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Il quotidiano del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fatto firmare un articolo a LeBron James, che però non lo ha mai scritto È vero che viviamo in un mondo strano, ma ancora non così strano da avere LeBron James tra gli editorialisti del Quotidiano del popolo.
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Da Agassi al principe Harry, tutte le storie di J. R. Moehringer, il ghost writer più famoso del mondo

Autore di romanzi e, soprattutto, di alcune delle autobiografie più lette degli ultimi anni: storia dello scrittore diventato famoso raccontando le vite degli altri.

12 Gennaio 2023

«E tu cosa vorresti fare?» domanda un sacerdote al narratore del Bar delle grandi speranze, di J.R. Moehringer. «Non lo so» risponde il protagonista. Il sacerdote insiste: «Avrai qualche idea?». A quel punto il ragazzo non può più aggirare la domanda e confessa: «Vorrei soltanto scrivere». Quel giovanissimo aspirante scrittore del libro autobiografico di Moehringer è diventato oggi lo scrittore che tutti leggono scorrendo le pagine della biografia del principe Harry, Spare. Il minore (Mondadori). In un solo giorno, nel Regno Unito, ha venduto quattrocentomila copie, è il libro più velocemente venduto nel Regno Unito, nella categoria nonfiction. Solo Harry Potter infatti è riuscito a fare meglio.

Il precedente miracolo compiuto da Moehringer riguarda il longseller Open, la biografia di Andre Agassi. In Italia, la consacrazione arriva subito. Tra i primi, Alessandro Piperno recensisce con entusiasmo l’autobiografia del tennista accorgendosi immediatamente che Moehringer è un «virtuoso», «tra le righe si capisce che Moehringer gli abbia fatto da ghostwriter. Il che spiega tale spavalderia stilistica. Eppure, nonostante si senta (e come) la mano di Moehringer, leggendolo, non dimentica mai che il punto di vista è di Agassi». Open viene approvato da critici, da scrittori e da lettori, si innesca un passaparola infinito, rarissimo nel mondo editoriale, tutti leggono e amano un capolavoro di letteratura sportiva, compreso chi non ha mai preso in mano una racchetta. È allora che forse molti recuperano il suo primo libro, un classico romanzo di formazione malinconico e intriso di nostalgia, Il bar delle grandi speranze (Piemme). Racconta la storia di Moehringer, con un padre impalpabile, che il figlio ascolta parlare da una radio accesa. Agassi lo legge con stupore e ammirazione. Leggendo quella storia sente qualcosa risuonare nella sua vita. Decide di chiamare l’autore perché lo aiuti a mettere in ordine la sua parabola sportiva e umana. Moehringer accetta. Si trasferisce per un po’ a Las Vegas, dove Agassi è nato e dove vive con la moglie Steffi Graf. Trascorrono insieme duecentocinquanta ore, alla fine ci sono dodicimila pagine da sbobinare. Grazie anche alla lettura di Freud e Jung, Moehringer si sintonizza con le dinamiche in azione nella testa di Agassi. C’è qualcosa che conosce bene in quella testa e in quella storia. Ne esce fuori Open. I padri raccontati in Open e nel Bar delle grandi speranze hanno in comune una speciale commistione di amore e distanza, freddezza e presenza. Nella biografia del principe Harry appare un nuovo volto del padre, che completa gli altri due, un nuovo rapporto fatto di attriti e dolcezze: «Non dimenticava mai che non amavo il buio, quindi mi accarezzava il viso fino a quando mi addormentavo. Uno dei miei ricordi più belli è quello delle sue mani sulle guance, sulla fronte. Poi, quando mi svegliavo e lui se n’era andato, magicamente la porta era sempre socchiusa. A parte quei fuggevoli momenti, tuttavia, papà e io sostanzialmente coesistevamo».

Spare è l’ennesima prova che la letteratura la fa lo stile e non la storia in sé. È lo stile il contenuto segreto delle storie, è la scrittura a rendere il modo emotivo accattivante: «Paura a parte, provavo una sorta di iperconsapevolezza e un’intensa, profonda vulnerabilità, la stessa che avevo sentito in altri momenti chiave della mia vita», scrive Harry incontrando il padre e il fratello dopo anni di attriti. Oltre al Bar delle grandi speranze, ad aver vinto il premio Pulitzer raccontando la cittadina dell’Alabama Gee’s Bend, ad aver toccato con la sua bacchetta magica Open, e poi L’arte della vittoria (l’autobiografia del cofondatore della Nike, Phil Knight), Moehringer, nato a New York nel 1964, ha pubblicato il romanzo Pieno giorno (Piemme). Anche qui un padre: «Willie vede Padre come una incredibile collezione di mai. Mai assente al lavoro, mai un goccio di liquore, mai una bestemmia, mai che alzi una mano, in un momento di rabbia, sulla moglie o sui figli. Non mostra neanche mai il suo affetto, non parla mai». Alla fine del libro, il primo tra i ringraziati è il tennista di Las Vegas: «Il mio sentito grazie ad Andre Agassi». La fascetta sul libro lo presenta come il coautore di Agassi. Ancora una volta al centro del nuovo libro il tentativo di fissare una vita sfuggente, ambigua e controversa. In questo caso di un rapinatore di banche di New York, Willie Sutton, un rapinatore che non ha mai sparato, ha compiuto tantissimi colpi senza uccidere nessuno. È una biografia, si legge come un romanzo. Il narratore a un certo punto elogia lo scrittore Norman Mailer: «Mailer sì che ci sa fare: scrive la storia come se fosse un romanzo, e i romanzi come se fossero storia, e ci si infila dentro da ogni parte». Niente sembra descrivere meglio anche il lavoro di questi anni di Moehringer stesso. Anzi, una definizione migliore forse c’è, la dà Cristina Taglietti quando sul Corriere della Sera saluta l’uscita di Pieno giorno: “Raccontare le vite degli altri come fossero la propria è diventato il suo marchio di fabbrica”. Oltre alla vicenda pubblica, Pieno giorno racconta una storia d’amore, tra il protagonista e una ragazza di Coney Island, Bess: «Lei è biondo cenere (…), ma nella luce autunnale i suoi capelli hanno ogni possibile sfumatura di giallo». Pieno giorno trabocca romanticismo, è una versione aggiornata del Grande Gatsby. Anche Open è sostanzialmente una storia d’amore, quello per Steffi Graf, e Agassi un Gatsby più goffo; un amore che segna tutto il libro.

Meghan Markle compare superata la metà di Spare, come un angelo salvifico nella desolata terra del principe. A Harry è sufficiente osservarla in foto per capire che lei è il suo futuro: «Capii tutto questo dal suo viso. Un viso luminoso, angelico. Non avevo mai avuto un’opinione chiara sull’interrogativo scottante: esiste una sola persona per ognuno di noi su questa Terra? Ma in quel momento ebbi la sensazione che potesse esserci un solo volto per me. Il suo». Vita di Moehringer, vita di un tennista che odia il tennis, vita di un rapinatore gentiluomo, vita di un principe che smette di essere tale. Vite contraddittorie, inaccessibili, segnate dal successo e dal dolore. Avvolte dal silenzio, pur sotto ai riflettori. Sempre storie di salvezza attraverso incontri con figure femminili che imprimono svolte nella crescita di uomini soli e smarriti. «Se penso ai miei libri preferiti – dice Moehringer in un’intervista – non me ne viene in mente uno che non abbia, dentro, una storia d’amore». Vale per i libri che legge, vale per i libri che scrive. Vale per i libri che aiuta a scrivere.

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