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A causa di Brexit un italiano di 95 anni ha dovuto provare di essere residente in Inghilterra dal ‘52

Si chiama Antonio Finelli, ha 95 anni e da quasi 70 vive in Inghilterra, dove si trasferì nel 1952 richiedendo e ottenendo lo status di immigrato per motivi di lavoro. La sua storia, raccontata dal Guardian, è testimone lampante di come cambino i tempi: «Quando arrivò a Folkestone (sud-est del Paese, ndr) fu accolto con un panino e con una settimana di stipendio in anticipo», ha scritto Lisa O’Carroll sul giornale inglese. Quarant’anni dopo, invece, è stato costretto a fornire ottanta pagine di certificazioni, perlopiù documenti di carattere bancario, per provare che aveva diritto a restare in Inghilterra.
L’Home Office, a cui si era rivolto inizialmente per chiarire come da prassi la sua posizione, non aveva trovato riferimenti al suo trascorso su suolo inglese negli ultimi cinque anni. «Sto ricevendo la pensione e ho lavorato per tutta la mia vita, non capisco perché debba fornire questi documenti», ha detto Finelli, che è vedovo e ha perso anche l’unico figlio, e a cui è rimasto soltanto il nipote. Dimitri Scarlato, un volontario del distaccamento della CGIL a Londra, ha commentato con disappunto l’accaduto: «È stato qui tutti questi anni e il sistema lo tratta come se non esistesse… perché?».
Oltretutto il caso di Finelli non è eccezionale, spiega il Guardian: sta infatti capitando con una certa frequenza che persone anziane vengano sottoposte a stress di questo tipo per provare il loro status e vedersi garantire il diritto di residenza. La scorsa settimana è accaduta una cosa simile a Giovanni Palmiero, 101 anni, che secondo l’Home Office era tenuto a presentarsi con i genitori in quanto dal sistema risultava che avesse appena un anno. Secondo Scarlato il problema riguarda la scarsa digitalizzazione degli archivi; l’autrice del pezzo del Guardian ha detto di non aver avuto risposte in merito dalle autorità. Intanto, per i cittadini stranieri iniziano ad emergere le prime complicazioni dovute a Brexit.

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