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Flappy Bird è volato via

Breve storia di uno stupido, impossibile giochetto da 50 mila dollari al giorno, ritirato dal commercio dal suo stesso creatore perché diventato troppo famoso – o forse perché era un plagio.

11 Febbraio 2014

In uno sfondo pixellato da Super Nintendo un uccellino senza forme svolazza incontrollato tra tubi verdi rubati a Super Mario. Inevitabilmente il volatile ci sbatte contro, muore e l’utente impazzisce. Flappy Bird è questo: un gioco impossibile e senza senso. Non c’è nessuna Principessa Peach da salvare, non c’è un cattivo finale da sconfiggere, né un mostruoso scimmione da cui scappare come in Temple Run. Una non-storia, uno slalom ingiustificato tra reperti di videogame passati in cui chi scrive non è andato oltre il 20 – record personale– e ora rimane con l’amaro in bocca. Perché Flappy Bird è sparito. Anzi, è stato eliminato dal suo stesso creatore, Dang Nguyen, vietnamita, che ha deciso di eliminarlo dagli App Store all’apice del suo successo.

Per chi non lo sapesse, stiamo parlando di un videogioco per smartphone che nelle scorse settimane ha dominato la classifica dei più scaricati. Un’applicazione gratuita creata dalla casa indie DotGear, una minuscola società che nell’ultimo mese è riuscita a piazzare tre titoli nella top ten dei più scaricati. Tutti videogame complicati e bizzarri, con una grafica a 8 bit e un solo comando a reggere il tutto: il tap, il tocco dello schermo del proprio telefono o tablet, che va calcolato ed eseguito al momento giusto e con l’esatta intensità, pena un attacco isterico.

Nel gergo dei videogiochi un “killer screen” è un livello che, a causa di alcuni diffetti di programmazione, risulta impossibile, impraticabile: i nemici si moltiplicano, lo scenario perde senso e sopravvivere è impossibile. Questi bug hanno infettato perle come Pac Man e Donkey Kong. Flappy Bird sembra aver fatto del killer screen una filosofia di vita: anche se il gioco sembra molto semplice, fin dal primo ostacolo si rivela un incubo. E tale rimane, per sempre. Ogni errore fatto sembra minuscolo, evitabile, convince il giocatore a riprovare e riprovare, game over dopo game over, assicurandogli di essere vicino alla Svolta, alla Tattica Giusta: tanta difficoltà sembra giustificabile solo alla luce di un mistero da scoprire per renderlo normale. Umano. Ogni punteggio finale poteva essere più alto, se solo non avessi perso per un pelo, e ti spinge nel tunnel insieme agli altri 50 milioni di utenti che l’hanno scaricato.

Sfida personale, rabbia e una discreta dipendenza: ecco la ricetta per il successo mondiale di Flappy Bird, arrivato a fruttare 50 mila dollari al giorno solo in pubblicità. E allora perché il misterioso Nguyen ha deciso di eliminarlo dai negozi d’app? Perché privarsi di una miniera d’oro a buon mercato?

Secondo uno studio condotto da Myron Chiu per conto della Sensor Tower, una società che si occupa di clienti e traffico verso le applicazioni che pagano per i suoi servizi, la parola “Satan” appare in 1200 recensioni del videogioco nell’App Store di Apple. Chiu arriva a sostenere che sia stato lo stesso Nguyen a “hackerare” le recensioni con questa ed altre parole-chiave («evil genius», «normal day», «worst mistake», «ruined my life» e altre) per portare più utenti al suo prodotto. Oppure, più semplicemente, si tratta di recensioni normali, spontanee che tentano di descrivere a tinte forti la banale perfidia dell’app. “Manovrato” oppure no, il boom dell’applicazione è stato spaventoso, lo si vede nel grafico realizzato da Zach Will, che descrive la traiettoria di una stella dalla calma piatta dei primi giorni, dicembre 2013, all’attenzione mondiale.

E poi ci sono quei tubi verdi e quella scena piatta à la Super Mario che Nintendo non ha apprezzato: secondo la Reuters, potrebbe essere stata una lettera d’avvertimento del colosso dei videogiochi giapponese ad aver convinto lo sviluppatore a ritirare la sua miniera d’oro; oppure le molte critiche e minacce di querela piovute da altri produttori di app, convinti che il vietnamita abbia «rubato alcuni feature» dei loro prodotti.

Tra il gioco, la tortura e l’ombra del plagio Flappy Bird ha inaugurato la stagione dei meme del 2014. Basta cercarlo su Tumblr per trovare una cascata di Gif, immagini e post a lui dedicati; o andare oltre, seguendo la tag “flappy bird is ruining my life“, covo di teenager disperati e frustrati una manciata di pixel; o, ancora seguire il dibattito su Twitter. Perché qui, su Twitter, che Dang Nguyen, il Creatore, l’uomo più odiato dell’App Store, ha intrattenuto per settimane un buon rapporto con gli altri utenti rispondendo a domande e complimenti. Qui deve anche aver vissuto qualche brutta esperienza perché lo scorso weekend, dalla cima del monte Viralità, ha annunciato la morte del suo figliastro con un poker di tweet d’addio.

I am sorry 'Flappy Bird' users, 22 hours from now, I will take 'Flappy Bird' down. I cannot take this anymore.

— Dong Nguyen (@dongatory) 8 Febbraio 2014

It is not anything related to legal issues. I just cannot keep it anymore.

— Dong Nguyen (@dongatory) 8 Febbraio 2014

I also don't sell 'Flappy Bird', please don't ask.

— Dong Nguyen (@dongatory) 8 Febbraio 2014

And I still make games.

— Dong Nguyen (@dongatory) 8 Febbraio 2014

Nel frattempo su YouTube spopolava un video che prometteva di rivelare il «segreto per sconfiggere Flappy Bird» finendo invece per mostrare un ragazzo distruggere un cellulare dopo aver provato a far volare il volatile.

Tutto l’internet non sembrava parlare d’altro: Flappy Bird e la sua possibile, vicina assenza. E poi lunedì 10 febbraio è successo: il gioco più assurdo dell’App Store è scomparso. Dong Nguyen ha detto di voler continuare a vivere una vita normale, lontana dalle luci della ribalta che cominciavano ad avvicinarsi ad Hanoi, città dove vive. «Continuerò a fare giochi», ha detto, ma non così. Lasciatemi in pace. Dimenticatemi.

Ma è possibile dimenticare un meme? Almeno per il momento sembra di no. Se ne sarà reso conto lo stesso Dong, che nelle ultime ore ha ricevuto «minacce di morte» su Twitter e molti altri messaggi da giocatori frustrati, delusi o – forse – solo in vena di scherzi malvagi. John Herrman di BuzzFeed notato che l’App Store si è riempito in poche ore di cloni: uccellini saltellanti, aeroplani svolazzanti, aquilotti sbadati da far volare tra ostacoli buffi. Si tenta di riempire un vuoto – e di accaparrarsi almeno le briciole di quei 50 mila dollari al giorno fruttate da Flappy Bird.

Ma il business del gioco non si ferma lì: non bisogna dimenticarsi dell’indotto. Su eBay, da ieri, si trovano cellulari usati venduti a prezzi incredibilmente alti perché «con Flappy Bird installato»: qui trovate un iPhone 5 da 16 Gb a soli 90.200 dollari; qui un 5S a 99.000 dollari. Sono ovviamente annunci ironici, trollate, anche se non ne mancano di più “realistiche” con prezzi più contenuti, dove Flappy Bird diventa un optional in grado di aumentare il prezzo di qualche centinaio di dollari.

Rimane quindi il mistero di Dong Nguyen e della sua creazione: dobbiamo credere alla sua versione immaginando lo struggente dilemma del programmatore indie che sceglie una vita umile sacrificando la propria creazione di successo, oppure è il caso di tenere conto delle minacce legali attirate dal volatile? Sul web le teorie sono ormai innumerevoli: c’è chi è convinto che l’eliminazione dell’app sia stata una manovra pubblicitaria d’urto per promuovere un possibile Flappy Bird 2 – Il Ritorno. Genio schivo o maghetto del plagio, sarà di certo difficile dimenticare un personaggio simile, specie se sfuggito come Frankenstein al controllo del suo padrone-creatore.

Come elaborare il lutto? Provate con Mr. Crab.

Immagini: una schermata di Flappy Bird; un’immagine circolata su Tumbrl (via)

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