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20:05 lunedì 24 novembre 2025
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Edoardo e Angelo Zegna: la quarta generazione della famiglia Zegna diventa Co-Ceo del brand Ermenegildo Zegna, nipote del fondatore del marchio, si sofferma sull'importanza come leader del guardare avanti impegnandosi a formare la prossima generazione di leadership
Dopo la vittoria del Booker, le vendite di Nella carne di David Szalay sono aumentate del 1400 per cento  Nel gergo dell'industria letteraria si parla ormai di Booker bounce, una sorta di garanzia di successo commerciale per chi vende il premio.
Un anziano di New York ha pubblicato un annuncio in cui chiedeva di venire a fumare una sigaretta al parco con lui e si sono presentati in 1500 Lo smoke party improvvisato è stato lanciato dall’attore Bob Terry, che aveva anche promesso di offrire una sigaretta a chiunque si fosse presentato.
Sul canale YouTube di Friends sono stati pubblicati otto episodi mai visti prima dello spin off dedicato a Joey A vent’anni dalla cancellazione, la sitcom è stata pubblicata tutta quanta su YouTube, compresi gli episodi mai andati in onda.
È morto Udo Kier, uno dei volti più affascinanti e inquietanti del cinema europeo Attore di culto del cinema horror, Kier ha lavorato con tutti i grandi maestri europei, da Fassbinder a Von Trier, da Herzog ad Argento.
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.

Donald Trump potrebbe davvero vincere il Nobel per la pace? 

Lui è ovviamente convinto di sì, ma le sue possibilità, stando alle previsioni, non sono affatto buone.

08 Ottobre 2025

Trump come Obama: il presidente statunitense da tempo reclama per sé il premio Nobel per la pace, autocandidandosi all’onoreficenza assegnata dall’accademia di Svezia al suo predecessore alla Casa Bianca. Secondo Trump il premio gli spetterebbe già dall’inizio del secondo mandato per come è riuscito a porre fine a «sette conflitti irrisolvibili», come quello tra India e Pakistan e quello tra Armenia and Azerbaijan. Un risultato che Trump ama spesso ricordare ma che è stato più volte oggetto di debunking (dalla Cnn alla Bbc). In molti casi infatti si è raggiunta una tregua provvisoria, parziale o addirittura un nulla di fatto. In altri, il coinvolgimento di Trump è stato smentito dagli stessi protagonisti del conflitto, così come ha fatto l’India alla luce dell’ultimo accordo con il Pakistan. 

Con le trattative in corso tra Hamas e Israele nei colloqui di pace in Egitto, Trump sembra però avere una nuova carta da giocare per reclamare per sé il Premio Nobel per la pace. Se davvero dai colloqui in corso dovesse uscire una tregua che si trasformerà in una fine dei bombardamenti e delle ostilità, come si potrebbe negare a Trump il premio, si chiedono i favorevoli a un Nobel a Trump? Cnn inoltre ricorda che Trump è da mesi impegnato nel raggiungimento di una tregua tra Ucraina e Russia sul fronte europeo orientale, mettendo pressione affinché si arrivi a un accordo. Se quindi il consenso generale è che venerdì 10 ottobre a mezzogiorno l’Accademia di Svezia annuncerà un altro nome come Nobel per la pace, cosa succederà nel 2026? Se Trump riuscisse a ottenere una tregua su entrambi i fronti, le sue rivendicazioni sarebbero ovviamente molto più forti, ma forse non abbastanza per arrivare al Nobel, per come è pensato lo stesso premio.

Tra le voci più scettiche in merito a Trump come Nobel per la pace c’è per esempio France24, che rispolvera il regolamento del premio per spiegare come un Nobel a Trump rimanga comunque improbabile. Innanzitutto bisogna considerare il gran numero di candidati che ogni anno vengono presi in considerazione: sappiamo per esempio che tra associazioni e singoli individui quest’anno sono stati esaminati oltre trecento possibili vincitori. La lista degli stessi verrà tenuta segreta per i prossimi cinquant’anni. Trump dunque dovrà probabilmente vedersela con associazioni ONG, attivisti e diplomatici che hanno dedicato tutta la loro vita alla risoluzione di un singolo conflitto o all’aiuto delle popolazioni colpite, avendo quindi un curriculum più lungo e “pesante” di quello del presidente statunitense al secondo mandato. Senza dimenticare che altri nomi potrebbero essere stati proposti rispetto ai due conflitti ora in corso. L’Accademia di Svezia per esempio potrebbe sceglierne un altro vincitore in relazione alla crisi umanitaria a Gaza, magari proprio per lanciare un messaggio esplicito.

L’anno scorso a vincere il premio era stato Nihon Hidankyo, sopravvissuto alla bomba atomica a Hiroshima che ha speso tutta la vita lottando contro la proliferazione degli ordigni nucleari. Nel 2025 invece non ci sono ancora chiari favoriti alla vittoria. Tra i rumor più insistenti ci sono quelli di un premio a Sudan’s Emergency Response Rooms, un gruppo di volontari che rischia la vita per aiutare la popolazione colpita da guerra e carestia in Sudan, ma circola anche il nome di Yulia Navalnaya, la vedova dell’oppositore di Putin Alexei Navalny. Tra quanti analizzano le scelte dell’Accademia da anni si sottolinea come venga posta sempre molta attenzione a quanto il profilo del candidato rispecchi valori e la visione di Alfred Nobel, improntata sulla cooperazione internazionale. La politica America First di Trump dunque potrebbe costargli da sola la vittoria. 

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