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In ricordo di Christo, ma anche di Jeanne-Claude

Oltre ai loro grandiosi progetti, i due artisti nati lo stesso giorno e morti a distanza di 11 anni, ci hanno lasciato una delle storie d’amore più belle dell’arte.

01 Giugno 2020

Il modo in cui lo stiamo ricordando nel giorno della sua scomparsa, sui giornali e sui social, è ripensando ai suoi progetti in Italia, in particolare “The Floating Piers”, la grande opera sul Lago d’Iseo, uno dei famosi 37 progetti ai quali, nel corso della sua lunga carriera, si era sempre sentito rispondere “no”. Opera decisamente ambiziosa realizzata con l’aiuto di Germano Celant, morto appena qualche settimana prima di lui (il 29 aprile 2020, a 80 anni), la rete di pontili coperti di teli arancioni della lunghezza di tre chilometri permetteva di camminare sulle acque del Lago di Iseo, da Sulzano a Monte Isola. In poche settimane (dal 18 giugno al 3 luglio del 2016) un milione e mezzo di persone si organizzarono per raggiungere il piccolo paese di Sulzano. Non era la prima volta di Christo in Italia: aveva già imballato la Fontana del mercato di Spoleto, Porta Pinciana e, nel 1970, il monumento di Ercole Rosa a Vittorio Emanuele (1896) in piazza del Duomo a Milano. Non andò benissimo: insorsero monarchici e benpensanti e l’opera durò due giorni. Ci riprovarono impacchettando la statua di Leonardo da Vinci e allievi realizzata da Pietro Magni nel 1872, ma durò una settimana.

Il monumento a Vittorio Emanuele II, in piazza del Duomo a Milano, impacchettato nel 1970 da Christo e Jean-Claude

Il monumento a Leonardo da Vinci con la scala usata da Christo e Jean-Claude per impacchettarlo

Il nome di Christo, la persona (Christo Yavachev,) si fonde col nome del progetto artistico che ha condiviso per tutta la vita con l’amatissima moglie, Christo e Jeanne-Claude, chiamato più spesso semplicemente Christo. Oltre a una quantità di opere che hanno trasformato la Land Art in una delle pratiche artistiche più pop e conosciute nel mondo, i due artisti, morti a distanza di 11 anni, ci hanno lasciato una delle storie d’amore più belle dell’arte. Nati lo stesso giorno, il 13 giugno 1935, si incontrarono a Parigi nel 1958, quando Jeanne-Claude commissionò a Christo un ritratto della madre. La loro relazione non inizia subito, almeno, non apertamente. A un certo punto, poco dopo la luna di miele col marito Philippe Planchon, Jeanne-Claude si accorse di essere incinta di Christo, che però in quel periodo frequentava sua sorella. L’11 maggio 1960 nasce il figlio Cyril. Due anni dopo, la coppia, ormai consolidata, realizza a Parigi la prima opera nello stile che diventerà la loro firma: “Rideau de Fer”, un muro di barili d’olio a bloccare rue Visconti in segno di protesta contro il muro di Berlino.

Nel 1964 Christo e Jeanne-Claude emigrano negli Stati Uniti e iniziano a realizzare i loro famosi progetti, intervenendo su edifici, monumenti ma anche strutture naturali come isole e scogliere, influenzati anche dagli spazi sconfinati del paesaggio americano. L’America, per loro, è un approdo estremamente significativo, un punto d’arrivo e di partenza, soprattutto per Christo, che negli anni precedenti – prima di raggiungere Parigi, dove nel 1958 venne considerato apolide – aveva attraversato l’Austria e la Svizzera per sfuggire alla repressione del regime comunista di Praga. Nel 1968, insieme ad altri protagonisti della Land Art espose i suoi progetti nella fondamentale mostra Earthworks alla Dwan Gallery di New York. Una mostra estremamente attuale, considerando l’estrema apprensione con cui, nel 2020, guardiamo alle condizioni di salute del nostro pianeta. Ispirata a un romanzo di fantascienza di Aldiss, organizzata dall’artista Robert Smithson, Earth Works proponeva uno sguardo pessimistico sul futuro dell’America e sul suo patrimonio ambientale: 14 artisti giovani e poco noti, esposero opere immense o impossibili da trasportare, mostrate solo attraverso fotografie.

Oltre a dare forma alle opere più famose e memorabili della Land Art, divertendosi, per tutta la loro carriera, a mettere in crisi il limite che divide l’immaginabile dal possibile, il progetto dal risultato e il naturale dall’artificiale, Christo e Jean Claude, fin dalla loro prima opera a Parigi, mostrano di aver sempre ragionato sull’arte anche da un punto di vista politico.  Dopo la morte di Jeanne-Claude, il 18 novembre 2009, Christo ha continuato a vivere nella loro casa a New York nel quartiere di SoHo, dove è morto il 31 maggio 2020, a 84 anni, nei giorni più neri per l’America di Trump, devastata dal Coronavirus e dalle proteste per l’uccisione di George Floyd. Nel 2017, l’artista aveva esposto la sua posizione anti-Trump con decisione, cancellando un importantissimo progetto in polemica con il neo-presidente. Si trattava di “Over the river”, un’installazione cui l’artista stava lavorando da decenni, inizialmente concepita insieme alla moglie: un drappeggio sospeso sopra il fiume Arkansas e lungo 42 miglia. L’installazione avrebbe dovuto essere realizzata su un terreno di proprietà del governo federale degli Stati Uniti, e dunque riconducibile a Donald Trump, con cui Christo non voleva avere nulla a che fare: «Uso il mio denaro e il mio lavoro perché voglio essere libero. Qui il padrone di casa è il governo americano, la terra è sua. Non posso andare avanti con un lavoro che porterebbe benefici a questo padrone di casa», dichiarò l’artista, che aveva già investito 15 milioni di tasca propria per il progetto. Una scelta che il New York Times aveva definito «la protesta più visibile, oltre che costosa, da parte del mondo dell’arte contro l’amministrazione Trump».

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Artist Christo Vladimirov Javacheff, known as Christo, passed away of natural causes today at his home in New York City. He was 84 years old. . Statement from Christo’s office: “Christo lived his life to the fullest, not only dreaming up what seemed impossible but realizing it. Christo and Jeanne-Claude’s artwork brought people together in shared experiences across the globe, and their work lives on in our hearts and memories. Christo and Jeanne-Claude have always made clear that their artworks in progress be continued after their deaths. Per Christo’s wishes, ‘L’Arc de Triomphe, Wrapped’ in Paris, France, is still on track for Sept. 18–Oct. 3, 2021.” . Christo was born on June 13, 1935 in Gabrovo, Bulgaria. He left Bulgaria in 1957, first to Prague, Czechoslovakia, and then escaped to Vienna, Austria, then moved to Geneva, Switzerland. In 1958, Christo went to Paris, where he met Jeanne-Claude Denat de Guillebon, not only his wife but life partner in the creation of monumental environmental works of art. Jeanne-Claude passed away on November 18, 2009. Christo lived in New York City for 56 years. . From early wrapped objects to monumental outdoor projects, Christo and Jeanne-Claude’s artwork transcended the traditional bounds of painting, sculpture and architecture. Some of their work included Wrapped Coast in Australia (1968–69), Valley Curtain in Colorado (1970–72), Running Fencein California (1972–76), Surrounded Islands in Miami (1980–83), The Pont Neuf Wrapped in Paris (1975–85), The Umbrellas in Japan and California (1984–91), Wrapped Reichstag in Berlin (1972–95), The Gates in New York’s Central Park (1979–2005), The Floating Piers at Italy’s Lake Iseo (2014–16), and The London Mastaba on London’s Serpentine Lake (2016–18). . Christo’s temporary work of art in Paris, France, titled L’Arc de Triomphe, Wrapped (Project for Paris), is scheduled for Sept. 18–Oct. 3, 2021. Additionally, a major exhibition at the Centre Georges Pompidou about Christo and Jeanne-Claude’s work and time in Paris will be on view this year, from July 1–Oct. 19, 2020. . In a 1958 letter Christo wrote, ‘Beauty, science and art will always triumph.’ We hold those words closely today.

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