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Perché dobbiamo invidiare le confezioni di cibo che vendono nelle stazioni giapponesi
È difficile leggere questo articolo di Rohini Chaki per Atlas Obscura senza sognare di raggiungere immediatamente il Giappone e salire sul Tōkaidō Shinkansen, un treno velocissimo che collega Tokyo a Osaka e passa attraverso «grattacieli futuristici, santuari shintoisti e lussureggianti campi di risaie». Dopo 45 minuti di viaggio super-veloce, i passeggeri vedono apparire per breve tempo il placido monte Fuji, immobile e lontano: una visione che adorano celebrare mangiando insieme scatole di cibo acquistate presso i chioschi delle stazioni.
Questi piatti si chiamano ekiben, un termine che combina “eki” (la parola giapponese per “stazione”) e “ben” (abbreviazione di bento, pasto in scatola) e si trovano in tutte le stazioni ferroviarie del Paese ma cambiano a seconda della zona e delle pietanze tipiche del luogo. Venendo da Tokyo, è possibile esplorare una serie di diverse offerte della capitale cosmopolita: pollo fritto, tempura di gamberi, insalata di maccheroni, onigiri di salmone, carote al vapore a forma di fiori e una fettina di torta. I passeggeri provenienti da Osaka possono invece scegliere il takoyaki, il famoso polpettone di polpo fritto, o il takomusu, una combinazione di takoyaki e musubi (palla di riso). Invariabile resta la cura nel confezionamento: gli assaggi vengono organizzati all’interno di bento molto belli, spesso simili a scatole regalo, oppure a forma di treno.

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