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I dati sui casi di contagio da Coronavirus non sono affidabili, dice l’Atlantic
I dati più recenti sui casi di contagio dal nuovo Coronavirus nel mondo mettono in risalto soprattutto Cina, Corea del Sud, Iran ed Europa, ma anche gli Stati Uniti ne stanno registrando da circa una settimana in numero crescente. Tuttavia, come anche in Italia stiamo imparando a capire, la notizia peggiore secondo gli esperti non è l’aumento dei casi registrati, quanto piuttosto il fatto che il numero effettivo di persone contagiate è in termini probabilistici molto maggiore. Il giornalista dell’Atlantic Alexis Madrigal si è occupato di questo tema in un pezzo che sostiene l’inaffidabilità dei dati ufficiali relativi all’America dove l’epidemia si sta diffondendo da qualche giorno.
Il numero dei casi riportati in tutti i grafici e le tabelle, si legge, «è troppo basso». Lo è, secondo Madrigal, perché le procedure utilizzate fin dall’inizio per quantificare la diffusione del virus si sono rivleate strutturalmente difettose: si sono concentrate in via esclusiva sui viaggiatori, visto che quello sembrava il modo più efficace per evitare che persone già contagiate entrassero nel Paese, ma nello stesso momento il virus si stava già diffondendo all’interno dei confini. La tesi di Madrigal si riferisce agli Stati Uniti, ma è estendibile a tutti i Paesi (tra cui l’Italia) in cui il contagio è arrivato in un secondo momento. Tra chi l’ha sostenuta c’è anche Ilaria Capua, che in un’intervista alla Stampa ha detto che per quanto riguarda l’Italia i casi effettivi potrebbero essere persino cento volte di più rispetto a quelli registrati.
«Il punto», scrive Madrigal, «è che i numeri di ciascun Paese sono il risultato di uno specifico modo di condurre i test», e fare affidamento su grafici e tabelle che non specificano i criteri con cui sono state realizzate è sbagliato, perché incoraggia comportamenti pericolosi soprattutto da parte delle autorità, che possono decidere ad esempio di allentare la rigidità dei controlli o dei test per mantenere ridotto il dato sui contagi registrati. «Le persone credono in ciò che può essere quantificato», conclude l’autore, «ma non sempre i dati sono in grado di riflettere accuratamente lo stato delle cose», così che vi sia il rischio che i numeri contribuiscano ad oscurare la questione, piuttosto che a renderla più chiara.

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