La sorpresa di Cannes è Sound of Falling, che potrebbe addirittura vincere la Palma d’oro

Il film di Mascha Schilinski ha lasciato ammirati tutti quelli che lo hanno visto. Ispirato dalle Vergini suicide di Sofia Coppola e dal Nastro bianco di Michael Haneke, è uno dei favoriti per la vittoria della Palma d'oro.

19 Maggio 2025

Interrotte, inquiete, in fiamme: in un quarto di secolo sono pochissime le pellicole che sono riuscite a lasciare un’impressione duratura raccontando l’adolescenza femminile. Quello che le ragazze provano è figlio della società che riserva loro categorie a parte, che le definisce deviate quando non seguono il sentiero? Oppure c’è veramente una vita interiore differente, propria dell’esperienza di una giovane donna, che appare sempre oscuro e misterioso semplicemente perché poco esplorato?

Interrotte, suicide, in fiamme

Nel 1999 due pellicole divenute cult suggerivano che dentro l’aggettivo “femminile” si nascondessero istinti feroci, lontanissime da quel che di solito sottintende questa definizione. Le ragazze interrotte di James Mangold valsero un Oscar ad Angelina Jolie e sono diventate un’espressione giornalistica duratura per riferirsi a una rottura rispetto all’evoluzione considerata consona per le giovani donne.

Esattamente 26 anni fa, il 19 maggio 1999, veniva presentato in Croisette Il giardino delle vergini suicide, folgorante opera prima di Sofia Coppola. Giocando sui tre poli della delicatezza, della ferocia e della malinconia, è stato uno gli esordi più memorabili della storia del Festival. Il film è poi rivelato il punto di partenza di un’intera carriera basata sulla capacità prodigiosa di esprimere il non detto che si portano dentro le giovani donne.

Vent’anni dopo, nel 2019, è stato il turno di Celine Sciamma e della sua giovane donna in fiamme. In realtà di donne alla ricerca di un modo per mantenere uno spazio segreto di libertà dentro le imposizioni sociali quella pellicola ne raccontava due: l’artista dietro la tela e l’oggetto del suo ritratto prima, del suo desiderio poi.

Una Palma d’oro anticipata

Nel 2025 Cannes sembra aver già trovato la sua regista capace di guardare dentro le inquietudini di giovani ragazze in caduta libera, catturando il suono della loro spirale discendente. Mascha Schilinski con Sound of Falling di rumore ne ha già fatto parecchio. Molti considerano il film un papabile, se non il favorito, per la Palma d’Oro. Considerando la composizione della giuria presieduta da Juliette Binoche e quel peculiare sentimento vischioso che lascia addosso il film della regista tedesca, a metà festival è già difficile immaginare Sound of Falling che lascia la Croisette senza neanche un premio.

In un gioco di corsi e ricorsi, dovesse portare a casa il premio più ambito, sarebbe anche la prima Palma d’Oro in lingua tedesca dai tempi di Il nastro bianco di Haneke, altra pellicola a cui Sound of Falling è stata accostata.

Il film di Schilinski tiene insieme l’innocente crudeltà dei bambini di Haneke e la peculiare inquietudine delle giovani donne di Coppola. Alma, Erika, Angelika e Lenka sono il quartetto protagonista di un film che ne lega i destini in maniera talvolta indecifrabile. Le ragazze sono legate dai luoghi in cui vivono e talvolta dal sangue, ma non sono mai fisicamente presenti in contemporanea nella fattoria nell’Altmark che fa da sfondo alla storia, una vicenda che si apre in epoca hitleriana e prosegue fino a un presente però quasi irriconoscibile. Complice il formato 4:3 e la grana da pellicola, l’atmosfera è da racconto di fantasmi.

Non sembra di stare nell’oggi, seguendo la fascinazione di Lenka per una ragazza orfana e selvaggia di nome Kaya (forse anche lei imparentata con le altre) perché il film lascia sempre il dubbio: stiamo assistendo a un fenomeno sovrannaturale? Angelika, per esempio, la più inquieta e indomita del quartetto, viene ritratta come un’ombra sfocata in una polaroid ancor prima di diventare un fantasma, diventando uno dei tanti misteri della Germania divisa degli anni ’80.

Erika lascia i suoi segni indelebili sulla sorella, che è condannata a diventare grande, a perdere quella componente indecifrabile dell’esistenza, la gioventù, che Schilinski riesce a imprimere così bene su pellicola. La Germania sopravvive al nazismo prima e alla divisione in blocchi poi, ma nel racconto plurigenerazionale di Sound of Falling l’oscurità è trattenuta a malapena ai margini, così come la morte, che ammanta l’intero film con la sua presenza tangibile. I morti sono quasi più rilevanti del vivi, posano insieme a loro in dagherrotipi che affascinano e condizionano chi rimane. Nella seconda parte sono gli scomparsi a diventare la voce narrante della storia, a raccontare chi sopravvive.

Il suono della caduta

La dimensione sonora, evocata fin dal titolo, è il tenue raccordo, che sa di presagio, tra una storia e l’altra: rumori d’acqua, di motori, sussurri di fantasmi che via via acquisiscono senso, quando tra le ragazze capiamo chi vive e chi muore, per davvero e per finta. Il film, infatti, lega le sue protagoniste con quella fantasia di morte propria dell’adolescenza. Angelika immagina in ogni dettaglio la morte efferata sua e delle amiche, morte poi giustapposta a cadute verticali, a crolli esistenziali, talvolta volontari, perché l’unico modo per non trasformarsi in qualcosa che non vogliono essere, per queste giovani, è smettere di esistere.

Il suono della caduta è spesso silenzioso, ma la morte dona la parola. Alcuni personaggi trovano la loro voce per la prima volta quando annunciano la dipartita imminente, esprimendo una volontà negata in vita con la scelta di un modo di morire tutto loro. D’altronde le quattro protagoniste sono solo i punti di vista principali, che raddoppiano e si moltiplicano negli sguardi delle altre donne di famiglia: madri il cui amore si esprime crudelmente, anziane mai spaventate dalla morte, serve di casa il cui dramma personale si consuma nel silenzio della cura costante per gli altri.

Sound of Falling racconta le loro storie guardando spesso dal buco della serratura, dagli interstizi tra le assi del fienile dove di consumano continue tragedie. È il punto di vista perfetto per un film che guarda al complesso mondo degli adulti dalla prospettiva delle giovani e fa coincidere la loro presa di consapevolezza con il momento in cui anche lo spettatore capisce quali pulsioni le animano, talvolta illecite e licenziose. Pulsioni dalle quali Schilinski non distoglie mai lo sguardo.

Gli sguardi, soprattutto, s’incollano addosso, turbano. Per quanto Sound of Falling riveli delle sue giovani protagoniste, dei loro grandi tormenti e piccole estasi, non ne risolve mai fino in fondo il mistero. Quando la piccola Alma guarda in camera con uno sguardo penetrante, quando Angelika cerca qualcosa oltre la linea dell’orizzonte, quando Erika fissa con sguardo bruciante l’obiettivo, sembra quasi che guardino tutte oltre il qui e l’ora, che vedano l’altra, che riescano a percepirne dubbi e paure. Sound of Falling vuole dirci proprio questo: l’animo di queste giovani donne non verrà mai del tutto rivelato, così come la crudeltà che il mondo spesso impone loro nel silenzio.

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di Studio
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