Attualità | Polemiche

Jorit, faccia al muro

Racconto della surreale trasferta dello street artist a Mariupol, città ucraina occupata dai russi, tra i soliti murales, verbosi post Instagram e tirate cripto-putiniane.

di Lorenzo Camerini

Continua a strabiliarci il dibattito sulla guerra in Ucraina. Qua in Italia segue logiche tutte sue, spesso fanatiche. C’è un nuovo attore, che si unisce al bailamme dei commentatori pronti a spiegarci quello che i media mainstream non ci dicono. È Jorit, vero nome Ciro Cerullo, artista figurativo, specializzato in faccioni iper-realistici disegnati sui palazzi delle città, soprattutto in Campania (è nato in provincia di Napoli) e negli Stati Uniti: ritratti in primissimo piano di Maradona, Che Guevara (Jorit è detentore del Guinness dei primati per il murales più grande mai dedicato al rivoluzionario sudamericano, nel 2019, a Napoli), Ilaria Cucchi, Nelson Mandela, Pier Paolo Pasolini, Martin Luther King, Luis Sepulveda, Marek Hamsik. Un pantheon forse banalotto, ma piuttosto inattaccabile, che gli vuoi dire. Jorit negli ultimi anni ha girato il mondo, realizzando le sue opere su palazzi in centro e in periferia, regalandole alla collettività. Insomma, un artista politico, anzi militante, come si definisce lui, anche vicino alla causa palestinese e al movimento Black Lives Matter, forte di duecentosettantamila follower su Instagram. Sulle orme di Banksy? Questa è l’intenzione.

E cosa non pensa di farti questo Jorit? Un bel viaggietto a Mariupol, nel Donec’k, porto ucraino occupato dai russi. Già, Mariupol: per i tempi dell’informazione sembra preistoria, ma i più attenti ricorderanno il bombardamento russo del teatro, il 16 marzo scorso, che ha causato 600 morti, e poi la fuga della popolazione attraverso check point illegali approntati dall’esercito russo, e la guerra di chi è rimasto in città, con la resistenza degli assediati nell’acciaieria Azovstal, gli appelli video dei soldati ucraini diffusi dai bunker anti-atomici sotterranei, i feriti curati con mezzi di fortuna, lo scambio di prigionieri, gli stupri, le deportazioni di minorenni. A Mariupol, ottantadue su centosei strutture di assistenza sanitaria sono state distrutte dall’esercito russo. Si calcola che circa 350 mila persone abbiano lasciato la città negli ultimi diciassette mesi, e che il 90 per cento degli edifici sia stato distrutto o danneggiato. Mariupol è un cimitero a cielo aperto, impossibile contare i morti.

Jorit ottiene, non si sa come, un pass per visitare Mariupol, dove i giornalisti europei e americani non sono benvenuti da un anno, e si scatena. Informazione anti-sistema: due murales e quattro post su Instagram. Resoconto social della sua trasferta: nel primo post viene documentata la sua visita a una scuola in quello che sembra il Donbass occupato (anche se nella didascalia della carrellata di quattro foto Jorit si geolocalizza, senza troppe precisazioni, in Russia), nel secondo viene filmato da terra mentre, in cima a una gru, scrive con vernice rossa sul fianco di un palazzo sventrato dalle bombe russe il testo di Tutt’eguale song’ ‘è criature di Enzo Avitabile. La didascalia merita di essere riprodotta fedelmente:

Ci hanno mentito sul Vietnam, ci hanno mentito sull’Afghanistan, ci hanno mentito sull’Iraq, ci hanno mentito sui Balcani e ci hanno mentito sulla Libia e sulla Siria.

E ora ho le prove, ci stanno mentendo anche sul Donbass. Qui l’etica non c’entra nulla, diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di s4angue.

Qui non c’è nessuno da liberare. È tutto l’esatto opposto di quello che ci raccontano in tv. La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass che lotta da 8 anni per liberarsi da un regime; quello di Kiev, che di democratico oramai non aveva più niente. Questo è soltanto uno sporco gioco fatto per interessi economici.

Dopo la Russia vorranno la Cina.

Ci dicono che mandano missili spendendo miliardi di euro perché sono buoni e altruisti, ma i bambini del Donbass sono stati sotto le b0mbe per 8 anni e in quel caso nessuno ha mosso un dito. Per queste persone alcuni bambini sono più uguali degli altri.

Ps: anche se siamo abbastanza lontani dalla linea del fronte, qui a Mariupol è difficile procurarsi una Sim per l’accesso ad internet, spero nei prossimi giorni di riuscire a raccontarvi qualcosa in più.

È telefonato il supporto di Alessandro Di Battista, che commenta dal suo profilo: grazie per il tuo coraggio. Il terzo post dalla sua residenza russa è in perfetto stile Jorit, un faccione disegnato su più piani (di un palazzo bombardato dai russi, sembra lo stesso dove l’artista italiano ha riprodotto i versi di Avitabile). Secondo Jorit, il suo murales ritrae il volto di una bambina russa che ha sofferto le angherie ucraine nel Donbass. In realtà, si è scoperto dopo poche ore, l’artista campano ha plagiato la foto della figlia di una fotografa australiana, Helen Wittle. La bambina, nell’originale, è imbronciata perché la mamma le ha appena comunicato che è finito il latte per il porridge. Nella didascalia, la spiegazione: è un coraggioso atto d’accusa contro Julija Tymosenko e Petro Porosenko, ex Presidenti dell’Ucraina, secondo le investigazioni di Jorit nazisti, assassini di bambini e nemici giurati del popolo russo. Il quarto post, di ieri, è un video più autobiografico, una sorta di diario con frammenti del suo viaggio: un uomo a torso nudo pulisce con cura il cofano di una macchina con un panno, permettendo a Jorit, in jeans e felpa con cappuccio verde, di scriverci sopra il suo nome con uno spray. Didascalia:

Questa cosa mi è stata richiesta solo in Calabria e qui in Donbass, e succede quando le persone del posto mi vogliono molto bene.

Ovviamente Jorit si definisce un artista libero. Ieri sera, tornando a casa dall’Ucraina, ha ripostato sulle sue storie Instagram i Dm di supporto dei fedelissimi. Siamo dalla parte giusta della storia, sei una boccata di aria fresca, no alla dittatura dell’Occidente imperialista, non facciamoci abbindolare dalla propaganda. Insomma, l’espansione della Nato a est, quel guerrafondaio di Zelensky (che fra l’altro è ebreo e un ex attore, non ce la conta giusta), tutti gli inviati in prima linea dei principali giornali ci stanno raccontando bugie, le solite stronzate. Mentre la Svezia entra nell’alleanza atlantica, e Cina e Turchia si allontanano da Putin, Jorit con la sua arte ci invita a guardare le sfumature. Ma di quali sfumature sta parlando? Vada per i Santoro e i Moni Ovadia, nostalgici di un mondo dove l’antiamericanismo era uno dei collanti dei movimenti di protesta, quando loro erano più giovani e si potevano mangiare anche le fragole. Vada per gli Orsini, si è costruito una carriera e una reputazione da sex simbol con le sue intemerate televisive dell’ultimo anno e mezzo. Diamo tutte le giustificazioni del caso al Fatto Quotidiano: la stampa è in crisi. Ma per il nostro Jorit, artista controcorrente, con tutte le buone intenzioni, si fa fatica a fabbricare una giustificazione.

Per quanto lui sembri crogiolarsi nel ruolo di martire e pensatore contro il sistema, le sue analisi non sono certo di nicchia. Un suo ritratto di Dostoevskij (ovviamente “cancellato dall’Occidente”), dipinto lo scorso maggio sulla facciata di un Istituto tecnico di Fuorigrotta, è stato citato e lodato da Putin. Il governo russo ha reclutato, secondo il Guardian, migliaia di lavoratori dell’Asia Centrale per ricostruire Mariupol, raccontandogli un sacco di stronzate sugli ucraini, e sul perché tutta la città è ridotta a un cumulo di macerie. Con Jorit non c’è stato bisogno di spiegazioni: sapeva già tutto.