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I Mostri – la replica

Chiacchierata post-polemiche tra Francesco Pacifico e Pietro Di Dionisio, cantante della band romana

03 Febbraio 2012

Inchiesta: gli errori di Francesco Pacifico.

In un pezzo dello scorso venerdì Francesco Pacifico scrive un articolo per raccontare “Cento lame”, canzone dei Mostri con video di ilpolimorfo.com. Le inesattezze dell’articolo hanno fatto arrabbiare la band e i suoi estimatori. Per contestare le tesi preconcette dell’articolo, siamo andati per Studio a intervistare il cantante della band, Pietro Di Dionisio, che ha commentato ogni errore fattuale.

hanno pubblicato nel 2011 il disco “La gente muore di fame”.

“No, sta scritto che è uscito il disco ma esce in primavera”.

Al minuto 2.28 secondo me il cantante fa un saluto romano col braccio non inquadrato. Lo vedo dalla faccetta romana, dalla smorfietta che associo istintivamente al saluto romano. Conosco quelle smorfie perché a Roma Nord, dove sono cresciuto, si sono sempre fatte.

“Non è un saluto romano, è una schicchera, una cosa che faccio varie volte nel video. Io sono di Monteverde nuovo e gli altri della band sono di Porta Pia”.

ammantati dal fascino indiretto delle coltellate altrui.

“Piuttosto è un mio amore per la cronaca nera. Che manco poi è il tema della canzone: il vero tema è come i giornalisti raccontano la violenza a Roma”.

All’epoca però il britpop era in mano agli interpreti sbagliati, in Italia. “Daisy” di Daniele Groff.

“Comunque Groff lo rispetto. Però è troppo oasisiano per come la vedo io. Il mio britpop non è oasisiano”.

qualche sfumatura delle Paola e Chiara periodo Sham Rock.

“Sì, in effetti hanno pure dedicato il secondo album a una guerriglia irlandese, ste mitomani”.

Via Giulia?

“No, è tutto girato a Trastevere. Il luogo dove stavano i bulli dell’ottocento. La canzone peraltro è ispirata a una canzone popolare romana che si chiama ‘Cento campane’. Per noi ‘Cento lame’”.

Il testo di Cento Lame: “Questa è Roma, benvenuto ma… domani certamente Studio Aperto dirà che sono tornati i coltelli in città…”

“In realtà dice: ‘Già lo so domani Studio Aperto dirà…’”

Evidentemente a Roma questi spigoli sono arrivati e sono la violenza della criminalità, l’alcolismo dei pischelli, il tutto reso intelligibile non da canzoni italiane ma da una nobile forma espressiva italiana: il racconto del crimine organizzato, Romanzo Criminale nella sua trinità di libro poi film poi serie tv.

“Sono affascinato dalla vera storia, perché l’omicidio dei Pesciaroli è stato vicino a casa mia. Il libro l’ha scritto un amico di mio padre; mio padre era insegnante di suo figlio. Ce lo ha regalato subito. Già conoscevo la storia della Magliana. E io sono uno che sostiene che Romanzo Criminale è stato un grosso danno per i ragazzi. E ora neanche ci sono più le lame, si stanno sparando. Il libro è bello, il film fa schifo, la serie è molto bella”.

Quanto al pop, sembra che gente che non ha avuto la mia stessa storia ma viene dai miei stessi quartieri abbia abbracciato il fascino della violenza un po’ come si abbraccia di solito il fascino del sesso estremo…

“Giusto”.

Il fascino dei Mostri per le coltellate sembra davvero sincero.

“Questo no. Così dà l’idea che noi siamo affascinati da chi dà le coltellate. Che tra l’altro sta passando di moda”.

Tornando al saluto romano che sono sicuro aver visto fare al cantante, direi che l’indifferenza, il rapporto disinvolto col fascismo come contributo al proprio amalgama estetico, al proprio rapporto con la monumentalità di Roma, sembra il “prezzo da pagare”.

“Non c’entra la destra”.

Di fascio in “Cento lame” c’è l’ironia con cui si dice “che figura ci facciamo con l’America”.

“Ho immaginato i media che fanno sto discorso. Quando ci sono gli articoli sulla violenza a Roma, immagino il sindaco che pensa alla figura che ci fa con gli americani”.

Quindi, dato per scontato il fascismo come ingrediente estetico, emotivo, affettivo del pezzo dei Mostri e della loro estetica, come unico modo, forse, per potersi vestire Fred Perry con lo spirito giusto…

“No, non serve”.

In verità io ho avuto una reazione da piccoloborghese scandalizzato nel sentire questi fasci di merda e sono costretto ad ammettere che mi hanno fatto emozionare.

“Qui capisco il tuo discorso. Qui ti sei messo in discussione, hai ammesso che ti sei scandalizzato”.

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