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05:18 lunedì 23 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

Come si parlava di Amazon quando fu fondata

04 Luglio 2019

«C’è una nuova grande libreria in città, che non troverai sulla mappa di Seattle. Se quindi vuoi girovagare tra i suoi corridoi per esaminare la sua offerta, dovrai guardare su Internet». Così, nel novembre del 1995, la media company americana Knight-Ridder annunciava l’avvento di quello che sarebbe diventato il più grande colosso di e-commerce del mondo.

Stiamo parlando di Amazon. La società, fondata il 5 luglio 1994 dal futuro miliardario Jeff Bezos, compie 25 anni. E all’inizio, come molti ricordano, vendeva solo libri. Ma quale fu la reazione dei contemporanei di fronte alla possibilità di poter accedere con un click a una libreria di oltre un milione di titoli? A chiederselo è Paleofuture, la sezione di nostalgia futuristica di Gizmodo. Che estrapola dagli articoli pubblicati a metà degli anni ’90 tutti quegli elementi di novità che oggi non avrebbero nessun potenziale di “notiziabilità”: dalla possibilità di usare la carta di credito direttamente online oppure tramite telefono e fax, ai costi irrisori delle spedizioni.

Gli articoli oscillavano spesso tra scetticismo e ridicolizzazione. Un pezzo di Slate per esempio prendeva in giro la nuova impresa. Così recitava il sottotitolo: «La libreria più grande del mondo? Puah. La più economica, veloce e conveniente? Ancora Puah». Parole dei due autori dell’articoli, Jonathan Chait e Stephen Glass, noti al pubblico per ben altri motivi: il primo per essersi schierato, con una motivazione molto criticata, a favore della guerra in Iraqil secondo invece è diventato a tal punto famoso per le sue bufale da diventare protagonista di un film (Shattered Glass).

Le critiche arrivavano anche dagli esperti, come dimostrano gli appellativi di “Amazon toast” e “Amazon bomb” attribuiti all’azienda dai più scettici che la vedevano appunto morente o sul punto di fallire.  Che le cose siano andate in modo totalmente diverso lo sappiamo già. Della versione italiana di questa storia avevamo parlato in questo reportage.

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