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Come si parlava di Amazon quando fu fondata

04 Luglio 2019

«C’è una nuova grande libreria in città, che non troverai sulla mappa di Seattle. Se quindi vuoi girovagare tra i suoi corridoi per esaminare la sua offerta, dovrai guardare su Internet». Così, nel novembre del 1995, la media company americana Knight-Ridder annunciava l’avvento di quello che sarebbe diventato il più grande colosso di e-commerce del mondo.

Stiamo parlando di Amazon. La società, fondata il 5 luglio 1994 dal futuro miliardario Jeff Bezos, compie 25 anni. E all’inizio, come molti ricordano, vendeva solo libri. Ma quale fu la reazione dei contemporanei di fronte alla possibilità di poter accedere con un click a una libreria di oltre un milione di titoli? A chiederselo è Paleofuture, la sezione di nostalgia futuristica di Gizmodo. Che estrapola dagli articoli pubblicati a metà degli anni ’90 tutti quegli elementi di novità che oggi non avrebbero nessun potenziale di “notiziabilità”: dalla possibilità di usare la carta di credito direttamente online oppure tramite telefono e fax, ai costi irrisori delle spedizioni.

Gli articoli oscillavano spesso tra scetticismo e ridicolizzazione. Un pezzo di Slate per esempio prendeva in giro la nuova impresa. Così recitava il sottotitolo: «La libreria più grande del mondo? Puah. La più economica, veloce e conveniente? Ancora Puah». Parole dei due autori dell’articoli, Jonathan Chait e Stephen Glass, noti al pubblico per ben altri motivi: il primo per essersi schierato, con una motivazione molto criticata, a favore della guerra in Iraqil secondo invece è diventato a tal punto famoso per le sue bufale da diventare protagonista di un film (Shattered Glass).

Le critiche arrivavano anche dagli esperti, come dimostrano gli appellativi di “Amazon toast” e “Amazon bomb” attribuiti all’azienda dai più scettici che la vedevano appunto morente o sul punto di fallire.  Che le cose siano andate in modo totalmente diverso lo sappiamo già. Della versione italiana di questa storia avevamo parlato in questo reportage.

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