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È morto a 94 anni Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi fotografi italiani Con i suoi scatti in bianco e nero ha raccontato l’Italia nel pieno dei suoi cambiamenti: dal boom industriale alle grandi navi a Venezia.
Instagram si è “ispirato” di nuovo a TikTok e ha introdotto la funzione repost Tra le nuove funzioni introdotte dall’ultimo aggiornamento ce n’è una che lo farà somigliare ancora di più al social rivale.
La rapper Lil Tay ha aperto OnlyFans appena compiuti i 18 anni e ha raccolto 1 milione di dollari in 3 ore Il suo è il nuovo record per quanto riguarda la velocità dei guadagni e batte quelli precedenti di Bhad Bhabie e Bella Thorne.
Al concerto delle Blackpink a Milano c’era anche Giorgia Meloni Dopo aver dato l’ultimo via libera al ponte sullo Stretto, la premier ha accompagnato la figlia all’attesissimo concerto della band coreana.
Il vero re dell’estate cinematografica potrebbe non essere Pedro Pascal Tre film in contemporanea nelle sale statunitensi è l’impressionante risultato raggiunto da Pascal…e da un inaspettato rivale.
È in corso un torneo di scacchi tra AI per stabilire qual è la più intelligente Gemini, DeepSeek e ChatGPT si stanno sfidando in un torneo commentato in diretta da grandi campioni “umani” del gioco.
James Cameron ha detto che il suo film su Hiroshima sarà il più difficile mai realizzato Il regista di Titanic e Avatar ha spiegato che sarà una sfida tecnica ma anche umana e che potrebbe anche «non essere all'altezza del compito».
Un zoo danese cerca animali domestici indesiderati per sfamare i suoi predatori Piccoli animali da cortile e cavalli potranno essere donati per ricreare la catena alimentare naturale di tigri, leoni e linci in cattività.

Il Guardian parla degli italiani che fanno casino in treno

17 Dicembre 2019

La notizia della “carrozza del silenzio”, ora disponibile sul Frecciarossa non solo in Business ma anche in Standard, è arrivata nel Regno Unito e ha ispirato un divertente editoriale del Guardian. Tobias Jones, autore tra l’altro di Ultra: The Underworld of Italian Football, riprende infatti lo stereotipo degli italiani “rumorosi” nei luoghi pubblici e fa una breve analisi linguistica per individuare le radici storiche della nostra abitudine a parlare a voce molto alta. Una prima ragione è la nostra stessa lingua, che essendo «basata sulle vocali, richiede la vibrazione delle corde vocali: da qui la sua qualità melodiosa e l’attitudine all’opera lirica. A differenza dell’inglese, l’italiano non ha vocali ridotte (chiamate “schwa” in linguistica), quindi nulla viene ridotto o schiacciato. È una lingua a “isocronia sillabica”, mentre l’inglese è a “isocronia accentuale”: ci mangiamo le parole, dicono gli italiani, noi raggruppiamo le consonanti; loro non lo fanno. L’italiano non è necessariamente più rumoroso, lo sembra solo a un orecchio anglosassone perché non siamo abituati a utilizzare tutte quelle sillabe».

Eppure, continua l’autore, una certa attitudine al rumore gli italiani ce l’hanno per davvero, come dimostra il livello del suono che possono raggiungere ristoranti e pizzerie – «una pizzeria silenziosa sarebbe vista con sospetto» – e l’abitudine a parlare al telefono sui mezzi pubblici, ma c’è anche una sopportazione maggiore: «mangiare al ristorante con dei bambini è un sogno in Italia: sono sempre i benvenuti, anche quando fanno i capricci». Un’altra ragione per cui ci piacerebbe urlare quando parliamo, poi, è il fatto che la nostra lingua è un prodotto letterario che si è imposto dall’alto sui mille dialetti della penisola. Urliamo per rivendicare una lingua che in realtà non ci appartiene, in preda a quello che Italo Calvino ha definito “terrore semantico”. Scrive Jones che «è stato spesso suggerito che l’alto volume della penisola è la vendetta delle strade, un’insurrezione verbale contro quel linguaggio raffinato ed erudito, è il martello che silenzia il clavicembalo». C’è poi da considerare l’elemento performativo della lingua italiana – e basta guardare un talk show per rendersene conto – dove la forma prevale spesso sul contenuto ed infine il fatto che, forse più prosaicamente, non siamo abituati a essere ripresi quando parliamo a voce troppo alta. Così può capitare che si gridi in chiesa, sui mezzi di trasporto, nelle classi, sul Frecciarossa forse un po’ meno.

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