D’estate i figli facciamoli marcire

La programmazione delle attività estive dei figli è diventato un lavoro estenuante e costosissimo. Tanto che c'è chi ha deciso di darsi alla pratica del kids rotting. Tradotto: che i figli si annoino, si arrangino, almeno fino a settembre.

24 Giugno 2025

Sarà stato neanche il mese di aprile che su Whatsapp veniva creato il millesimo sottogruppo della classe. Quello per la scelta dei campi estivi. In alto, fissato con un pin, il link al file Excel dove ciascuno avrebbe potuto indicare il campus prescelto di settimana in settimana, incrociando esigenze familiari con inclinazioni estetiche e atletiche del migliore amichetto, fino a giovedì 31 luglio.

Subito c’è stato il grande spartiacque tra i benedetti dal cielo che sabato 6 giugno sarebbero stati prelevati al domicilio da nonni liguri e pugliesi e trapiantati al mare fino a domenica 14 settembre; e quelli che per due mesi avrebbero visto la sabbia solo nella lettiera del gatto. Ad aprile – ma anche a luglio – io sono confusa riguardo alla pianificazione del futuro e così mi sono iscritta al gruppo da lurker. A suon di cicalini hanno iniziato a grandinare proposte (silenzia il gruppo per un mese: solita ottimista!).

Nei tempi morti, entravo e spulciavo locandine di programmi multisport con pranzo al sacco, bandi comunali per avere sconti, street-view delle associazioni per capire se erano alberate. I promotori del gruppo avevano già le idee chiare ed erano i più determinati a rientrare nelle iniziative col miglior rapporto qualità-prezzo-orario: Luigino una settimana di katana giapponese, una a spazzolare i pony in una cascina di charme, due a remare in Sup sul Naviglio, una di Lego in un hub, infine un master di Sky per diventare youtuber. Mafalda in montagna con la scuola di contorsionismo, poi street-art allo skate-park della Bovisa, cinque giorni di simulazioni del Parlamento europeo e infine clownerie in inglese in un cinema abbandonato.

Kids rotting

A me sembrava tutto bello e tutto fraudolento. Ma di sicuro non si può fare i cinici sull’ansia dei genitori di accaparrarsi soluzioni estive – anche più arzigogolate di un banale oratorio – perché quella di avere i figli occupati è per la maggior parte delle famiglie una necessità e non un hobby. E poi, fa comodo perfino a noi risibili freelance della cultura.

Accanto a questo bisogno, convive da anni nel genitore moderno una tendenza opposta alla frenesia da campus, romantica e passatista: quella di rimpiangere la noia, le insolazioni e le punture di zanzare delle estati della nostra infanzia.

Negli Stati Uniti, tra i nostalgici, c’è una nuova tendenza con un nuovo nome: è il kids rotting, più banalmente detto wild summer. Il neologismo ne richiama un altro, però negativo, di questi ultimi anni: il brain rotting, che spesso riguarda i ragazzini e descrive il tempo passato a scrollare ininterrottamente video di Tiktok o reel di Instagram (io che sono ormai una signora novecentesca ogni tanto sui treni guardo lo schermo di altri che lo fanno e mi viene da vomitare dopo 30 secondi).

Il kids rotting, letteralmente il lasciar marcire i ragazzini, è l’iniziativa di tanti genitori di boicottare i camp in favore di settimane di tedio, in casa con l’aria condizionata mentre i grandi lavorano al pc, o spediti in luoghi privi di attrattive con nonni anziani che non sanno niente di Minecraft. Secondo il New York Times, a Manhattan, una famiglia con tre figli che hanno bisogno di frequentare attività per 8 settimane, di cui alcune residenziali, può arrivare a spendere fino a 40 mila dollari. Un biglietto aereo anche intercontinentale per accompagnarli dai nonni e poi tornare al lavoro è infinitamente più conveniente. Così, molti professionisti che non possono o non vogliono investire cifre esagerate in campi, hanno inventato la sommossa del rotting: forse una scuola di pensiero nata ex-post dalla difficoltà economica di aderire a certi standard, o forse la teorizzazione di un mutamento antropologico che ci vede stanchi della società della performance anche d’estate.

Volendo fare lo stesso calcolo per Milano, 8 settimane di campi sia diurni che residenziali per 3 ragazzini potrebbero venire a costare a una famiglia poco meno di 10 mila euro (“solo” 1200 se ci si accontenta dei proletarissimi oratori).

I giochi di una volta

Il kids rotting – non esiste per ora alcuna locuzione simile in italiano – sposa anche una tendenza degli ultimi anni fortemente contraria ai compiti per le vacanze: quello degli abolizionisti delle tabelline (tanto c’è l’A.I.) è un movimento interessante che poggia su teorie pedagogiche progressiste e su un’effettiva evoluzione in una società del tutto diversa da quella che aveva concepito l’idea dei voti e delle punizioni. Le sue derive sono libricini di compiti alternativi che contengono gli ormai scontati precetti “corri nel grano”, “tira i sassi nei fiumi”, “fai un falò”, “conta le onde” (ma diamine, sono a Garbagnate, già alle 8 del mattino sto ballando la sigla truzza del centro estivo e sul mio smartwatch è attiva la geolocalizzazione!).

Forse l’opzione peggiore – tra il campus competitivo e l’inedia – è il campus che millanta i giochi di una volta, e poi ci passi davanti per caso andando alle poste e vedi tuo figlio in fila in bermuda che viene spruzzato con la pompa da giardino dall’istruttore di bocce: “come una volta”, ma hai pagato 200 euro.

Scrollare è un po’ marcire

Già nei primi giorni di vacanze milanesi, ho avvistato qualcuno dei coraggiosi dissidenti e antesignani del rotting, che ha rinunciato al divertimento coatto in favore di un’estate anni 80. I giardinetti a metà mattina risuonavano di echi come caverne ipogee o il tempio costruiti da The Brutalist. Giostre spente, tappeti elastici smantellati, scoiattoli che vagavano felici nella natura brulla, ovunque polvere e atmosfera sospesa come in un western prima del duello. Poi… ecco urla infantili remote uscire dai muri alti come prigioni delle scuole, delle chiese, delle piscine comunali. E qua e là, sulle panchine calde, nonne che sbattevano il ventaglio con ai lati due preadolescenti che tra loro si ignoravano. Il pallone abbandonato nella terra spelacchiata, il campetto in neoprene vuoto. I nipoti entrambi chini su grandi smartphone, infastiditi dal sole sullo schermo. La nonna sospirante: dai, mettetelo giù, andate un po’ a giocare a calcio.

Alla fine cosa cosa avrei fatto?, mi domandavo camminando accaldata tra i resti di una civiltà. Posti ce n’erano ancora tanti, nonostante la corsa alle iscrizioni fosse iniziata a marzo. Così l’ho iscritto a una sola settimana, durante la quale lo svegliavo presto sentendomi la feccia del mondo. Poi, un venerdì, mentre dondolava sull’amaca e io pensavo alle scadenze, e dalla vicina scuola uscivano le solite urla dei bambini bagnati con l’idrante, gli ho detto: e se facessi anche una settimana di sport con WeMove? Alle sillabe ui muv è scoppiato a piangere.

Adesso il rotting lo stiamo facendo anche noi. Un po’ di Playmobil, una videochiamata, cartoni, cucinare, ventilatore, invita il vicino di casa, intanto mail, mi incolli questo?, un pacco, lui ha barato, lui però mi ha detto scemo, cortile, parco, spesa, altre mail, costruisci un attimo una macchina del tempo per tornare indietro e rifare merenda di nuovo? Ogni tanto bisogna alzarsi, andare a togliere il cellulare alla maggiore in camera, lei è in quell’altro rotting lì. Perché nei bei tempi andati, essere abbandonati a sé stessi significava ammazzarsi a colpi di gelati e tv, ma non scrollare 8 ore.

Certo, ti dici, almeno la maggiore avrebbe potuto fare l’animatrice volontaria, andare a aiutare in un negozio. Invece, corsi di recupero, un salto a rivendere i libri di testo, una passeggiata sotto casa con gli amici (al ritorno, ti pare di sentire l’aroma alla fragola dello svapo delle ragazze… ma ti dici di no, sarà profumo). E anzi, ora che ci pensi: altro che animatrice volontaria, animatrice forzata per il fratello minore! Un po’ di sano rotting di scatole per tutti quanti. E così ti odiano grandi e piccini. Però, chissà com’era bello quel campus creativo per piccoli mangiafuoco… Dai: ancora qualche settimana a costo zero e poi saranno tutti a cercare conchiglie (tirare sassi, fare falò). O più probabilmente, ti chiederanno il wi-fi dell’albergo.

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