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Due parole con Sergio Ricciardone di #C2C

È stato uno degli eventi musicali dell'anno, ha riempito Torino di appassionati, musicisti e giornalisti da tutto il mondo, ha fatto ballare e cantare per cinque giorni. Abbiamo parlato con chi Club To Club lo organizza ogni anno.

14 Novembre 2014

Ha riempito Torino di musica e di visitatori, di giovani, di meno giovani, di italiani, di stranieri. Di artisti, di riflettori, di giornalisti da tutto il mondo. Club To Club è arrivato alla quattordicesima edizione, dal 5 al 9 novembre. Finita la festa, fatti i conti dell’ottimo bilancio, passata la sbornia da entusiasmo, abbiamo parlato con Sergio Ricciardone, presidente dell’Associazione Culturale Situazione Xplosiva e direttore del festival. Dal 21 al 23 novembre Alfa MiTo Club To Club sarà partner di Studio in Triennale, il nostro festival giunto alle terza edizione (e di cui potete consultare il programma qui).

Q: Questa 5 giorni torinese sembra sia stata la migliore edizione di C2C italiana. Qual è stato il segreto?

A: Sì, ti confermo che per numeri (40.000 persone, 200 giornalisti italiani accreditati, 50 media internazionali, oltre 60 artisti internazionali) e qualità è stata in assoluto la migliore edizione del festival. Credo che il segreto sia quello di unire avanguardia e pop, avere una visione internazionale della nostra missione.

Come si crea un festival come C2C? Voglio dire: come organizzate il lavoro di scouting dei migliori artisti internazionali? Sembra un’occupazione molto “divertente”.

Più che divertente, direi molto scrupolosa. Siamo un team di quattro persone che lavora sulla direzione artistica tutto l’anno, poi io mi prendo il rischio finale della scelta. Siamo io, Guido (assistente alla direzione artistica), Davide (responsabile di comunicazione del festival), Giorgio (cofondatore del festival e giornalista). Esistono diverse shortlist di artisti che seguiamo, poi cerchiamo di vederli dal vivo quando suonano ad altri festival con una sensibilità vicina alla nostra. Le shortlist cambiano periodicamente e facciamo interminabili riunioni per scegliere i diversi suoni e le diverse scene che vogliamo rappresentare al festival.

Torino ha risposto alla grande: quali differenze vedi, se ce ne sono, con realtà come Londra o Istanbul?

Londra è l’industria, Torino il laboratorio che cerca di diventare industria, Istanbul la città più sorprendente.

Si dice che in Italia sia difficile organizzare eventi di grande richiamo giovanile internzionale. Come la vedi, da direttore artistico di un successo enorme? È vero, cioè è più dura che in altri paesi?

È duro il sistema italiano, il modus operandi e ancora prima quello cogitandi. Lo status quo è un problema, e non si sceglie in base a criteri meritocratici. Finché queste cose non cambieranno l’Italia sarà costretta a un inesorabile declino. Noi siamo riusciti a inserire il festival nella mappa dei più importanti festival internazionali, abbiamo persone che vengono a Torino da tutto il mondo ormai, anche grazie alla Contemporary Arts Week torinese.

Se sì, come può migliorare l’Italia, cosa ci vorrebbe?

Più meritocrazia!

Quando la musica può contribuire a elevare il clima culturale di un paese?

Quando si capirà una volte per tutte che la musica che ascoltano i giovani non è quella di cui parlano le istituzioni o i media. È la musica del web, dei social, dei festival più importanti al mondo.

Qualche tip musicale da tenere d’occhio per i prossimi mesi?

Top secret. Posso consigliare solo di ascoltare grandi classici del passato. Per esempio consiglio a tutti di riascoltare il Battiato degli anni ’70.

Le cose che ti sono piaciute di più di C2C?

Rispondo da un punto di vista artistico. Il live di Ben Frost (brutale e pastorale allo stesso tempo), l’esibizione di Vessel (finalmente il punk contemporaneo, c’erano diverse persone che pogavano in sala), il live immenso di Caribou, la voce di Thom Yorke registrata che risuonava al Lingotto durante uno dei brani suonati dal vivo di SBTRKT, il concerto insuperabile del maestro Battiato, AVANT-POP al 100%. E poi tutti gli italiani che hanno suonato al festival. Vi consiglio questa compilation che abbiamo appena fatto con gli amici di BLEEP – “The Italian New Wave” – con la quale abbiamo voluto celebrare i talenti elettronici italiani.

Tutte le fotografie ©Alfa MiTo C2C / Getty Images

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