Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Come Storytime è diventato il nuovo format di successo su YouTube
Una ragazza, di solito molto giovane, guarda fissa in camera e racconta un aneddoto per, in media, 15 minuti: si passa da storie molto quotidiane e quasi banali, come “I Smoked Salvia & Hallucinated Terribly”, a eventi terribili quali “My Roommate Committed Suicide“. Un nuovo riconoscibile format di YouTube sta avendo parecchio successo, tanto che il magazine The Outline ha dedicato un pezzo alla descrizione del fenomeno: i video “storytime”, com’è noto il genere, di solito hanno un thumbnail dove la narratrice di turno ha un’espressione sbalordita, e accanto si trova una scritta colorata a caratteri cubitali che riassume o commenta il contenuto dell’aneddoto.
L’autrice del pezzo, Emily Brown, scrive: «L’appeal dello storytime è tutto nella loro intimità. Fanno sentire ai tavoli delle mensa delle scuole medie, quando ascoltavi le succulente storie della tua amica che era andato in campeggio. Guardare questi video riempie un piccolo vuoto nella mia vita, un vuoto che non sapevo esistesse e che di norma era riempito dalle mie amiche più intime». La parlata delle ragazze dei video è effettivamente tranquilla, disinibita e modellata su toni amichevoli, da confidenze fra ragazze. I titoli più di successo spesso non hanno un contenuto particolarmente rilevante: “The Pudding Bitch Mystery”, ad esempio, funziona perché è raccontato con un entusiasmo contagioso dalla sua autrice, la diciannovenne Sarah Baska. Per il resto, è solo il resoconto di come, anni fa, un gruppo di ragazzini ha rovesciato un po’ di budino in un’auto.
I detrattori dello storytime hanno obiettato che i suoi video sono spesso soltanto esche attira-click con titoli inutilmente melodrammatici: “I Was Almost Kidnapped” può essere soltanto un aneddoto in cui un autista di Uber ha scelto un itinerario più lungo del normale. Eppure il genere, come accennato, sta conoscendo un grande successo di pubblico. Forse perché, nota Emily Brown, significa un ritorno alle origini di YouTube, a una semplicità perduta tra grandi budget e post-produzioni importanti. Una volta era solo una persona davanti a una webcam, e i nostalgici di quei tempi hanno trovato nello storytime un piacevole riparo.
Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.