paragonata a quella ricevuta al sud. I follower sono preoccupati. Mario Mario fa allarmismo, forse soffre il distacco, è geloso? Dalle storie Jun pare avvilito, preoccupato, solo, va in live ubriaco, dicono i follower, e sembra che gli amici di Elisa lo prendano in giro e lo facciano bere di proposito. “Tornerà, il posto a casa mia c’è” commenta Mario nelle sue dirette da Casoria, in una vestaglia cardinalizia. Ma Jun non torna. Anzi, dal suo profilo, nel mezzo di traduzioni forzate e probabilmente poco accurate, ammette che l’esperienza a Napoli è stata traumatica, troppi abbracci, troppe foto, Mario Mario lo ha sfruttato solo per i follower e per le sponsorizzazioni, però i napoletani sono fantastici, vuole loro molto bene. Viene da chiedersi cosa si debba provare a venire catapultati da Seul ai vicoli di Napoli a bordo di una Lamborghini. Ma i follower di Mario Mario non perdonano. Jun detto Juàn perde in poco tempo migliaia di follower, rende privato il suo profilo di Instagram. “Ci hai tradito”.

È noto da tempo che l’algoritmo di TikTok ha subìto nella città di Napoli una felice mutazione, come dimostrano i casi di Rita De Crescenzo e Lo Smollicato. Il social proletario, meno patinato di tutti, ha fatto in modo che chiunque dal proprio smartphone possa spiare dal buco della serratura di bassi, quartieri popolari, assistere a diatribe, strascini in diretta, seguire dal vivo l’ascesa di improbabili influencer, dalle venditrici di pannocchie a salumieri solerti. Qui i trend si reinventano, le mode sfociano nell’abuso. Se una volta la passione per la Corea si esprimeva nelle giornate del Comicon, su a Castel Sant’Elmo, al Vomero, quando schiere di nerd occupavano i vagoni della metropolitana, mettendo finalmente in un angolo i cuozzi disorientati dai cosplay, adesso bisognerà aspettarsi un concerto dei BTS nei quartieri spagnoli. Molte teorie ruotano intorno alla figura di Jun – inverosimili come quella che lo vuole una spia di Kim Jong-un, dittatore dell’altra Corea, e altre più verosimili, che lo vogliono solo interessato al successo social… A intervenire nel dibattito arrivano nomi eminenti. “A figlia ‘ro presidente”, pizzaiola e imprenditrice, racconta su TikTok la sua esperienza in occasione dell’apertura del suo locale nella capitale della Corea del Sud. Dopo otto ore di volo rimane delusa dall’accoglienza fredda – solo un mezzo inchino – dei suoi nuovi soci. “Otto giorni senza sorridere”, lamenta. Noi napoletani abbiamo il sole nel cuore, dice. Jun se ne stava da solo chiuso in camera a fare le dirette. I napoletani, anzi Mario Mario, gli ha svelato la verità sull’amore, il segreto della felicità. Quando un forestiero viene al sud piange due volte: quando viene e quando parte. Chissà che Netflix non abbia già in mente un remake coreano di Benvenuti al Sud, magari in chiave fluida, Mario Mario e Jun camerieri in una pizzeria di Seul, a sfornare margherita al ritmo di Trapanarella.