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Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.
Per Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, verrà chiesta la pena di morte  La procura lo ha accusato di omicidio aggravato, reato per il quale il codice penale dello Utah prevede la pena capitale. 
Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

La battaglia per il cuore dell’Europa è iniziata

I risultati delle elezioni parlano dell’ondata delle destre populiste e di cosa sta succedendo all’interno delle sinistre.

27 Maggio 2019

Chi si aspettava un messaggio univoco, un singolo trend, rimarrà deluso: da queste elezioni europee non è uscita una sola storia. Le storie sono tante, ma, messe tutte insieme, dicono che c’è una battaglia per il cuore dell’Europa, che questa battaglia la si sta combattendo adesso e che non c’è nulla di scritto. Dicono che l’ondata delle destre populiste c’è stata, eccome se c’è stata, ma anche che quell’aura di inevitabilità che la circondava era malriposta. E dicono, forse, anche qualcosa su cosa sta succedendo all’interno delle sinistre europee.

Le singole storie, si diceva. Una, la più attesa, è quella dei sovranisti, che sono diventati il primo partito in Gran Bretagna, Francia, Italia, e che nel Parlamento europeo crescono ma non si avvicinano neppure lontanamente a una maggioranza. Un’altra storia è la sinistra che risorge in Spagna e Olanda. È una storia il Partito democratico che in Italia supera di tre punti e mezzo i Cinquestelle. Sono una storia i Verdi in Germania, diventati vera alternativa alla CDU (e, si spera, un contenimento all’Afd). È una storia Farage che stravince in Gran Bretagna, con i LibDem secondo partito e Corbyn che perde il dieci per cento (i Tory, poveretti, manco li menzioniamo, tanto chi se li fila più). La tramvata di Tsipras in Grecia è una storia bella grossa pure quella. Orbàn è, più che una storia, un déja vu inquietante, perché possiamo ripeterci che è nel PPE, che è sempre meglio lui di Jobbik, ma la verità è che c’è un’involuzione autoritaria destinata a durare almeno nel medio periodo.

L’Austria, poi, meriterebbe un discorso a parte, che non riguarda solo il voto: c’era un partito di destra moderata, o semi-moderata, alleato con un’estrema destra di quelle che fanno paura; poi l’estrema destra, che aveva il ministero degli Interni, ha mandato la polizia a fare un raid a sorpresa, in stile notte di lunghi coltelli, contro i servizi di sicurezza; e a quel punto qualcuno si è reso conto che questi erano, guarda un po’, pericolosi e che forse era il caso di mandarli a casa, magari tirando fuori qualche dossier imbarazzante; e alla fine l’estrema destra è stata mandata a casa, prima chiedendo delle dimissioni importanti, poi con questo voto. Se vogliamo trovare una morale in tutte queste storie – operazione pericolosa, eh – la morale potrebbe essere che c’è una battaglia e che questa è ancora tutta da giocare. Vogliamo ancora un’Europa che sia veramente un’Europa unita, e non un’accozzaglia di piccole patrie? E crediamo ancora nella democrazia liberale? La battaglia principale, che si somma a molte altre, è questa. Di questo dovrebbe tenere conto anche, se non soprattutto, la sinistra.

È da un po’ che si discute sull’annosa questione di come può tornare a vincere la sinistra: andando a sinistra oppure andando al centro? Credo, sinceramente, che sia una questione mal posta. Perché a me sembra che la vera domanda, a sinistra, non è se dobbiamo essere più “liberal” o più “socialdemocratici”, ma se la sinistra, che sia liberal o socialdemocratica, ha qualcosa da guadagnare da certe tentazioni anti-europeiste e illiberali. La risposta è piuttosto evidente.

Le due sinistre che hanno preso grosse batoste in queste europee sono quella di Tsipras e quella di Corbyn, due sinistre anti-europeiste che hanno alcuni punti in comune con i Cinquestelle, che infatti hanno incassato un duro colpo pure loro, a cui si aggiunge l’irrilevanza di Mélenchon, passato dal 20 delle presidenziali al 6. Contemporaneamente, c’è stata una rinascita dei socialisti in Spagna e Olanda. La sinistra liberal è cresciuta esponenzialmente in Gran Bretagna e sta tenendo, seppure con qualche difficoltà, in Francia. Sempre in Francia, è crollata la sinistra populista. In Germania c’è stato l’exploit di un partito nettamente europeista che include al suo interno un’anima più socialdemocratica e un’altra più liberal (i Verdi, che hanno al loro interno eco-socialisti, eco-liberal e persino qualche eco-conservatore) e un discorso analogo si potrebbe fare per il PD in Italia (vedi Calenda, vedi Zingaretti). All’interno della sinistra, insomma, si sta replicando la battaglia più ampia all’interno dell’Europa, che non è tra destra e sinistra, ma tra la società aperta e i suoi nemici. La sinistra sovranista, chiamiamola così, a questo giro non è piaciuta. Anche perché, in fondo, non ha molto senso votarla. Perché votare l’imitazione “de sinistra” quando l’originale va così bene?

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