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Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea

Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.

05 Novembre 2025

«Ha detto più volte che la Russia dovrebbe pagare la ricostruzione dell’Ucraina. Ritiene che anche Israele dovrebbe pagare la ricostruzione di Gaza, visto che ne ha distrutto quasi completamente le infrastrutture civili?». Questa la domanda che è costata il lavoro a Gabriele Nunziati, ormai ex collaboratore dell’agenzia stampa Nova. A dare la notizia per primo è stato Fanpage, poi è arrivato anche The Intercept, che ha contattato Nunziati, il quale ha confermato di aver ricevuto l’avviso della cessazione del suo rapporto lavorativo con Nova neanche un mese dopo aver fatto questa domanda a Paula Pinho, portavoce della Commissione europea, durante una conferenza stampa. Quest’ultima ha risposto a Nunziati dicendo che la domanda era «molto interessante» ma che al momento non aveva «nessun commento» al riguardo.

Sempre a The Intercept, Nunziati ha raccontato di aver ricevuto due telefonate «tese» da parte dei suoi ex datori di lavoro nelle due settimane passate tra quella conferenza stampa e il licenziamento. Il giornalista non ha fatto altri commenti, ma un’ulteriore conferma di quanto accaduto è arrivata dall’addetto stampa di Nova, Francesco Civita, che ha detto che l’agenzia ha deciso di interrompere il suo rapporto con Nunziati perché quella domanda posta a Pinho in conferenza stampa era «completamente sbagliata». La Russia ha invaso l’Ucraina, mentre l’intervento di Israele nella Striscia di Gaza è la risposta all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, ha spiegato Civita, secondo il quale Nunziati non riesce a capire «le differenze formali e sostanziali» tra le azioni russe e quelle israeliane, nonostante gli siano state «spiegate più volte».

Ad aggravare la situazione di Nunziati, sempre secondo Civita, c’è stato anche il fatto che il video è girato moltissimo sui social, soprattutto su Telegram, «su canali nazionalisti russi e su piattaforme con collegamenti all’Islam politicizzato, […] causando imbarazzi all’agenzia».

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