Cultura | Idee

Abbiamo bisogno di giocare

La rivista indipendente Frankestein Magazine ha dedicato il nuovo numero ai giochi da tavola e di società.

di Studio

Emergiamo da un lungo inverno trascorso in casa: durante le interminabili giornate in coppia o in famiglia o le altrettanto interminabili nottate alcoliche con gli amici, abbiamo riscoperto i giochi da tavola. Ci è venuto in mente di riprendere in le carte, gli scacchi (merito di The Queen’s Gambit), ma anche Risico, Scarabeo o il gioco dell’Oca (forse il gioco dell’Oca no): dopotutto, ci siamo detti, non è affatto male staccare gli occhi dal cellulare e appassionarsi a questi giochi da grandi (e da ubriachi). Puzzle da 300 miliardi di pezzi, Uno, Pictionary,  Trivial Pursuit, Lupus, “quello col bigliettino di un personaggio famoso che ti attacchi in fronte”: giochi da tavolo o di società che ci siamo ritrovati a fare ostentando imbarazzo e sforzandoci di sopprimere l’incontenibile entusiasmo infantile da cui ci siamo subito sentiti dominati. Giochi vecchi, datati: il loro stile grafico ricorda i tempi antichi in cui le barzellette sul Cucciolone erano ancora raccontate dagli animali. Sarebbe bello iniziare ad affiancare ai grandi classici la scoperta di giochi nuovi. Da oggi possiamo farlo, perché il numero 5 di Frankestein Magazine, la fanzine indipendente e autoprodotta che l’anno scorso è riuscita ad attirare l’attenzione di Gucci (hanno collaborato alla creazione di una zine distribuita durante la fashion week autunnale del 2020: ne parlavamo qui) contiene tanti giochi nuovi, completamente inventati: cagnolini di origami da costruire, giochi di carte, attacca-stacca e molto altro ancora.

Fondata a Milano nel 2019, la rivista di fumetti si è distinta nel panorama dell’editoria indipendente per il suo stile inconfondibile e l’immensa cura di ogni suo particolare: dal sito tutto rosa ai bellissimi gadget, dall’adorabile account Instagram col cagnolino blu agli eventi realizzati a Milano per il lancio dei primi numeri (andati a ruba). E poi la rivista, ovviamente: all’interno di Frankenstein Magazine​​ non si trovano soltanto storie illustrate da fumettisti di professione, ma anche, anzi, soprattutto, da artisti e personalità tangenti al mondo della moda e dell’arte contemporanea. Il quinto numero vede la luce sul finire di un secondo lungo lockdown: si può comprare qui.

Perché avete deciso di dedicare un intero numero al gioco?
Ci ha sempre appassionato la dimensione dei giochi di carta, e ci interessava molto esplorare nuove possibilità dal punto di vista della cartotecnica. Nel Numero 5 ci sono pagine con grammatura diversa con giochi da ritagliare e montare, carte da collezione, un gioco di ruolo, adesivi attacca-stacca, un gioco da tavola, un poster e tanto altro ancora. In un periodo come questo crediamo che possa essere stimolante per i lettori mettersi alla prova con il fai-da-te, una buona occasione di evasione. Inoltre, gli autori di questi giochi non vengono da quel mondo, ma ci sembravano personalità adatte allo scopo: hanno colto la sfida, e crediamo che questa loro “estraneità” alla materia renda i loro interventi molto interessanti. Sono comunque presenti anche diversi fumetti, un editoriale e due racconti illustrati.

 

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Siete ai primi numeri, ma pensando al futuro che ruolo immaginate per Frankestein nell’ambiente culturale italiano? C’è un qualche vuoto che vorreste riempire. C’è qualche magazine del passato a cui vi ispirate?
L’intero progetto Frankenstein è nato perché avevamo la sensazione che potessimo colmare un vuoto e ne sentivamo il bisogno. Inizialmente ci siamo concentrati sul fumetto sperimentale e d’autore, ma crescendo ci siamo resi conto che il magazine potrebbe essere solo una parte dell’intero. Ci piace pensare che l’universo Frankenstein possa accogliere diverse galassie, e avere un dialogo con realtà diverse, come la moda o il cinema di animazione. Il nostro scopo nell’immediato futuro è diventare una realtà editoriale completa, e sviluppare altre collane oltre alla rivista: i nostri prossimi passi in questo senso saranno la pubblicazione di alcuni volumi monografici di autori che sono anche nostri storici collaboratori, e la creazione di un inserto dedicato alla scrittura. Quest’ultimo in particolare lo immaginiamo come uno spazio di sperimentazione dove anche la parte visiva sarà centrale, e l’occasione per indagare sguardi e approcci nuovi alla letteratura. Crediamo inoltre che possa essere un luogo d’incontro per gli scrittori di domani, ci piacerebbe portare sguardi non convenzionali e la dimensione dello scouting ci eccita moltissimo. Rispetto alle riviste del passato che ci hanno ispirato, non ce n’è una in particolare. Si potrebbe citare Frigidaire, perché lo abbiamo letto durante l’adolescenza e sicuramente interiorizzato, anche se poi nell’estetica siamo molto distanti: diciamo però che manteniamo lo stesso spirito un po’ anarchico, libertà che ci è concessa dal fatto di essere una rivista autoprodotta.

Ilaria di Emidio, Festa in casa
Ivo Molino, Serpenti e Scale

Come è nata l’idea di creare una rivista di fumetti e da che “mondo” provenite voi fondatori?
Siamo in quattro, Stefano Marcello Emiliano e Dario, ci conosciamo da una vita e siamo tutti intorno alla trentina. Nessuno di noi faceva fumetti fino a pochi anni fa, ma ne siamo da sempre grandi appassionati. Veniamo tutti da ambiti professionali diversi, scrittura, regia, grafica e arte, e crediamo che questo sia stato un valore aggiunto nel confrontarci a un media decodificato come il fumetto, perché ci ha consentito di riempirlo di contaminazioni e di forzarne la grammatica. Tanti dei nostri collaboratori li scegliamo con lo stesso criterio, sono individualità che non vengono necessariamente dal fumetto e questo gli garantisce una maggiore libertà di approccio.

 

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Come scegliete gli artisti che invitate a partecipare?
In realtà in maniera molto spontanea e istintiva, non ragioniamo troppo sulle scelte e ci affidiamo all’intuito. In molti autori vediamo un potenziale e gli chiediamo di spingersi oltre la loro zona di comfort per confrontarsi con un media per loro insolito, altri li scegliamo semplicemente perché originali o talentuosi. La cosa fondamentale per noi è che ogni numero sia eterogeneo e che convivano pagina dopo pagina profili autoriali e stili diversissimi tra loro.

 

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Qualche anticipazione sui progetti futuri?
Oltre ai progetti editoriali di cui abbiamo già parlato, possiamo anticiparti che a inaugurare la collana dei monografici sarà un volume dedicato alle origini di Frankenstein, il cagnolino blu e la mascotte che dà il nome al nostro magazine. Per i due anni dal numero Zero, noi 4 fondatori torneremo a scrivere e disegnare, ognuno secondo il proprio criterio e la propria sensibilità, le avventure del nostro cagnolino.

Image d’Epinal