Hype ↓
13:06 martedì 30 dicembre 2026
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.
È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.
C’è un’associazione simile agli Alcolisti Anonimi che aiuta le persone dipendenti dall’AI Si chiama Spiral Support Group, è formato da ex "tossicodipendenti" dall'AI e aiuta chi cerca di interrompere il rapporto morboso con i chatbot.
I massoni hanno fatto causa alla polizia inglese per una regola che impone ai poliziotti di rivelare se sono massoni Il nuovo regolamento impone agli agenti di rivelare legami con organizzazioni gerarchiche, in nome della trasparenza e dell’imparzialità.
Il primo grande tour annunciato per il 2026 è quello di Peppa Pig, al quale parteciperà pure Baby Shark La maialina animata sarà in tour in Nord America con uno show musicale che celebra anche i dieci anni di Baby Shark.
Bolsonaro è stato ricoverato d’urgenza per un singhiozzo che andava avanti ininterrottamente da 9 mesi Il singhiozzo cronico dell'ex Presidente si è aggravato durante la detenzione in carcere, rendendo necessario il ricovero e anche la chirurgia.
Il thread Reddit in memoria di Brigitte Bardot è stato chiuso subito perché quasi tutti i commenti erano pesanti insulti all’attrice Accusata di essere una lepenista, islamofoba, razzista, omofoba e classista, tanto che i moderatori hanno deciso di bloccare i commenti.
Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn 1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.

Apple vuole salvarci dai nostri iPhone?

Un mese di Tempo di Utilizzo, la nuova funzione contro l’abuso tecnologico, e perché è importante.

17 Ottobre 2018

Ogni 12 minuti prendiamo in mano il cellulare. Così almeno sostiene l’autorità per le telecomunicazioni britannica. Si tratta, ovviamente, di una media, riferita solo alle ore in cui siamo svegli: la statistica è stata diffusa dall’Ofcom quest’estate in un dossier intitolato, senza mezzi termini, “A decade of digital dependency”. Erano i primi giorni di agosto e ricordo di avere pensato, nell’ordine, che una volta ogni 12 minuti mi sembrava un po’ troppo e che “dipendenza digitale” era un termine un tantino eccessivo. Oggi, a tre mesi di distanza, so per certo che attivo il mio smartphone tra le 15 e le quattro volte all’ora, dipende dai giorni e dipende dalle ore.

Circa un mese fa Apple ha introdotto la funzione Tempo di Utilizzo: viene scaricata in automatico con l’aggiornamento a iOS 12 ed è probabile che, se avete un iPhone e se non avete esplicitamente scelto di disattivarla, ormai faccia parte anche della vostra quotidianità. In pratica, vi consente di visualizzare un report, su base giornaliera e settimanale, del tempo che passate utilizzando il vostro iPhone e di come, esattamente, lo passate. Nel mio primo mese in compagnia di Tempo di Utilizzo (Screen Time, in inglese) ho scoperto che passavo davvero un sacco di tempo davanti allo schermo (bella scoperta, direte voi) ma anche che mi è bastato soltanto quantificare questo tempo per ridurlo (non drasticamente, ma sensibilmente) quasi senza sforzo: sono passata da una media di quasi quattro ore al giorno a una media di due ore e mezza, dalla prima alla seconda settimana. Mi è bastato disinstallare l’app di Facebook – cosa che in America sta già facendo un Millennial su quattro – silenziare alcune chat di WhatsApp, et voilà, mi sono riappropriata di un’ora e mezza del mio tempo. Facebook continuo a utilizzarla su desktop: mi serve per lavoro, per tenermi in contatto con gli amici del college ma soprattutto per monitorare i dibattiti politici in cui s’invischia il mio fidanzato. Con WhatsApp faccio batching, lo controllo una o due volte all’ora.

Quando si parla di tempo e di tecnologia, il rischio di cadere nella fiera della banalità è sempre in agguato e confesso che, ancora oggi, l’idea di “dipendenza tecnologica” mi mette un po’ a disagio: chi stabilisce cos’è un’abitudine e cos’è una dipendenza? Poi, il fatto che io passi troppo tempo davanti allo smartphone, non significa che lo facciano anche gli altri, o che il problema sia l’iPhone: magari il problema è proprio mio. Però il solo fatto che questa nuova funzione esista, e che se ne stia parlando, è un dato interessante. Primo perché vedere il nostro screen time quantificato fa un certo effetto. È come se qualcosa che abbiamo sempre intuito, ma che non abbiamo mai realmente avuto l’occasione di affrontare, ci sia stato improvvisamente sbattuto davanti al grugno, e questa cosa finisce per generare un misto tra sbigottimento e senso si colpa, come se qualcuno avesse messo su un tavolo tutti gli alcolici che abbiamo consumato in un mese:  c’è gente che posta sui social gli screenshot del proprio report settimanale, qualcuno su Twitter ha coniato l’espressione “Screen Time shaming”, che rende l’idea. Però è anche un’esperienza empowering: superato lo choc iniziale, abbiamo l’impressione di avere la situazione finalmente sotto controllo, perché il minutaggio sarà anche alto, però sappiamo qual è, e se vogliamo ridurlo da lì possiamo partire. Un po’ come si fa quando si decide di tenere il conto delle calorie.

Supercandy! è un museo pop-up creato appositamente per i selfie: comprende 20 stanze tematiche dove i visitatori sono invitati a fotografarsi con i loro cellulari (fotografia di Michael Gottschalk/Getty Images)

Un’altra ragione che rende Tempo di Utilizzo rilevante riguarda l’industria della tecnologia. Cosa spinge una società che fa i soldi sul nostro attaccamento all’iPhone a introdurre una funzione disegnata, più o meno esplicitamente, per farci passare un po’ meno di tempo attaccati all’iPhone? Negli ultimi mesi alcuni colossi della Silicon Valley – Apple, certo, ma anche Google e in misura Facebook – sembrano impegnati a contenere un utilizzo eccessivo dei loro prodotti, o se non altro a darci l’impressione di farlo. È una tendenza notata, tra gli altri, da Allen Kim sulla Cnn: oltre a Screen Time sugli iPhone, scrive, Google «ha incluso degli strumenti simili nella prossima versione di Android Pie, attualmente in fase beta» e che include uno scatto automatico dello smartphone in modalità “non disturbare” dopo una certa ora. Facebook e la sua controllata Instagram, prosegue, presto permetteranno agli utenti «di avere accesso a una tabella delle attività, a un reminder dei limiti giornalieri e a un maggiore controllo sulle notifiche».

Il paradosso, riassume Kim, è questo: «Per anni le società, dai giganti come Google agli sviluppatori delle app, hanno studiato come rendere la tecnologia assuefacente. Tuttavia, le cose stanno cambiando e forse stiamo assistendo all’inizio di un grande cambiamento nel modo in cui viene pensato il software. Infatti Apple e Google stanno creando nuovi strumenti per ridurre l’utilizzo dello smartphone mentre app come Instagram stanno testando strumenti pensate per gestire meglio il tempo. Perché lo fanno?». Probabilmente è una reazione a una serie di campagne contro un uso eccessivo della tecnologia, che non arrivano più soltanto dai soliti tecno-scettici e dalle associazioni dei genitori: per la prima volta, la preoccupazione per la “technology addiction”, chiamatela come volete, tocca anche soggetti che hanno lo status per influenzare la Silicon Valley. C’è il movimento che ruota attorno a Time Well Spent, la società senza fini di lucro fondata da un ex dipendente di Google, Tristan Harris, e che a partire dal 2018 ha cominciato, come è stato fatto notare, a influenzare il dibattito interno al mondo tech. Nel caso specifico di Apple, ha pesato una lettera aperta da parte di alcuni investitori, che lo scorso gennaio hanno chiesto alla società di fare qualcosa contro l’abuso di smartphone tra bambini e adolescenti.

Più in generale, negli ultimi due anni le posizioni tecno-pessimiste hanno contagiato ambienti dove prima il tecno-ottimismo andava per la maggiore, e in questo cambiamento stanno giocando un ruolo anche le considerazioni sul tempo. È naturale che questo nuovo clima preoccupi Google, Apple e Facebook, così com’è naturale che corrano ai ripari. Resta da chiedersi se i nuovi strumenti siano soltanto una misura cosmetica, un modo per dare l’impressione di volere rimediare agli errori quando in realtà si sta proseguendo sulla stessa strada, o se il cambio di rotta sia reale. A pensar male, è vero, spesso ci si azzecca. Però in fondo un utilizzo più consapevole della tecnologia aiuta a farti passare la voglia di liberartene una volta per tutte. Forse Screen Time è solo questo, uno strumento per aiutarci a goderci meglio il nostro iPhone.

Articoli Suggeriti
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra

Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.

La tragicomica storia dei travel influencer che scoprono che l’Italia non è il Paese che hanno visto sui social

Dopo anni di contenuti patinati e racconti sognanti, sui social sta emergendo una nuova specie di travel influencer: quello che racconta il viaggio in Italia per ciò che in realtà è, in egual parti esperienza, esasperazione e, purtroppo, delusione.

Leggi anche ↓
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra

Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.

La tragicomica storia dei travel influencer che scoprono che l’Italia non è il Paese che hanno visto sui social

Dopo anni di contenuti patinati e racconti sognanti, sui social sta emergendo una nuova specie di travel influencer: quello che racconta il viaggio in Italia per ciò che in realtà è, in egual parti esperienza, esasperazione e, purtroppo, delusione.

C’è un’associazione simile agli Alcolisti Anonimi che aiuta le persone dipendenti dall’AI

Si chiama Spiral Support Group, è formato da ex "tossicodipendenti" dall'AI e aiuta chi cerca di interrompere il rapporto morboso con i chatbot.

Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn

1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.

C’è un’estensione per browser che fa tornare internet com’era nel 2022 per evitare di dover avere a che fare con le AI

Si chiama Slop Evader e una volta installata "scarta" dai risultati mostrati dal browser tutti i contenuti generati con l'intelligenza artificiale.

LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti

«Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.