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È più bassa del Duomo soltanto di due metri e mezzo, e infatti dopo la cattedrale forse è proprio la Torre Velasca l’opera di architettura più caratteristica di Milano. Entrarci dentro, esplorare i corridoi, gli ascensori e gli appartamenti è uno dei sogni proibiti di qualsiasi milanese. Negli scorsi giorni, grazie a Campari, è stato possibile farlo: l’evento “The Red View – Unveiling Passion” ha fatto sì che molti ospiti potessero visitare il sedicesimo piano dell’edificio, finalmente ristrutturato e restituito alla città dopo cinque anni di lavori. C’eravamo anche noi: nel pomeriggio di sabato 7 giugno, Rivista Studio ha avuto la fortuna e il piacere di contribuire all’ideazione e moderazione di due talk per parlare di Milano, del suo presente e del suo futuro, una cosa che ci appassiona da sempre, essendo questa la città in cui siamo nati e stiamo crescendo e che, negli ultimi dieci anni, ha svolto il ruolo, come si dice, di “laboratorio” per ciò che concerne l’urbanistica e la vivibilità urbana in questo Paese.
Nel primo talk, intitolato “La scoperta di Milano tra creatività e business”, Silvia Schirinzi ha parlato con Michela D’Angelo, market editor per Muse Magazine e stylist con un passato da modella, la nail artist Isabella Franchi aka @unghiedellamadonna e Alberto Nespoli, architetto d’interni e co-fondatore di Eligo Studio. Con loro abbiamo discusso di come Milano ha influenzato i loro percorsi lavorativi, di come è cambiata in questi anni, di cosa può fare ancora per i creativi e le creative più giovani.

Nel secondo talk, che si chiamava “Essere artisti a Milano, la città come ispirazione e passione”, moderato da Cristiano de Majo, abbiamo chiacchierato (e riso, molto) con la comica e scrittrice Giada Biaggi, l’artista e regista Yuri Ancarani, e il musicista e scrittore Francesco Bianconi. Nessuno dei tre è nativo di Milano (Giada Biaggi è di Legnano, Ancarani di Ravenna, Bianconi di Montepulciano): e allora hanno raccontato dei loro primi appartamenti, dei quartieri in cui sono cresciuti lavorativamente, di quelli che li hanno accolti poi, e di come la loro arte – libri, spettacoli, film, canzoni che probabilmente molti e molte di voi conoscono – si è lasciata influenzare da Milano.

È stato bello, e speriamo di tornarci presto: con uno Spritz o un Americano in mano, a guardare la città dall’alto.
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