Hype ↓
20:07 martedì 30 dicembre 2026
L’episodio di Stranger Things in cui Will fa coming out è diventato quello peggio recensito di tutta la serie E da solo ha abbassato la valutazione di tutta la quinta stagione, nettamente la meno apprezzata dal pubblico, almeno fino a questo punto.
Il progetto europeo di rilanciare i treni notturni sta andando malissimo Uno dei capisaldi del Green Deal europeo sulla mobilità, la rinascita dei treni notturni, si è arenato tra burocrazia infinita e alti costi.
Un’azienda in Svezia dà ai suoi lavoratori un bonus in busta paga da spendere in attività con gli amici per combattere la solitudine Il progetto, che per ora è solo un'iniziativa privata, prevede un’ora al mese di ferie e un bonus di 100 euro per incentivare la socialità.
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.
È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.
C’è un’associazione simile agli Alcolisti Anonimi che aiuta le persone dipendenti dall’AI Si chiama Spiral Support Group, è formato da ex "tossicodipendenti" dall'AI e aiuta chi cerca di interrompere il rapporto morboso con i chatbot.
I massoni hanno fatto causa alla polizia inglese per una regola che impone ai poliziotti di rivelare se sono massoni Il nuovo regolamento impone agli agenti di rivelare legami con organizzazioni gerarchiche, in nome della trasparenza e dell’imparzialità.
Il primo grande tour annunciato per il 2026 è quello di Peppa Pig, al quale parteciperà pure Baby Shark La maialina animata sarà in tour in Nord America con uno show musicale che celebra anche i dieci anni di Baby Shark.

Giuseppe Martinenghi, l’architetto sconosciuto che ha costruito Milano

Una storia fatta di 300 progetti, più di chiunque altro, che caratterizza fortemente la città e che è stata scoperta quasi per caso.

11 Dicembre 2024

La maggior parte delle persone vive in un palazzo, magari anche tutta la vita, senza mai avere la curiosità di sapere chi lo ha disegnato. Appartenendo alla categoria opposta, quando nel 2015 sono arrivato nella mia settima casa milanese, ho avuto naturalmente la curiosità di sapere anche questa volta chi fosse l’architetto. All’epoca i metodi per sapere chi ha progettato un edificio a Milano erano soltanto due: se l’edificio era stato costruito prima del 1927, si andava all’Archivio Storico Civico del Castello Sforzesco e si chiedeva il fascicolo relativo, altrimenti alla Cittadella degli Archivi, dove però bisognava fare una richiesta più formale, ed era tutto più macchinoso. Il secondo metodo consisteva nello sfogliare i bollettini dei permessi a costruire del periodico Città di Milano avendo già in mente un lasso di tempo al quale l’edificio poteva appartenere, e con un po’ di fortuna si riusciva a trovare.

Dal 2020 le cose sono diventate molto più facili, perché c’è un’app per iOs e Android: si chiama PureMilano, cataloga oltre 8000 edifici milanesi e viene aggiornata frequentemente. Io però ero ancora nel 2015 e non sapendo nulla dovevo partire da zero. L’unico indizio che avevo era la datazione: dal primo rogito risultava come anno di costruzione il 1939. Dopo un primo periodo di ricerche infruttuose su cataloghi e riviste di architettura, un giorno passeggiando in corso di Porta Nuova ho notato che l’edificio al civico 2 era molto simile a quello in cui abitavo. Entrambi i palazzi avevano un basamento in granito, un balcone che correva per tutto il primo o il secondo piano, la facciata in mattoni (più precisamente in litoceramica) e un ingresso somigliante, con pavimentazione in marmo di Carrara, pareti in Nero Assoluto e Calacatta e dei motivi geometrici. Il dettaglio che però aveva subito attirato la mia attenzione erano le trabeazioni, composte da tre file di mattoni leggermente sporgenti rispetto alla parete, che creano un particolare effetto di chiaroscuro e che ricordano alcune facciate del Déco americano. L’edificio di cui cercavo l’autore non era più isolato. Avevo trovato un suo fratello ed ero abbastanza certo della parentela.

In questo caso l’attribuzione è avvenuta non attraverso un paradigma indiziario morelliano che parta da dettagli o dati marginali, ma proprio grazie allo Stile Martinenghi, un linguaggio che ho imparato presto a conoscere. Tornato a casa ho iniziato a incrociare le ricerche e grazie alla scansione di un’emeroteca nazionale, sono finito su una pagina del periodico Città di Milano in cui era riportato il permesso a costruire del mio edificio, in viale Regina Elena (il vecchio nome di viale Tunisia), e come progettista figurava tale «Arch. G. Martinenghi». Avevo finalmente scoperto chi è l’autore del mio palazzo, del quale però, almeno su internet, non si trovava alcuna notizia.

Viale Argonne (Foto di Sosthen Hennekam)

Via Piranesi (Foto di Sosthen Hennekam)

Nei mesi successivi, consultando le altre annate del periodico, trovo prima una quarantina di licenze intestate a questo Martinenghi, poi sessanta, e sfogliando altre riviste del periodo, come Case d’Oggi, continuano a emergere altri edifici. Ho dunque l’impressione di avere scoperto un mondo. In seguito vengo a sapere che effettivamente qualcuno si è occupato anni fa di Martinenghi: è Augusto Rossari, uno storico dell’architettura del Politecnico di Milano, che lo cita in alcuni suoi testi del 1986, del 2003 e del 2013. Trovo anche due tesi, una del 1986 (monografica) e una del 1994 (ma insieme a Mario Borgato e Rino Ferrini, due autori più noti di Martinenghi).

Mi metto in contatto con Rossari e insieme procediamo a una nuova schedatura che comprenda anche le nuove attribuzioni. Nel frattempo infatti, girando per la città, e sempre seguendo indizi dello Stile Martinenghi, mi era capitato di scoprire diversi suoi edifici che non conoscevamo e che siamo poi riusciti ad attribuire in modo certo attraverso le ricerche all’Archivio di Milano.

Piazza Mondadori (Foto di Sosthen Hennekam)

Piazza Bottini, via Pacini (Foto di Sosthen Hennekam)

Quando ho iniziato la mia ricerca nel 2015, a Martinenghi si attribuivano circa una sessantina di licenze edilizie. Adesso siamo arrivati, solo a Milano, a contare 166 progetti realizzati, quasi il triplo. Insieme ad Andrea Coccoli, Roberto Dulio e Sosthen Hennakam abbiamo quindi redatto una monografia: Giuseppe Martinenghi. La costruzione di Milano nel Novecento. Nel regesto si contano 299 progetti, dei quali il 70 per cento è stato effettivamente costruito. Persino nei momenti finali della redazione sono emersi altri progetti realizzati in giro per l’Italia, e siamo abbastanza sicuri che nei prossimi anni ne emergeranno altri.

La fase più interessante e divertente del lavoro per me è stata quella dell’attribuzione, in cui ho imparato a riconoscere lo Stile Martinenghi, identificabile anche nei tre periodi della sua produzione: il primo in cui costruisce villette per la piccola e media borghesia negli anni ’20, poi i palazzi borghesi o di lusso negli anni ’30 e ’40, e l’ultimo degli anni ’50 e ’60 in cui riesce ad adattarsi a un nuovo linguaggio. Successivamente Rossari ha coinvolto Roberto Dulio e Filippo Beltrami Gadola, interessati da subito al progetto di una monografia, e fortunatamente si è unito a noi un bravo fotografo: Sosthen Hennekam, che per conto suo aveva già iniziato a fotografare diversi edifici di Martinenghi.

Questa storia mi ha insegnato che il gesto di una persona estranea a una disciplina può cambiarne i pesi da un momento all’altro: un giorno Martinenghi non esiste; il giorno dopo è “l’architetto che ha costruito di più a Milano”. Possiamo poi discutere sulla qualità dell’opera, se sia un maestro oppure un minore, ma dobbiamo in ogni caso fare i conti con questo paesaggio che improvvisamente ci crolla addosso perché ha trovato un autore. È quello che intende fare questo libro, che indaga il professionista silenzioso che di una città come Milano ha disegnato la geografia, e che per qualche motivo non è passato alla storia. Per ora.

Nella foto in evidenza, un edificio in via Cuneo. Foto di Sosthen Hennekam

Articoli Suggeriti
L’episodio di Stranger Things in cui Will fa coming out è diventato quello peggio recensito di tutta la serie

E da solo ha abbassato la valutazione di tutta la quinta stagione, nettamente la meno apprezzata dal pubblico, almeno fino a questo punto.

È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica

Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.

Leggi anche ↓
L’episodio di Stranger Things in cui Will fa coming out è diventato quello peggio recensito di tutta la serie

E da solo ha abbassato la valutazione di tutta la quinta stagione, nettamente la meno apprezzata dal pubblico, almeno fino a questo punto.

È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica

Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.

Il primo grande tour annunciato per il 2026 è quello di Peppa Pig, al quale parteciperà pure Baby Shark

Ma non solo: ci sarà anche il resto della famiglia Pig, Danny Dog, Rebecca Rabbit e molti altri. Si punta dichiaratamente al sold out.

Il thread Reddit in memoria di Brigitte Bardot è stato chiuso subito perché quasi tutti i commenti erano pesanti insulti all’attrice

Accusata di essere una lepenista, islamofoba, razzista, omofoba e classista, tanto che i moderatori hanno deciso di bloccare i commenti.

Metal Carter, il culto della personalità

È uno dei padri fondatori del rap italiano e ha raccontato la sua storia in una recente autobiografia, Cult Leader. Lo abbiamo incontrato per parlare di Truceklan, di film horror, di death metal, di Roma e di video musicali che non si fanno più.

Pluribus è una delle migliori serie di questi anni, grazie a una delle protagoniste più insopportabili di sempre

Dopo il finale di stagione, restano solo due certezze sulla nuova serie di Vince Gilligan: la sua premessa era davvero geniale come sembrava e la protagonista Carol Sturka è una delle più odiose e indimenticabili viste alla tv.