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L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

Storia dell’uomo a cui Trump deve 918 dollari dal 1994

23 Marzo 2017

Alan Abel è un antesignano delle fake news, o almeno ha dedicato gran parte della sua lunga vita (ha 86 anni) a disorientare e prendere in giro giornali e televisioni. Per fare qualche esempio, nel ’59, da ragazzo, ha fondato una Society for Indecency to Naked Animals, comprensiva di mirabile slogan «A nude horse is a rude horse» e dedita a fare in modo che gli animali domestici iniziassero a vestire i pantaloni (per questioni di decenza, dicevano i suoi appartenenti). Si trattava naturalmente di uno scherzo, ma uno show televisivo dell’epoca, Today, ci era cascato. «E anche Walter Cronkite ci aveva creduto», ha detto Abel a Newsweek, in un articolo che tuttavia racconta un’altra vicenda quantomeno curiosa della sua vita, che lo lega al nuovo presidente Donald Trump.

Nel 1994, Alan Abel partecipava a una fiera libraria a New York: l’esposizione aveva implicato la chiusura al traffico della Quinta Strada, invasa dalle bancarelle, e tra queste c’era anche quella di Abel, che l’allora sessantenne aveva allestito sul marciapiede di fronte alla Trump Tower. Nel giro di breve tempo, tre addetti alla sicurezza dell’edificio del miliardario si erano presentati per intimargli di sgombrare l’area, da loro definita come proprietà privata di Trump. Un poliziotto in pensione che passava di lì aveva assistito alla scena, e si era mosso in difesa di Abel, sostenendo che per legge il marciapiede era un bene pubblico della città di New York. Le guardie, tuttavia, non erano di queste opinione, così l’uomo si era visto costretto a smontare la bancarella e andarsene.

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Per Abel non era finita, però: convinto che Trump fosse dalla parte del torto, aveva deciso di fargli causa in sede civile, riuscendo a ottenere una sentenza di risarcimento: 918 dollari per il piccolo sopruso. Il problema, a quel punto, era a quale società chiederli: Trump ne possedeva più di 200. «Dovevo scegliere quella giusta e capire dov’era la banca e ottenere un’ingiunzione per riavere i soldi con gli interessi», ha detto Abel, commentando: «Ecco perché non si preoccupa che la gente lo denunci: perché sa che può sconfiggere chiunque soltanto con l’ausilio della burocrazia e le scartoffie».

Da decenni, Alan Abel prova a ottenere i suoi quasi-mille dollari. Ha scritto, dice, «dozzine di lettere» agli uffici legali di Trump, che tuttavia «di solito non rispondono»; 12 anni fa è andato di persona ad Atlantic City e ha chiesto allo sceriffo locale di mettere all’asta il fastoso casino trumpiano, il Taj Mahal, perché il tycoon ripagasse il suo debito (lui si sarebbe tenuto soltanto i primi 900 dollari dei milioni ricavati dalla vendita, aveva assicurato). Sembra l’ennesima gag di un uomo che il New York Times definiva già nel 2003 «a major league hoaxer», ma stavolta assicura di essere del tutto serio: non come quella volta nel 1980 in cui ha finto la sua morte.

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