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Alla fine il famoso libraio di Kabul ha lasciato l’Afghanistan

05 Luglio 2022

Shah Muhammad Rais fa il libraio, è nato in Afghanistan 69 anni fa, ha una laurea in ingegneria, parla sette lingue (l’ottava, il russo, dice di averla dimenticata), è sopravvissuto a tutte le guerre e a tutti i regimi che hanno devastato il suo Paese nel corso degli anni, è diventato famoso grazie a un libro basato sulla sua vita – Il libraio di Kabul di Åsne Seierstad – e da qualche mese ha deciso di lasciare Kabul e trasferirsi a Londra. Nonostante questa decisione, come riporta il Guardian, la sua libreria resta aperta. Anche adesso che è in attesa di ottenere lo status di rifugiato dal governo del Regno Unito, Rais si presenta ancora usando il suo vecchio biglietto da visita: Shah M Book Co, stampatori, editori, librai, Shah Muhammad Rais, managing editor.

«L’Inghilterra era l’unico posto sicuro per me, l’unico posto in cui posso sentirmi al sicuro dai Talebani», ha raccontato Rais per spiegare la decisione di lasciare il suo Paese. In Inghilterra ci è arrivato lo scorso 26 settembre, da quel giorno vive al London Home Office Hotel, assieme ad altri rifugiati in attesa di riconoscimento da parte delle autorità. Parla spesso della sua libreria, dice che non sa se stavolta l’attività riuscirà a sopravvivere perché ormai in Afghanistan «si comprano pochissimi libri». Da quando i Talebani sono tornati al potere, dal Paese sono fuggiti moltissimi studiosi e intellettuali. La libreria di Rais, per queste persone, in tempi migliori era stata un luogo di incontro e discussione. Ora «i Talebani la chiuderanno o distruggeranno».

Tra il 2002 e il 2022 dice di aver venduto più di 1500 libri europei e americani, per lui segno inequivocabile della crescente vitalità intellettuale del Paese in quegli anni. Ora, la situazione ricorda quella già vissuta ai tempi dell’Unione Sovietica: nel 1979, infatti, Rais fu imprigionato due volte, subendo maltrattamenti e torture. L’accusa era quella di avere nella sua libreria copie dei testi del Mullah Omar. «Un giorno, questi testi ci serviranno per capire cosa è stato il jihad afghano», rispondeva sempre Rais ai suoi accusatori.

La fama di Rais, come detto, viene dal libro scritto dalla giornalista Åsne Seierstad nel 2002. Nonostante il successo del libro – che raccontava la vita in Afghanistan dopo l’11 settembre 2001 attraverso la storia di Rais e della sua famiglia – dopo l’uscita Rais fece causa all’autrice, accusandola di aver realizzato un ritratto «impreciso e invadente». Un tribunale norvegese, alla fine di una lunga disputa legale, decise che Seierstad aveva raccontato la verità e che, nei cinque mesi in cui aveva vissuto con Rais e la sua famiglia, non aveva affatto violato la loro privacy.

Ora Rais dice di voler diventare il libraio di Londra. «Se mi sarà dato il permesso di lavorare in UK, vorrei aprire una sala lettura afghana alla British Library. Sto scrivendo un libro sulla terra, la cultura e la storia del mio Paese e vorrei aprire una libreria multiculturale e multilinguistica per tutti coloro che vengono dalla parte del mondo dalla quale vengo io. Pakistan, Bangladesh, Iran. Questo è il mio sogno».

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