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Casa Magazines, il paradiso delle riviste

Dentro una delle più fornite edicole di New York, gestita dall’indiano Mohammed Ahmed, eletto dal New York Times l’ultimo “Re della carta”.

di Serena Scarpello

Mentre i giornali di mezzo mondo continuano a testare nuove formule per continuare a vendere, chiudono le loro versioni stampate, in alcuni casi riducono quelle online e si affidano a potenti investitori (come Warren Buffet, Jeff Bezos, Laurene Powell), c’è una piccola edicola in un angolo di West Village, a New York, esattamente al numero 22 dell’8a strada, che non solo continua a vivere ma che mette in bella mostra (e vende) riviste provenienti da tutto il mondo.

Si chiama Casa Magazines ed è gestita dall’indiano Mohammed Ahmed, eletto l’ultimo “Re della carta” dal New York Times, oggi ultra sessantenne ma con una passione per un mondo, quello appunto dei giornali, che ogni anno rinnova il proprio aspetto tra nuove pubblicazioni, formati o direttori creativi. Con una cosa in comune: che tutti, davvero tutti, arrivano tra i suoi scaffali. «Oggi abbiamo 225mila giornali e riviste diverse», racconta Umais Safder, giovane studente pachistano che ormai da due anni lavora a Casa Magazines part-time, «e non riusciamo a mostrarle tutte. Guarda lì, sotto al numero di Granta dedicato alla new ficton, ci sono alcuni numeri di Gentlewoman». Tra i magazine più venduti c’è «Self-service che è francese e piace molto. Il tema che più attrae i newyorkesi però è l’Egitto, forse per la sua storia antica e l’immensa cultura. Per esempio, il nuovo numero di Cabana, un coffee table book molto bello, è dedicato proprio all’Egitto e sono certo che tra i locali andrà alla grande».

Casa Magazines è gestita dall’indiano Mohammed Ahmed

Da Casa Magazines ci passa chiunque: chi abita in zona, i turisti, gli appassionati, gente che lavora nel mondo dell’arte, della finanza e della moda. «Vengono spesso anche Sarah Jessica Parker e Julianne Moore, che sono vicine di casa e adorano le nostre riviste». Come Lapham, un quadrimestrale fondato a New York da Lewis Lapham che nell’ultimo numero dedicato al clima ospita contributi di Greta Thunberg e Leonardo Di Caprio. O Pages, un art magazine da collezione ricco di illustrazioni; oppure ancora Serial, una sorta di guida i cui numeri sono ogni volta dedicati a una città diversa, e poi Quoted, che raccoglie storie di newyorkesi e in copertina pubblica una citazione che riassume il senso generale del numero. L’ultima recita: «Ogni volta che torno a New York, mi immergo nuovamente nel suo flusso di energia che non si ferma mai».

Ma qual è il futuro della carta, visto da qui? «La vendita dei magazine cartacei è scesa ma stiamo notando un ritorno di interesse. In questo luogo oggi vendiamo il 10% di quanto vendevamo nel 2000 quando anche aziende come Ralph Lauren e Calvin Klein andavano pazze per i magazine e ne compravano a pacchi. Il nostro punto di riferimento, per fare una media, è il New York Times. Se prima nel weekend ne vendevamo 500 copie ora è tanto se arriviamo a 20. Immagina la proporzione sui magazine». Squilla il telefono e Umais risponde: un cliente gli chiede se hanno una copia del magazine di Michael Jackson. Lui gli dice che quello proprio non ce l’hanno al momento ma che si muoverà per recuperarlo. «Se esiste», mi dice sottovoce.