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13:14 sabato 21 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

Il Guardian parla degli italiani che fanno casino in treno

17 Dicembre 2019

La notizia della “carrozza del silenzio”, ora disponibile sul Frecciarossa non solo in Business ma anche in Standard, è arrivata nel Regno Unito e ha ispirato un divertente editoriale del Guardian. Tobias Jones, autore tra l’altro di Ultra: The Underworld of Italian Football, riprende infatti lo stereotipo degli italiani “rumorosi” nei luoghi pubblici e fa una breve analisi linguistica per individuare le radici storiche della nostra abitudine a parlare a voce molto alta. Una prima ragione è la nostra stessa lingua, che essendo «basata sulle vocali, richiede la vibrazione delle corde vocali: da qui la sua qualità melodiosa e l’attitudine all’opera lirica. A differenza dell’inglese, l’italiano non ha vocali ridotte (chiamate “schwa” in linguistica), quindi nulla viene ridotto o schiacciato. È una lingua a “isocronia sillabica”, mentre l’inglese è a “isocronia accentuale”: ci mangiamo le parole, dicono gli italiani, noi raggruppiamo le consonanti; loro non lo fanno. L’italiano non è necessariamente più rumoroso, lo sembra solo a un orecchio anglosassone perché non siamo abituati a utilizzare tutte quelle sillabe».

Eppure, continua l’autore, una certa attitudine al rumore gli italiani ce l’hanno per davvero, come dimostra il livello del suono che possono raggiungere ristoranti e pizzerie – «una pizzeria silenziosa sarebbe vista con sospetto» – e l’abitudine a parlare al telefono sui mezzi pubblici, ma c’è anche una sopportazione maggiore: «mangiare al ristorante con dei bambini è un sogno in Italia: sono sempre i benvenuti, anche quando fanno i capricci». Un’altra ragione per cui ci piacerebbe urlare quando parliamo, poi, è il fatto che la nostra lingua è un prodotto letterario che si è imposto dall’alto sui mille dialetti della penisola. Urliamo per rivendicare una lingua che in realtà non ci appartiene, in preda a quello che Italo Calvino ha definito “terrore semantico”. Scrive Jones che «è stato spesso suggerito che l’alto volume della penisola è la vendetta delle strade, un’insurrezione verbale contro quel linguaggio raffinato ed erudito, è il martello che silenzia il clavicembalo». C’è poi da considerare l’elemento performativo della lingua italiana – e basta guardare un talk show per rendersene conto – dove la forma prevale spesso sul contenuto ed infine il fatto che, forse più prosaicamente, non siamo abituati a essere ripresi quando parliamo a voce troppo alta. Così può capitare che si gridi in chiesa, sui mezzi di trasporto, nelle classi, sul Frecciarossa forse un po’ meno.

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