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La polizia doganale americana ha sequestrato un sacchetto di uccellini morti provenienti dalla Cina

La diffusione su scala globale dell’epidemia di Coronavirus ha reso la vita dei viaggiatori cinesi inevitabilmente più complicata: tra le quarantene e i numerosi e doverosi controlli l’attenzione delle autorità di frontiera è massima, e i protocolli sono seguiti alla lettera per minimizzare il rischio di contagio. È anche in quest’ottica che va letta la “disavventura” di un uomo cinese, che come ha raccontato il New York Post alla fine dello scorso mese si è visto sequestrare dalle autorità doganali statunitensi un sacchetto di uccellini morti che si era portato da Pechino.
L’uomo ha spiegato di aver portato con sé gli uccellini al solo scopo di farne cibo per gatti nel prosieguo del suo viaggio, ma il regolamento ferreo della polizia non gli ha consentito di farli uscire dall’aeroporto di Dulles (nell’area di Washington DC) dove era atterrato. Il motivo, hanno spiegato le autorità statunitensi attraverso un comunicato, è il timore che gli uccellini potessero in qualche modo contribuire alla diffusione dell’influenza aviaria, in un momento in cui la preoccupazione per i virus è alle stelle proprio per quanto sta accadendo in Cina.
Il sacchetto contenente gli uccellini è stato estratto dal bagaglio del passeggero e bruciato dopo che la polizia di frontiera ha ottenuto il permesso dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Il direttore operativo dell’agenzia, Casey Durst, ha riassunto con queste parole l’impegno delle autorità: «I servizi doganali continuano ad esercitare ogni giorno una straordinaria vigilanza nella loro lotta per proteggere l’agricoltura e la prosperità economica del nostro paese da epidemie e malattie animali».

Il sacchetto di uccellini morti confiscato a un viaggiatore cinese nell’aeroporto di Dulles, nell’area di Washington DC

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